Post in evidenza

L’ex governatore di Ninive smentisce l’attentato raccontato da papa Francesco

Vi proponiamo – in nostro traduzione – l’articolo di Essam al-Obeidi pubblicato il 18 dicembre sul sito Erem News , in cui si riportano le d...

venerdì 12 gennaio 2024

Benedetto IX, l’emblema della mondanizzazione del Papato #francesco

A proposito di Papi infedeli...
"Emblematico del secolo buio del Papato fu il caso di Teofilatto dei Conti di Tuscolo: papa… per tre volte. In quel periodo simonia, concubinaggio e sodomia erano la norma. Sembrava che gli inferi dovessero prevalere sulla Chiesa. Ma Dio stava già preparando la rinascita".
Matzuzzi QUI su X: "La crisi al vertice della Chiesa è talmente grave che il più autorevole biografo del Papa regnante (cui Francesco aveva già spiegato quali fossero i provvedimenti presi vs  Burke), ora scrive che Sarah "deve restituire il cappello rosso" cardinalizio. E' un qualcosa di mai visto"
Luigi C.

Luisella Scrosati, La Nuova Bussola Quotidiana, 7-1-24

Nell’ultimo articolo dedicato alle crisi nella storia della Chiesa, dicevamo che l’incredibile “Sinodo del cadavere” (897) era stato solo l’inizio dell’umiliazione della Chiesa e della Sede di Pietro. La famiglia dei Teofilatto riuscì a controllare il papato per oltre mezzo secolo, promuovendo pontefici palesemente incapaci e indegni. La simonia, il concubinaggio, la sodomia erano divenuti ormai la norma e i pontefici non avevano in alcuna stima il ministero loro affidato, né la cura per il gregge di Cristo.
Emblematico della completa mondanizzazione del papato di questo periodo fu Teofilatto dei Conti di Tuscolo (†1055 ca), che fu papa… per tre volte! Divenne papa, con il nome di Benedetto IX, nel 1032, in età giovanissima (secondo alcuni a dodici anni, secondo altri, invece, intorno ai venti), comprando la carica grazie ad un’ingente somma ricevuta dal padre Alberico III. Un pontificato che iniziò dunque con il grave peccato di simonia e che proseguì con una vita dissoluta e con una banalizzazione del papato mai vista prima. Per questo venne cacciato da Roma prima nel 1036 e poi nel 1044, quando al suo posto venne eletto Silvestro III (†1062 ca). Un pontificato quest’ultimo, secondo alcuni nemmeno legittimo, che non durò nemmeno due mesi, interrotto dalla dichiarazione della sua deposizione da parte di Benedetto IX. Il quale però, stufo del ministero e, pare, desideroso di sposarsi con una cugina, all’inizio del 1045 si dimise e chiese perfino che gli venissero restituiti i soldi che aveva “investito” per assicurarsi il papato.

Il miglior offerente fu Giovanni dei Graziani (†1047), che acquistò così il papato con il nome di Gregorio VI; il quale, a dire il vero, appariva desideroso di riformare la Chiesa, ma cadde nella trappola ‒ che ammalia molti ‒ di avvalersi delle armi del nemico per combattere il nemico. Suo cappellano fu il giovane Ildebrando di Soana, futuro Gregorio VII, protagonista indiscusso della grande lotta della Chiesa per liberarsi dalle nefaste influenze del potere secolare.

Poco dopo, però, Benedetto IX si “pentì” e si rifece vivo per avere indietro la carica. La Provvidenza volle che l’imperatore, Enrico III di Sassonia (1016-1056), decidesse di scendere in Italia per porre fine alla compravendita del papato; indisse un Concilio a Sutri (1046), dove convocò i tre papi, ma solo Gregorio VI si presentò, confessando pubblicamente di aver comprato il papato da Benedetto IX e rinunciando pubblicamente al ministero. Quest’ultimo, assente, venne dichiarato scomunicato, e furono respinte le sue pretese di riavere il papato cui aveva rinunciato. Silvestro III venne dimesso dallo stato clericale e rinchiuso in penitenza in un monastero. Venne quindi eletto nuovo pontefice il vescovo di Bamberga, Suidgero, con il nome di Clemente II (1005-1047). Il quale però non riuscì nemmeno a mettere piede a Roma, perché fu avvelenato dai sostenitori di Benedetto IX (alcuni sostengono direttamente da lui). Fatto sta che il Teofilatto tornò a Roma per riprendere la carica pontificia, finché venne definitivamente cacciato a forza, per lasciare il posto a papa Damaso II (†1048). San Pier Damiani (1007-1072) riteneva che fosse morto impenitente, fautore di continui tentativi di scismi durante il pontificato restauratore di Leone IX (1002-1054).

Dunque Benedetto IX fu papa dal 1032 al 1044-1045, rioccupò (usurpò?) la sede petrina dal 10 aprile al 1° maggio 1045 e poi ancora dall’8 novembre 1047 al 17 luglio 1048, disonorando con la sua condotta il soglio petrino. Di solito, di fronte a queste situazioni, si è soliti difendere la Sede di Pietro affermando che questi papi indegni non disorientarono però i fedeli con insegnamenti eterodossi. Può darsi; di certo non si distinsero per la conferma della fede. Basti pensare che l’Enchiridion Symbolorum, che raccoglie le dichiarazioni dottrinali e morali nella storia della Chiesa, non fa altro che riportare laconicamente i semplici nominativi, con le sole coordinate temporali del pontificato, di ben dodici papi, dal 996 (Gregorio V) al 1048 (Damaso II). Lunga laconica lista anche dall’896 (Formoso) al 984 (Giovanni XIV). Un secolo e mezzo di sostanziale mancanza di insegnamenti dottrinali; 150 anni nei quali i successori di Pietro si sono scordati del fondamentale dovere di confermare i loro fratelli nella fede.

Il fenomeno si può spiegare in buona parte per la brevissima durata di alcuni pontificati; ma il pontificato di Benedetto IX durò ben dodici anni consecutivi. Forse la storia è stata madre pietosa e ha lasciato che andassero perdute molte cose, inclusi miserevoli dettagli di cronaca e forse insegnamenti inaccettabili. Ma rimane vero che questo lungo periodo di papi indegni e incapaci ha permesso che nella Chiesa si radicassero comportamenti gravemente immorali, che mettevano interessi, avidità e lussuria al di sopra del bene della Chiesa e delle anime. Questi tentacoli sembravano soffocare tutto e lasciare poche speranze ad una rinascita. La Chiesa di Cristo, su cui le forze degli inferi, secondo la promessa di Cristo, non avrebbero mai dovuto prevalere, appariva invece travolta da esse, colpita al cuore proprio nel suo centro di unità.

Le vie degli uomini, però non sono le vie di Dio (cf. Is 55, 8), né il tempo degli uomini è il tempo di Dio. Mentre tutto sembrava marcire sotto il fetido putridume dei vizi e dei peccati, Dio ascoltava le suppliche del suo popolo che gemeva, e stava già preparando la rinascita. Nessun piano strategico, ma l’azione continua e silenziosa su cuori attenti e docili. Dio, quando permette la tribolazione, ha già pronta la soluzione, ma la tiene nascosta agli occhi di tutti, perché non venga aggredita mentre ancora germoglia. Vedremo come.