Non siamo perciò gli unici che usiamo, ormai, il paragone tra la Corea del Nord e gli usi e costumi degli uomini della Chiesa odierna.
QUI un articolo di Franca Giansoldati su Il Messaggero sulle continue contraddizioni di Francesco.
Luigi
Aldo Maria Valli, 24-11-23
“Questi sono metodi che potremmo aspettarci nella Corea del Nord, non nella Chiesa cattolica”.
Come sempre, , vescovo ausiliare a ‘s-Hertogenbosch in Olanda, parla chiaro. Con la stessa nettezza con cui ha criticato il sinodo sulla sinodalità (al quale ha deciso di non partecipare), interviene in merito alla vicenda di monsignor Joseph Strickland, il vescovo americano allontanato dal papa dalla diocesi di Tyler nel Texas, per sottolineare che troppe cose non tornano.
“Strickland – dice MutStaerts – è conosciuto come un vescovo umile, equilibrato, rispettoso della Chiesa e della legge. Ha accettato la decisione del papa senza ostilità e chiedendo semplicemente preghiere e fedeltà alla Chiesa. Perché colpire un pastore così?”.
“Dopo un’indagine, non sono state avanzate accuse specifiche e a Strickland non è stata nemmeno data la possibilità di essere ascoltato. Papa Francesco fa spesso così: firma lui stesso la decisione, senza spiegazioni. Poiché il papa è la massima autorità, non è possibile ricorrere in appello o difendersi. Sarebbe invece opportuna una procedura canonica. Questi sono metodi che potremmo aspettarci nella Corea del Nord o a Roma ai tempi di Nerone”.
Sostiene ancora il vescovo olandese: “Sembra che non ci siano ragioni valide per la rimozione. Strickland ha opinioni tradizionali e occasionalmente critica il corso degli eventi in Vaticano. A quanto pare, questo è stato sufficiente per rimuoverlo. Ma questa non è la Chiesa sinodale? Non è la Chiesa che ascolta? Non è la Chiesa della misericordia? Il papa non chiede sempre la parresia? Mi sembra che Roma agisca in modo completamente contrario a ciò che essa stessa proclama”.
Il licenziamento di Strickland, dice Mutstaert, appare ancora più strano se si guarda allo stato delle cose nel resto della Chiesa: “Vescovi che hanno coperto abusi sessuali non vengono toccati. Idem in Germania, dove ci sono vescovi che contraddicono apertamente le direttive di Roma, fino a proclamare eresie, ma restano al loro posto. Tutto è tollerato. Solo contro Strickland e quelli che la pensano come lui vengono prese misure drastiche”.
“So che alcune persone della diocesi di Tyler hanno detto di non essere contente del vescovo Strickland. Va bene, non c’è una sola diocesi al mondo in cui tutti sono contenti del proprio vescovo. Ma questo non basta a giustificare una brusca rimozione. Strickland è corretto. Continua a predicare che dobbiamo rimanere fedeli alla fede della Chiesa e considera di grande importanza la Tradizione apostolica. Questa in fin dei conti è sempre stata la posizione della Chiesa. E allora, perché cacciarlo?”.
“C’è qualcosa di molto sbagliato nella Chiesa, oggi. Roma ha fatto del dialogo con il mondo laico una priorità assoluta. D’accordo, è nostro compito svolgere opera missionaria nel mondo secolare. Ma l’ultima cosa che dovremmo fare è abbracciare posizioni secolari contrarie al Vangelo. Roma ha davvero un’ossessione per la modernità. Non sento nessuno parlare del nostro core business: la salvezza delle anime. Se ne è parlato poco o niente nel sinodo sulla sinodalità. Si dice che il sinodo non riguarda la dottrina, ma intanto si sta infilando un cuneo tra la dottrina e la pratica pastorale. Questo è il punto: si vuole consentire nella pratica, per ragioni pastorali, ciò che la dottrina disapprova. Roma così posiziona l’asticella sempre più in basso, mentre dovremmo fare il contrario: alzare l’asticella per avvicinarci a Dio”.
Conclude Mutstaert: “Non c’è motivo d’essere tristi, ma ci sono molti motivi per preoccuparsi. Ci sono precedenti storici di vescovi che hanno pagato con la vita la loro fedeltà alla Chiesa, e la Chiesa è sopravvissuta. Del primissimo collegio apostolico nel vangelo di Marco leggiamo: “Tutti lo abbandonarono e fuggirono” (Mc 14,50). Tranne uno: Giovanni. Quindi non dobbiamo temere. Dio ha l’ultima parola. La Chiesa è sua. La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. E nessun concilio, padre della Chiesa o santo ha mai aggiunto a questi aggettivi la parola sinodale”.
A.M.V.