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lunedì 4 dicembre 2023

Cardinale Sarah: “La Chiesa non è in crisi, ma i suoi pastori lo sono profondamente. Siamo alla crisi del Magistero”

Grazie ad Aldo Maria Valli per la pubblicazione dell'intervento del Card. Sarah al convegno romano in cui MiL era presente (QUI).
Vedere QUI, inter alia, certe ultime affermazioni di Francesco sul celibato, come al solito ambigue e altalenanti.
Luigi C.

22-11-23
Intervento del cardinale Robert Sarah alla presentazione del libro Credo. Compendio della fede cattolica di monsignor Athanasius Schneider.

Cardinale Robert Sarah*

Carissimi fratelli e sorelle, prima di tutto vorrei ringraziare sua eccellenza monsignor Athanasius Schneider per avermi invitato a prendere parte a questa presentazione del suo ultimo libro.
Ma come non ringraziare anche tutti voi qui presenti per l’amicizia, per l’onore della la vostra presenza. Avete accettato di consacrare il vostro tempo prezioso per venire ad ascoltare illustri relatori che ci aiutano ad apprezzare questo Compendio e le ricchezze del mistero della nostra fede cattolica.
In questo tempo di grave crisi della Chiesa, di confusione, e soprattutto nel sentire troppo spesso troppe voci discordanti che escono dalla bocca di tanti prelati di alto livello di responsabilità su questioni dottrinali e morali, e sull’accoglienza di ideologie che negano Dio e i suoi insegnamenti sulla natura e la missione dell’uomo, la pubblicazione del libro Credo. Compendio della fede cattolica è un’iniziativa di grande importanza, ed è arrivata al momento opportuno. Infatti, oggi regna una vera cacofonia negli insegnamenti dei pastori: vescovi e sacerdoti. Essi sembrano contraddirsi. Ciascuno impone la propria personale opinione come se fosse una certezza. Ne risulta una situazione di confusione, di ambiguità e di apostasia. Un grande disorientamento, un profondo smarrimento e devastanti incertezze sono state inoculate nell’animo di molti fedeli cristiani.

Il filosofo tedesco Robert Spaemann descriveva con chiarezza tale smarrimento con una citazione attinta dalla Prima Lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi: “Se la tromba emette un suono confuso, chi si prepara al combattimento?” (1 Cor 14,8). È proprio per questo che scrivevo nel mio endorsement a questo libro: “Molti hanno detto tante cose sulla fede cattolica. Alcune affermazioni sono confuse, altre completamente erronee. Per questa ragione dobbiamo ringraziare sia eccellemza monsignor Schneider per questa esposizione fedele, concisa, profonda e veramente aggiornata dell’insegnamento della Chiesa. Pienamente consapevole dell’incarico ricevuto al momento della sua consacrazione episcopale di trasmettere integralmente e fedelmente ciò che lui stesso ha ricevuto dalla tradizione vivente della Chiesa, in questo Compendio monsignor Schneider invita tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad approfondire e anche, quando necessario, a correggere la loro conoscenza della dottrina cattolica. Le sue domande e risposte chiare e concise facilitano tale approfondimento, e allo stesso momento la sua assidua annotazione delle fonti incoraggia un’esplorazione più profonda delle ricchezze della fede cattolica.

Mentre sono sicuro che questo libro permetterà a monsignor Schneider di raggiungere il suo scopo, quello di venire in aiuto dei che sono affamati del pane della sana dottrina, sono anche convinto che questo documento si rivelerà uno strumento importante nel cuore del lavoro missionario di evangelizzazione e di apologetica nell’annuncio della Verità salvifica di Gesù Cristo nel nostro mondo che ne ha così disperatamente bisogno.

Questo libro ci ricorda la natura e il contenuto ben strutturato delle verità cristiane. Ci aiuta a credere. Ma credere presuppone sapere, e sapere implica un impegno della ragione per meglio conoscere, interiorizzare, insegnare e trasmettere. Con questo libro ognuno di noi potrebbe essere capace di ripercorrere il proprio itinerario di fede, di ritornare ai fondamenti, per riscoprire una fede serena che non si vergogna di sé stessa. Questo libro potrà contribuire a scoprire in modo più profondo Gesù Cristo, ad amarlo, a credere in lui, e a poter dire con san Paolo: «So infatti a chi ho creduto, e sono convinto che egli è capace di conservare il deposito che mi è stato affidato” (2 Tim 1:12).

Noi non crediamo a una dottrina, ma amiamo una Persona, Gesù Cristo, in cui crediamo. Non crediamo ai dogmi, alle ideologie, alla sapienza di questo mondo (1 Cor 2,6), ma con la nostra fede in Gesù Cristo ciascuno di noi può dire: “Io credo in Gesù Cristo. Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Gal 2,19-20). Crediamo a Colui che ha detto: “Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Quando manca la luce tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male. Urge, perciò, recuperare il carattere di luce proprio della fede, per cui se la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore.

La luce della fede possiede infatti un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente non può procedere da noi stessi; deve venire da una fonte più originaria. Deve venire, in definitiva, da Dio. Quando parliamo di crisi della Chiesa, è importante precisare che la Chiesa, in quanto Corpo mistico di Cristo, continua a essere “una, santa, cattolica e apostolica”. La teologia e l’insegnamento dottrinale e morale rimangono invariati, immutabili, indisponibili. La Chiesa, come prolungamento ed estensione di Cristo nel mondo, non è in crisi. Siamo noi, i suoi figli peccatori, a essere in crisi. Essa gode ​​della promessa della vita eterna: le porte degli inferi non prevarranno mai contro di lei. Infatti Gesù dice a Pietro: “Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversum eam” (Mt 16,18). Noi sappiamo, noi crediamo fermamente che in essa ci sarà sempre abbastanza luce per colui che sinceramente vuole andare in ricerca di Dio. La Chiesa non è in crisi, ma i suoi pastori sono profondamente in crisi.

L’appello di san Paolo a Timoteo, suo figlio nella fede, riguarda tutti noi: “Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua vera testimonianza davanti a Ponzio Pilato, custodisci ciò che ti è stato affidato, evita le chiacchiere vuote e perverse e le obiezioni della falsa scienza. Taluni per averla seguita hanno deviato dalla fede” (1 Tm 6,13.20-21). Il deposito della fede continua a essere un dono divino soprannaturale. Ma oggi la crisi della Chiesa è entrata in una nuova fase: la crisi del magistero. Certo, l’autentico magistero, in quanto funzione soprannaturale del Corpo Mistico di Cristo, esercitata e guidata invisibilmente dallo Spirito Santo, non può essere in crisi. La voce e l’azione dello Spirito Santo sono costanti e la verità verso cui ci conduce è salda e immutabile.

L’evangelista Giovanni dice: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parla da sé ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio, per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà” (Gv 16,13-15). Il dogma, la dottrina, la Rivelazione divina non cambiano per niente. La Chiesa sta davanti al Signore per adorarlo, glorificarlo, e il modo di pregare e di credere è immutabile.

Lex credendi e lex orandi hanno camminato fianco a fianco e si sono alimentate a vicenda nel corso della storia della Chiesa. Se crediamo che il nostro dogma sia come un seme che cresce ogni giorno, perché non dovremmo vedere il modo in cui preghiamo ed esprimiamo il nostro dogma in modo simile? I teologi iniziano lo studio della loro materia approfondendo la conoscenza del campo, così come viene loro presentato nell’Antico Testamento, negli scritti del Nuovo Testamento, nei Padri della Chiesa e infine nel magistero della Chiesa. Solo dopo aver percorso un lungo cammino potranno pretendere di conoscere la Tradizione e di elaborare una teoria che da un lato sia in continuità con la teologia precedente e dall’altro offra una prospettiva attuale e, per certi versi, originale sulla questione. Senza però cambiare la dottrina.

Ecco ciò che vuole ricordarci sua eccellenza monsignor Athanasius Schneider nel suo bellissimo libro Credo. Compendio della fede cattolica. Per questo lo ringraziamo immensamente, e vi ringrazio per la vostra pazienza e il vostro ascolto indulgente.

*prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti