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mercoledì 27 dicembre 2023

Le Sante Messe del tempo di Natale in Prosper Guéranger #6 san Giovanni, apostolo ed evangelista

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo di Natale: san Giovanni, apostolo ed evangelista.

L.V.

27 DICEMBRE

SAN GIOVANNI, APOSTOLO ED EVANGELISTA

MESSA¹

La santa Chiesa apre i canti del divino sacrificio con le parole dell’Ecclesiastico² che applica a san Giovanni. Il Signore ha posto il discepolo prediletto sulla cattedra della sua Chiesa, per fargli proclamare i suoi misteri. Nei suoi divini colloqui, lo ha riempito d’una sapienza infinita e lo ha rivestito di una veste risplendente di candore, per onorare la sua verginità.

In medio Ecclesiae aperuit os eius: et implevit eum Dominus spiritu sapientiae et intellectus: stolam gloriae induit eum³.

Nel mezzo della Chiesa, ha aperto la bocca; e il Signore lo ha riempito dello Spirito di sapienza e d’intelletto; lo ha rivestito della veste di gloria.

EPISTOLA (Sir 15, 1-6) – Così agirà chi teme il Signore; chi è fedele alla legge otterrà anche la sapienza. Essa gli andrà incontro come una madre, l’accoglierà come una vergine sposa; lo nutrirà con il pane dell’intelligenza, e l’acqua della sapienza gli darà da bere. Egli si appoggerà su di lei e non vacillerà, si affiderà a lei e non resterà confuso. Essa l’innalzerà sopra i suoi compagni e gli farà aprire bocca in mezzo all’assemblea; egli troverà contentezza e una corona di gioia e otterrà fama perenne.

Questa suprema sapienza è il Verbo divino, che è venuto incontro a san Giovanni, chiamandolo all’apostolato. Il pane di vita di cui essa l’ha nutrito è il pane immortale dell’Ultima cena; l’acqua di una dottrina salutare è quella che il Salvatore prometteva alla Samaritana e di cui è stato concesso a Giovanni di dissetarsi a lungo nella sua stessa sorgente, quando posò il capo sul cuore di Gesù. La forza irremovibile è quella che egli ha fatto risplendere nella custodia vigile e coraggiosa della castità e nella confessione del Figlio di Dio davanti ai ministri di Domiziano. Il tesoro che la divina Sapienza ha accumulato per lui è quell’insieme di gloriose prerogative che abbiamo enumerato. Infine, il nome eterno è quello di Giovanni, il discepolo prediletto.

VANGELO (Gv 21, 19-24) – In quel tempo, Gesù disse a Pietro: «Seguimi». Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.

Il brano del Vangelo di oggi ha impegnato molto i Padri e i commentatori. Si è creduto di vedervi la conferma del sentimento di coloro che hanno preteso che san Giovanni sia stato esentato dalla morte fisica e che aspetti ancora nella carne, la venuta del giudice dei vivi e dei morti. Non bisogna vedervi tuttavia, con la maggior parte dei santi Dottori, se non la differenza delle due vocazioni: quella di san Pietro e quella di san Giovanni. Il primo seguirà il maestro, morendo come lui sulla croce; il secondo sarà preservato, raggiungerà una felice vecchiaia e vedrà venire a sé il maestro che lo toglierà a questo mondo con una morte pacifica.
O diletto discepolo del bambino che ci è nato, come è grande la tua felicità! Quanto è meravigliosa la ricompensa del tuo amore e della tua verginità! In te si compiono le parole del maestro: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. E tu non soltanto l’hai visto, ma sei stato suo amico, hai riposato sul suo cuore. Giovanni Battista ha timore di tendere le mani per immergere nel Giordano il suo capo divino; Maddalena, rassicurata da lui stesso, non osa sollevare il capo e si ferma ai suoi piedi; Tommaso aspetta l’ordine per osare di mettere il dito nelle cicatrici delle sue piaghe: e tu, alla presenza di tutto il Collegio apostolico, prendi accanto a lui il posto d’onore, appoggi il tuo capo mortale sul suo seno. E non soltanto godi della visione e del possesso del figlio di Dio incarnato; ma, poiché il tuo cuore è puro, voli con la rapidità dell’aquila e fissi con lo sguardo tranquillo il sole di giustizia, nel seno stesso della luce inaccessibile in cui egli abita eternamente con il Padre e lo Spirito Santo. Questo è dunque il prezzo della fedeltà che tu gli hai mostrato conservando per lui, puro da ogni macchia, il prezioso tesoro della castità. Ricordati di noi, tu che sei il favorito del grande Re! Oggi, noi confessiamo la divinità del Verbo immortale che tu ci hai fatto conoscere; ma vorremmo anche avvicinarci a lui, in questi giorni in cui si mostra così accessibile, così umile, così pieno d’amore, sotto le vesti dell’infanzia e della povertà. Ma purtroppo i nostri peccati ci trattengono; il nostro cuore non è puro come il tuo; abbiamo bisogno d’un protettore che ci introduca alla mangiatoia del nostro Signore⁴. Per godere di questa felicità, o prediletto dell’Emmanuele, noi speriamo in te. Tu ci hai svelato la divinità del Verbo nel seno del Padre; portaci alla presenza del Verbo incarnato. Che per mezzo tuo possiamo entrare nella stalla, fermarci accanto alla mangiatoia, vedere con i nostri occhi e toccare con le nostre mani il dolce frutto della vita eterna. Ci sia concesso di contemplare i dolci lineamenti di colui che è nostro Salvatore e nostro amico, di sentire i battiti di quel cuore che ti ha amato e che ci ama; di quel cuore che, sotto i tuoi occhi, fu squarciato dal ferro della lancia, sulla croce. Ottienici di restare accanto alla culla, di essere partecipi dei favori del celeste bambino, di imitare come te la sua semplicità.
E infine, tu che sei il figlio e il custode di Maria, presentaci alla madre tua che è anche la nostra. Ch’ella si degni, per la tua preghiera, di comunicarci qualcosa di quella tenerezza con la quale veglia accanto alla culla del suo figlio divino; ch’ella veda in noi i fratelli di Gesù che ha portato nel seno, che ci associ all’affetto materno nutrito per te, fortunato depositario dei segreti e degli affetti dell’Uomo-Dio.
Ti raccomandiamo anche la Chiesa di Dio, o santo apostolo! Tu l’hai piantata, l’hai irrorata, l’hai adornata del celeste profumo delle tue virtù, l’hai illuminata con i divini insegnamenti; prega ora affinché tutte le grazie che tu hai arrecato fruttifichino fino all’ultimo giorno; affinché la fede brilli di un nuovo splendore, l’amore di Cristo si riaccenda nei cuori, i costumi cristiani si purifichino e rifioriscano e il Salvatore degli uomini, quando ci dice, con le parole del tuo Vangelo: Non siete più miei servi, ma miei amici, senta uscire dalle nostre bocche e dai nostri cuori una risposta d’amore e di coraggio, che lo assicuri che lo seguiremo dovunque, come tu stesso l’hai seguito.

¹ Il Sacramentario leoniano porta due Messe nella festa di san Giovanni. Una veniva celebrata senza dubbio in Laterano, dove esisteva un oratorio dedicato all’apostolo; l’altra a Santa Maria Maggiore, forse a motivo dei mosaici di Sisto III che commemoravano il Concilio di Efeso, tenuto vicino al sepolcro di san Giovanni. Oggi, la Stazione ha luogo in quest’ultima basilica, che è il più insigne santuario eretto alla gloria della Madre di Dio (nota alla precedente edizione italiana).
² Siracide (N.d.R.).
³ Antiphona ad Introitum nella festa di san Giovanni apostolo ed evangelista (N.d.R.).
⁴ Is 1, 3.

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