Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo di Natale: la Messa del giorno.
L.V.
IL SANTO GIORNO DI NATALE
MESSA DEL GIORNO¹
Il mistero che la Chiesa onora in questa terza Messa è la nascita eterna del figlio di Dio nel seno del Padre suo. Essa ha celebrato, a mezzanotte, il Dio-Uomo che nasceva dal seno della Vergine in una stalla; all’aurora, il divino bambino che nasceva nel cuore dei pastori; le rimane da contemplare ora una nascita molto più meravigliosa delle altre due, una nascita la cui luce abbaglia gli sguardi degli angeli e che è essa stessa la testimonianza eterna della sublime fecondità del nostro Dio. Il figlio di Maria è anche il figlio di Dio; il nostro dovere è proclamare oggi la gloria di questa ineffabile generazione che lo produce consustanziale al Padre, Dio da Dio, Luce da Luce.
Eleviamo dunque i nostri sguardi fino al Verbo eterno che era al principio con Dio e senza il quale Dio non è mai stato; perché egli è la forma della sua sostanza e lo splendore della sua eterna verità.
La santa Chiesa apre i canti del terzo sacrificio con l’acclamazione al neonato Re, ne celebra il potente principato che egli detiene, in quanto Dio, prima di ogni tempo, e che riceverà, come uomo, per mezzo della Croce che un giorno deve gravare sulle sue spalle. Egli è l’Angelo del gran Consiglio, cioè l’inviato dal cielo, per compiere il sublime disegno concepito dalla gloriosa Trinità, di salvare l’uomo mediante l’Incarnazione e la Redenzione. In questo augusto consiglio il Verbo ha avuto la sua divina parte; e la sua dedizione alla gloria del Padre, unita all’amore per gli uomini, gliene ha fatto assumere l’incarico.
Puer natus est nobis, et fílius: cuius impérium super húmerum eius: et vocábitur nomen eius, magni consílii Ángelus².
Ci è nato un Bambino e ci è stato dato un Figlio, il cui impero poggia sugli òmeri suoi: il suo nome sarà Angelo del buon consiglio.
EPISTOLA (Ebr 1, 1-12). – Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la potenza della sua parola. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli pari al vento e i suoi ministri come fiamma di fuoco», del Figlio invece dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli»; e «lo scettro del tuo regno è lo scettro di equità; hai amato la giustizia e odiato l’iniquità, perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di esultanza, a preferenza dei tuoi compagni». E ancora: «In principio Tu, Signore, hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma Tu rimani; tutti si logoreranno come un vestito. Come un mantello li avvolgerai, così anch’essi saranno cambiati; ma Tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno fine».
Il grande apostolo, in questo magnifico inizio della sua Epistola agli antichi fratelli della sinagoga, mette in risalto la nascita eterna dell’Emmanuele. Mentre i nostri occhi sono teneramente fissi sul dolce bambino del Presepio, egli ci invita ad alzarli fino alla luce suprema, nel cui seno lo stesso Verbo che si degna di abitare la stalla di Betlemme sente l’eterno Padre che gli dice: Tu sei il mio Figlio, oggi ti ho generato; e questo oggi è il giorno della eternità, giorno senza sera né mattino, senza alba e senza tramonto. Se la natura umana, che egli si degna di assumere nel tempo, lo pone al di sotto degli angeli, la sua elevazione al di sopra di essi è infinita per il titolo e la qualità di figlio di Dio che gli appartengono per essenza. Egli è Dio, è il Signore, e nessun mutamento lo può toccare. Avvolto in fasce, appeso alla croce, morente nelle ambasce, secondo l’umanità, rimane impassibile e immortale nella sua divinità; perché ha una nascita eterna.
VANGELO (Gv 1, 1-14) – In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI; e noi abbiamo visto la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Figlio eterno di Dio, davanti alla mangiatoia in cui ti degni di manifestarti oggi per amore nostro, noi confessiamo, nella più umile adorazione, la tua eternità, la tua onnipotenza, la tua divinità. Tu eri al principio, eri in Dio, ed eri tu stesso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo tuo e noi siamo l’opera delle tue mani. O Luce infinita, o Sole di giustizia, noi non siamo che tenebre: illuminaci! Troppo a lungo abbiamo amato le tenebre e non ti abbiamo compreso; perdonaci il nostro errore. Troppo a lungo hai bussato alla porta del nostro cuore e non ti abbiamo aperto. Oggi almeno, grazie ai meravigliosi accorgimenti del tuo amore, ti abbiamo ricevuto; chi potrebbe infatti non riceverti, o divino bambino, così dolce e così pieno di tenerezza? Ma rimani in noi; porta a compimento quella nuova nascita che hai preso in noi. Non vogliamo più essere né dal sangue, né dalla volontà della carne, né dalla volontà dell’uomo, ma da Dio, con te e in te. Tu ti sei fatto carne, o Verbo eterno, affinché fossimo noi stessi divinizzati. Sostieni la nostra debole natura che si sente venire meno davanti a così alto destino. Tu nasci dal Padre, nasci da Maria e nasci nei nostri cuori; tre volte gloria a te per questa triplice nascita, o Figlio di Dio così misericordioso nella tua divinità, così divino nel tuo abbassamento!
PREGHIAMO
Concedici, Dio onnipotente, che la nuova nascita del tuo Unigenito nel mondo ci liberi dall’antica schiavitù che ci tiene sotto il giogo del peccato.
¹ Gli antichi documenti indicano la basilica di san Pietro come luogo della Stazione ma, a partire dal XII secolo, si scelse Santa Maria Maggiore «a motivo della brevità del giorno e della difficoltà del cammino», dice l’Ordo Romanus.
² Antiphona ad Introitum nella Natività del Signore, Messa terza (del giorno).
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