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sabato 18 novembre 2023

Quella voce sul Papa: "Se vince Milei, non va in Argentina"

Aggiornamento del 20-11-23. Milei ha vinto le elezioni ed è il nuovo Presidente della Repubblica dell'Argentina.
QUI un'analisi di Franca Giansoldati su Il Messaggero.
QUI Huffpost.

Domani ci sarà il secondo turno delle elezioni politiche in Argentina e vedremo chi vincerà se il peronista Sergio Massa e il liberista Javier Milei.
Aumentano le indiscrezioni che vorrebbero papa Bergoglio pronto, forse, a visitare la sua terra d'origine solo in caso di vittoria del candidato peronista
Molti però si chiedono, da anni, come mail il Papa non è mai tornato nella sua patria. Forse perchè sa di non essere il benvenuto?
Luigi

17 Novembre 2023, Nico Spuntoni, Il Giornale

Quello ad Abu Dhabi per la Cop28 sarà il 45esimo viaggio apostolico di Francesco che in quasi undici anni ha messo piede in 60 Paesi diversi. Ma c'è un grande assente: l'Argentina, la sua terra d'origine. Dal 26 febbraio 2013, giorno in cui prese il volo dall'aeroporto di Ezeiza per partecipare al Conclave, Bergoglio non ha più rivista il suolo argentino. Lo scorso marzo, però, in occasione del decennale dalla sua elezione, il Papa ha confidato in un'intervista a Infobae di voler andare in Argentina. La realizzazione di questo proposito, però, potrebbe essere legata al destino elettorale del Paese.

Il peso delle urne

Nell'intervista già citata Francesco aveva raccontato di essere andato vicino a programmare un viaggio in Argentina poco prima del viaggio apostolico in Cile e Perù che ebbe luogo a gennaio 2018. Ma il piano era saltato perchè, aveva spiegato Bergoglio, "c'erano le elezioni proprio in quel momento". Poi preferì non spostarla un mese dopo perché "a gennaio non trovi nemmeno il gatto". In realtà, quelle elezioni parlamentari si conclusero con la vittoria schiacciante dei candidati legati all'allora presidente Mauricio Macri, esponente di centrodestra notoriamente non gradito a Bergoglio, che in quattro anni di mandato lo ha ricevuto in udienza una volta per soli ventidue minuti. Quasi un record in negativo.

Milei come Macri?

Dopodomani gli argentini sono chiamati alle urne per il ballottaggio tra i due candidati più votati al primo turno del 22 ottobre: il peronista Sergio Massa e l'ultra liberale Javier Milei. Quest'ultimo è in vantaggio ma è anche il candidato probabilmente meno gradito a Santa Marta visto che in piena campagna elettorale ha riservato parole di fuoco all'indirizzo del connazionale più illustre, dicendo che ha "grande affinità con dittatori comunisti, assassini” e criticando il suo concetto di giustizia sociale che significherebbe, invece, "rubare a una persona il frutto del suo lavoro e darlo a un’altra. Il che implica una conseguenza: è un furto e il furto è contro i dieci comandamenti”.

Francesco, indirettamente, non è stato da meno in un'intervista ad Agencia Télam di poco successiva alle accuse di Milei. Dopo aver negato di essere comunista, Bergoglio ha detto di avere "molto paura dei flautisti di Hamelin perché sono affascinanti", criticando la "gente che crede che dalla crisi uscirà ballando al suono del flauto". Parole che molti osservatori argentini hanno associato al candidato ultraliberale che ha promesso di portare il Paese fuori dalla crisi economica tagliando drasticamente la spesa pubblica.

Viaggio a rischio

La distanza con Milei potrebbe pesare sull'organizzazione del viaggio papale in Argentina. In caso di vittoria del candidato antiperonista, Bergoglio potrebbe rinunciarci. Questo, almeno, è quanto ha sostenuto padre Pierre de Charentenay, gesuita francese ed autore della Civiltà Cattolica intervenuto ieri in un programma dedicato alle elezioni argentine su RCF Radio. Per il religioso, esperto del Paese sudamericano, "se domenica Sergio Massa verrà eletto, è probabile che farà il viaggio".


Se non dovesse vincere il candidato peronista, fa capire de Charentenay, questo scenario è a rischio perché Milei "ha accusato chiaramente il Papa di promuovere il comunismo e minaccia, una volta eletto, di rompere i rapporti con il Vaticano". De Charentenay ha però ricordato che anche i rapporti tra il Papa e Massa non sono idilliaci, così come era avvenuto coi coniugi peronisti Kirchner. "Quando era capo di gabinetto dell'ex presidente Nestor Kirchner, che all'epoca non andava d'accordo con il cardinale Bergolio, Sergio Massa non favorì i loro rapporti e il Papa non lo ha dimenticato", ha detto il gesuita francese.

In effetti, non è un mistero la simpatia di Bergoglio per il candidato della coalizione peronista più a sinistra di Massa, Juan Grabois. Francesco lo ha nominato consultore del pontificio consiglio della giustizia e della pace nel 2016. Grabois alle primarie ha raccolto solo il 5,9% delle preferenze.

La smentita

In ogni caso, anche il quotidiano francese La Croix ha riportato, citando fonti vaticane, il retroscena di un viaggio in Argentina che si farà solo in caso di vittoria di Massa. Nelle scorse ore, però, visto il peso dell'indiscrezione è cominciata a circolare la notizia di una smentita che il Papa avrebbe affidato ad alcuni amici dicendo che la visita in Argentina "non dipende dalla vittoria di un candidato o dalla sua sconfitta", aggiungendo che “niente mi condiziona a decidere”. Il Papa si sarebbe anche lamentato dei religiosi che parlano ai media in suo nome "mi sento molto a disagio", avrebbe detto Bergoglio.