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domenica 14 gennaio 2024

Il ricordo del cardinal Pell: un martire vivente della fede

"A un anno dalla scomparsa del porporato australiano, vicino nella vita e persino nella morte a Benedetto XVI, il suo segretario offre a La Bussola la sua testimonianza su colui che definisce «un confessore della Chiesa".
Un grande difensore della Fede, della Dottrina e della Messa Tradizionale.
Luigi C.

Nico Spuntoni. La Nuova Bussola Quotidiana, 10-1-24

La sera del 10 gennaio 2023, nemmeno una settimana dopo il funerale di Benedetto XVI, suscitò un grande choc la notizia dell'improvvisa e inaspettata morte del cardinale George Pell. All'incredulità iniziale subentrò il dolore tra chi lo aveva conosciuto ed ammirato, di persona o nei suoi scritti. Tempo prima il cardinale aveva scritto che «la bilancia della giustizia si riequilibra nella vita eterna, così come sicuramente ciò non accade sempre nella vita terrena». Parole di grande consolazione, a cui aggrapparsi di fronte alla morte di un punto di riferimento spirituale per tanti, di un sacerdote che portava sulla pelle il fresco marchio della persecuzione contemporanea ai danni del cattolicesimo nell'Occidente che ne fu culla. Un anno dopo il ritorno alla Casa del Padre del cardinale che, più di tutti, ha dimostrato quanto non sia anacronistico il giuramento usque ad sanguinis effusionem oggigiorno, La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato il suo fedelissimo segretario, don Joseph Hamilton che gli è stato vicino fino all'ultimo e che in una splendida omelia a Sydney lo ha ricordato per ciò che era stato inconfutabilmente: «un altro Clemens August Graf Von Galen, un leone della Chiesa, una calamita per le vocazioni, un vescovo confessore, un vero cardinale sacerdote».

Don Hamilton, può raccontarci gli ultimi giorni di Sua Eminenza? La sua ultima immagine pubblica lo ritrae nella Basilica di San Pietro, in assorta preghiera davanti alla salma di Benedetto XVI.
Ricordo di aver detto al cardinale, la mattina in cui Benedetto morì, che ero piuttosto turbato, perché era stato lui a ispirarmi a entrare in seminario. A sua volta, Sua Eminenza mi disse che anche lui sentiva la perdita, il che mi sorprese, perché raramente parlava dei suoi sentimenti. Il cardinale Pell mi disse solo: «Beh, lui [Benedetto] è con Gesù ora».

Sa se Papa Benedetto e il cardinal Pell hanno avuto modo di incontrarsi dopo il ritorno del cardinale in Vaticano?
Si sono incontrati in due occasioni e una volta per caso nei Giardini Vaticani. Come molti vecchi amici, hanno ricordato le esperienze comuni. La Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney 2008 ha lasciato un'impressione duratura sul Papa emerito e il cardinale la considerava uno dei grandi eventi della sua vita di sacerdote e vescovo.

È vero che molti vescovi e sacerdoti mostravano una grande riverenza nei confronti del cardinale dopo il suo ritorno in Vaticano? Uno di loro mi ha detto: «Lo consideravo un martire vivente della fede»...
Sua Eminenza, secondo la misura patristica, era un confessore della Chiesa. Ogni volta che camminavamo dal Vaticano alla nostra Ora Santa a San Celso, numerose persone lo fermavano spesso per chiedere la sua benedizione. Mi ha ricordato gli scritti di San Cipriano e la devozione che la Chiesa primitiva del Nord Africa dimostrava in presenza dei confessori. I nostri primi antenati nella Chiesa credevano che i confessori avessero ricevuto un'effusione dello Spirito Santo in modo particolare. Era come se i fedeli percepissero i carismi dei confessori. C'era una casa tormentata da spiriti maligni che avevo benedetto diverse volte. Dopo ogni benedizione, la casa si calmava per un po', ma poi i disturbi tornavano. Ho chiesto al cardinale di benedire la casa, lui l'ha fatto e da allora non ci sono più stati problemi! Il cardinale Pell ha manifestato il duplice carisma della "confessione" e dell'unzione apostolica. Dobbiamo pregare affinché altri sacerdoti e vescovi si ispirino al suo esempio.

Dopo la sua morte, le reazioni sono state diverse: una parte dell'opinione pubblica australiana gli ha addirittura augurato di andare all'inferno, mentre non si ricorda una simile manifestazione di amore in memoria di un cardinale contemporaneo da parte dei cattolici di tutto il mondo. Quale di queste due reazioni l'ha sorpresa di più?
Nella maggior parte dei Paesi ci si aspetta un certo livello di decenza nei riti funebri di persone anche controverse. È deplorevole che questo sia stato palesemente assente in alcuni settori della società di Sydney, ma, come ho detto lo scorso febbraio, il comportamento sgradevole di pochi è stato massicciamente e definitivamente annullato dall'effusione di preghiere e amore di molti.

Ricordo tante famiglie in lacrime al suo funerale. Qual era il segreto dell'apostolato del cardinale tra i laici?
Anche in questo caso, il popolo ha percepito nel cardinale George Pell i carismi riversati su ogni fedele sacerdote di Gesù Cristo. Era un padre spirituale e si preoccupava molto del benessere, materiale e spirituale, di coloro che erano affidati alla sua vocazione. 

Come è cambiata la consapevolezza di sé dopo le ingiustizie subite in Australia?
Era diventato più riflessivo, aveva più tempo per pregare. La mattina passava un'ora in cappella, la sera andavamo all'Ora Santa o a San Celso o a Santo Spirito in Sassia. E poi la sera, quando andavo a letto, sentivo spesso i suoi passi diretti in cappella. Il cardinale amava Gesù. Lo testimoniava e soffriva per Lui.

Si è mai sentito "il pioniere" della famosa profezia del cardinale Francis George sulla persecuzione della Chiesa? («Mi aspetto di morire a letto, il mio successore morirà in prigione e il suo successore morirà come martire sulla pubblica piazza. Il suo successore raccoglierà i cocci di una società in rovina e lentamente aiuterà a ricostruire la civiltà, come la Chiesa ha fatto così spesso nella storia umana»).
In realtà, disse al cardinale George che era troppo pessimista!

Quando il cardinale è stato condannato nel 2019, alcuni giornalisti lo hanno descritto come un uomo che amava il lusso. In realtà, Pell è stato il promotore della più importante riforma economica in Vaticano e Papa Francesco ha detto che «gli dobbiamo molto». Secondo lei, perché il suo lavoro sulle finanze vaticane merita di essere ricordato? Lei è anche un ex banchiere...
Affinché i mercati finanziari operino in modo efficiente, è necessario che vi sia un livello presunto di conformità agli standard internazionali in materia di correttezza, riciclaggio di denaro e conformità generale, per non parlare dello sforzo generale di raggiungere l'eccellenza e l'efficienza nelle aree dell'asset allocation, della gestione del rischio e dell'ottimizzazione delle strutture delle commissioni. Ma tutto questo scaturisce dal principio tomistico della giustizia, e quindi in questo senso la Santa Sede dovrebbe essere un precursore e non un leader in perdita. Il cardinale Pell ha cercato di far rivivere questi principi a Roma per il bene della Chiesa universale e per coloro nei confronti dei quali dovremmo avere un'attenzione particolare: i poveri, i malati, gli anziani e gli indifesi.

Come crede che vorrebbe essere commemorato?
Credo che la migliore commemorazione per lui sia quella richiesta per l'iscrizione sulla sua tomba: Ecclesiam vehementer amavit.