Post in evidenza

Card. Arizmendi difende gli “adattamenti liturgici” per i Maya, scagliandosi contro i tradizionalisti: “Né Gesù né gli apostoli hanno celebrato con questo Messale tridentino”.

Ancora sul grottesco rito maya. Questa volta, purtroppo, da parte del card.  Arizmendi. " È qui che coglie l'occasione per attaccar...

sabato 4 novembre 2023

Perfino il Fatto Quotidiano si accorge dell'evidenza: questo Papa piace alla gente che piace, non ai fedeli. #Francesco

Sul
Fatto Quotidiano online vi segnalo l'inatteso articolo che segue che, dietro un titolo assai poco accattivante, prende atto di alcune verità ormai così autoevidenti che nemmeno un giornale esasperatamente laicista e progressista ritiene di poterle tacere. Curiosamente, l'articolo poco ci dice delle 'ricette' elucubrate nel convegno diocesano di cui dovrebbe riferire (era aria troppo fritta? forse no, se è vero l'accenno in fine di una presa di coscienza sull'importanza di celebrare rettamente). Ma ci interessa che l'Autore, riportata la premessa della fuga dei fedeli, svolga due osservazioni personali, tanto ovvie quanto indigeste per tutti i fautori del 'nuovo ad ogni costo':

- Papa Francesco gode di buona stampa per le sue posizioni socialmente avanzate e per il capace marketing di se stesso. Eppure, interessato più al 'mondo' che al trascendente, non muove i cattolici e non li riporta in chiesa. Anzi, scappano (e a volte, aggiungiamo noi, sembra che a lui vada bene così).
- Non sarà che la nuova Messa non attira perché ha perso sacralità, mistero e misticismo, riducendosi a un rito "noioso, verboso e stucchevole" (citiamo dall'articolo: e non potremmo trovare aggettivi migliori per descrivere la miscela di sciatteria e istrionismo pretesco che caratterizza lo stile liturgico corrente)?. E che forse la Messa di un tempo...
Enrico

Ritrovare forza dall’Eucaristia: un convegno di diocesi per fermare l’emorragia di fedeli

 di Francesco Carraro

Il 30 settembre scorso, in quel di Verona, si è tenuto un convegno delle quindici diocesi del Nord Est cui hanno preso parte 750 rappresentanti, inviati – come usa dire in questi casi – dal “territorio”, vale a dire dalle parrocchie. Tutti convocati a dibattere un tema di scottante attualità per la Chiesa Cattolica italiana: quello del drastico calo di frequentazioni alle messe domenicali registratosi dall’inizio del nuovo millennio ad oggi e vieppiù accelerato

durante la (o per effetto della) pandemia.

Il titolo del raduno non va sottovalutato, perché rappresenta, probabilmente, una delle chiavi per comprendere, se non proprio per risolvere, la questione: “Ritrovare forza dall’Eucaristia”. Dal 2011 al 2023, i praticanti assidui fra i teenager sono passati dal 37 al 12 per cento nella fascia ricompresa tra i 14 e i 17 anni e dal 23 all’8 per cento nella fascia compresa tra i 18 e i 19 anni. Tutto ciò in un contesto in cui chi va a messa almeno una volta alla settimana è sostanzialmente un cristiano su cinque (intorno al 19 per cento dei battezzati) con una riduzione di un terzo dei praticanti nell’ultimo ventennio.

Se non sono dati da allarme rosso, poco ci manca. Ora, guardando all’evento di Verona, esso potrebbe segnalare una precisa presa di coscienza, sia del clero sia dei laici, di una vera e propria emorragia di partecipanti alle celebrazioni settimanali e delle feste comandate. Se, invece, ci fermiamo all’immagine che il papato offre oggi di sé a livello mediatico, c’è qualcosa che stride, a partire proprio dalla sommità del “cupolone”. Infatti, non c’è mai stato un pontefice – negli ultimi due secoli, se non proprio nell’intera storia bimillenaria del Vaticano – che abbia goduto di un consenso altrettanto esteso, convinto (e persino commovente, per certi versi) ad opera del “mondo”. Dove per “mondo” intendiamo i settori di società civile e politica dichiaratamente laica, non religiosa e aconfessionale; ma anche e soprattutto, i suoi multiformi, variegati e penetranti canali di informazione, tradizionali o digitali che siano.

Insomma, e altrimenti detto: Papa Bergoglio gode di un’ottima “stampa” ed è oggetto di una stima e di un apprezzamento pressoché trasversali e universali da parte di ogni schieramento partitico e di ogni versante ideologico. È davvero un papa che piace, specialmente alla “gente che piace”. Ma se così è, se abbiamo un Santo Padre così “pop” (nel senso rispettabilissimo di “popolare”), perché le chiese si svuotano? Azzardo due risposte tra le mille possibili, stante la complessità e vastità di un tema “colossale”.

La prima è che la Chiesa si è fatta sempre più attenta alle questioni sociali più gettonate dell’attualità e sempre meno alle faccende “ultime”, a-temporali, della vita e della morte; in ispecie, della vita dopo la morte. È come se il papa, i vescovi e i preti avessero (in larga misura) dimenticato la loro missione-vocazione principe: quella di indicare ai fedeli il traguardo della salvezza non solo in “questo” mondo (da una malattia o da una crisi climatica), ma anche nel “mondo” che verrà (dalla dannazione eterna o anche soltanto dell’annichilimento esistenziale). Siamo di fronte a una sorta di amnesia del Vangelo inteso come “buona novella”, che è prima di tutto un messaggio di salvazione veicolato dalla “resurrezione” dai morti del Dio-uomo fatto carne. Questa è la speranza di cui i cristiani non sentono (quasi) più parlare né dai pulpiti delle loro parrocchie né dalla balconata di San Pietro.

E poi c’è il secondo aspetto, strettamente connesso al primo, che ha a che fare con la celebrazione della “eucaristia”, cioè con la messa. Chi ancora vi partecipa potrà confermarlo: le messe odierne sono state trasformate in un rito noioso, verboso e stucchevole. Un rito composto di tralatizie formule meccanicamente ripetute e di sgradevoli “contributi” extra. Le (non di rado) patetiche canzonette che vi si strimpellano e le improbabili “simbologie” che vi si praticano (inventate e proposte, di volta in volta, da qualche laico zelante) sono una parte non secondaria del problema. Le messe attuali hanno perso quasi completamente l’alone “misterico” e fascinoso, l’afflato “iniziatico”, la dimensione “incomprensibile” da cui ogni culto dovrebbe essere innervato per non ridursi a una corografia umana, troppo umana. Il rito antico della messa cattolica (il vetus ordo) poteva vantare forse ciò che questo ha perduto. E il nuovo rito, introdotto dopo il Concilio Vaticano II, ha avuto solo il merito di accompagnare il gregge dei fedeli (o quantomeno la stragrande maggioranza di essi) fuori dai “recinti” delle chiese, magari per cercare altrove ciò che dentro più non si trovava.

Tornando da dove siamo partiti, è proprio questa la ragione per cui il convegno di Verona (intitolato “Ritrovare forza dall’Eucaristia”) ha, a parer mio, centrato il punto nevralgico da cui muovere: il recupero della Fede, attraverso un Rito rettamente inteso e degnamente celebrato.

(sottolineature nostre)

13 commenti:

  1. Il fatto è che - nessuno può togliermelo dalla testa - la gerarchia è persuasa di una cosa: la metafisica non sarebbe più proponibile all'uomo moderno, all'homo scientificus. Da questa persuasione discende ogni comportamento, nel tentativo di salvare il salvabile (in primis se stessi) senza rendersi, agli occhi di quello che loro son convinti essere l'uomo moderno, ridicoli.

    RispondiElimina
  2. L'annichilimento essenziale citato dal giornalista non è una dottrina cattolica. Mi sa anche sia eretica. À voir.

    RispondiElimina
  3. una banalizzazione del rito che invece di avvicinare fedeli , con la sua assenza di "afflato iniziatico" ( bellissima espresisone che copio ) porterà alla morte della cristianità per assenza di adepti - tuttavia la cosa singolare è che dentro le mura leonine non si sia capito ciò ...sempre che invece non sia un obbiettivo scientemente perseguito

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io, dopo tanti anni di messe tridentine, mi sono riavvicinato a Dio con la messa “nuova”. Hai qualcosa da ridire?

      Elimina
    2. La S. Messa NO celebrata degnamente e con vera fede e devozione nel Mistero Eucaristico, come ha dimostrato quel sant'uomo di Benedetto XVI, certamente in quanto ripresentazione del sacrificio salvifico di Cristo dona ai fedeli tutti i frutti di Grazia promessi dal Salvatore, tanto che abbiamo movimenti pienamente ortodossi come Opus Dei, Fraternità San Carlo o Comunità di San Martino che pure non celebrano solitamente in V.O., così come anche tanti fedeli che partecipano alla S. Messa N.O.
      Il problema è che un'immensa porzione di clero, vescovi e cardinali compresi, e di popolo che gli va dietro, intendono e applicano il N.O. non solo come rottura rituale con ciò che c'era prima, ma proprio come rottura teologica e di fede, dando all'Eucarestia significati diversi da quelli della Fede cattolica così come da sempre vissuta e riaffermata anche da S. Paolo VI nel Credo del Popolo di Dio e nell'introduzione al Nuovo Messale Romano, portando quindi a quelle cerimonie esauste, banali, di fatto senz'anima di cui l'articolo di giornale in questione parla. La questione è in fondo proprio questa: la mancanza di Fede di tanti preti e fedeli così come trasmessa dalla Parola di Dio e dalla Tradizione, che li porta a vivere (e a far vivere forzosamente agli altri) l'essere Chiesa e i sacramenti non come Mistero che ci deve aiutare a guadagnare il Paradiso, ma come esperienza sociologica e puramente immanente, incitamento noioso di filantropia quando va bene, di socialismo utopico o ecologismo e terzomondismo da quattro soldi quando va male, perseguitano a parole e nei fatti chi, compresi i fedeli che frequentano il V.o., vive la fede come speranza di vita eterna e non come versione religiosa del manifesto politico del PD.

      Elimina
    3. De gustibus..... .Da quando le messe tridentine allontanano da Dio?

      Elimina
    4. La Messa VO allontana dal Signore e dalla Comunione con la sua Chiesa quando essa viene intesa, concepita e strumentalizzata come elemento di rottura con gli ultimi 60 anni di Storia della Chiesa, di cui in realtà è elemento concausale. È molto sensato, quanto detto da Rip1330: la Santa Messa NO degnamente preparata e vissuta da sacerdoti che la intendano e la celebrino come Santo Sacrificio del Cristo vivo, già di per sé basterebbe a risparmiarci inutili salti all'indietro. È ora che la si smetta con le pagliacciate, da ambo le parti.

      Elimina
    5. 8.16, la turba che altri possono aver avuto esperienze diverse dalla sua?

      Elimina
  4. Premettola mia partecipazione quotidiana alla messa sia che mi trovi in Italia o in franciadico che oramai non esiste più il sacrificio della croce....oramai assistiamo a rappresentazioni goldoniane...canovaccio comune un po' e poi variazioni ad libitum dubito che la Rugiada dello Spirito produca la transustanziazione..suplet eclesia???????

    RispondiElimina
  5. Caspita, in poche righe ha fatto centro. Magari i nostri vescovi e sacerdoti se ne rendessero conto! Ma forse siamo entrati nella grande apostasia? 🤔

    RispondiElimina
  6. Ma sarà poi vero che El Papa ha tanto successo anche presso gli "altri" ? A me sembra che al di là dei convenevoli nessuno gli riconosca più uno straccio di autorità e di credibilità.

    RispondiElimina
  7. Credo che il giornalista del Fatto Quotidiano abbia centrato il problema: il silenzio dei pastori sulle "cose ultime". A questo va aggiunto che nelle omelie dei dei funerali, ascoltando i celebranti, il defunto è sempre nella gloria dei santi. Vado a suonare un funerale in una parrocchia poco lontano dalla mia e, prima della messa, la suora inizia la recita del rosario. E' venerdì e sento che recita i misteri gloriosi. Al termine mi avvicino alla suora e gli chiedo: "Madre santa, buongiorno, come mai oggi, che è venerdì, ha recitato i misteri gloriosi?" E la buona suora guardandomi con parecchia commiserazione mi risponde: "Io ai funerali recito sempre i misteri gloriosi, perché il defunto alzando le braccia al cielo] è già nella gloria di Dio!" Allora replico: "Ma allora se è già nella gloria di Dio, non serve recitare il rosario, anzi, non serve nemmeno la messa esequiale". La buona suora non replica, ma scuote la testa con evidente compatimento, come a dire: "Non hai capito nulla"... Dopo decenni di predicazione in cui ci viene spiegato che tutti siamo "condannati" alla salvezza, che l'inferno è vuoto, che il purgatorio esiste solo nella fervida immaginazione dantesca, che i novissimi non sono più quattro, ma sono diventati due: morte e paradiso; quando non si sente più nessun prete ricordare che per ricevere degnamente l'eucaristia bisogna essere in grazia di Dio, la gente ha perfettamente capito tutto questo e si comporta di conseguenza: quelli che ancora frequentano, vanno a messa quando non hanno nient'altro di meglio da fare, si accostano alla comunione senza confessarsi e coloro che dovrebbero aiutare i fedeli a salvarsi l'anima sono silenti, cani muti... Allora sarebbe legittimo chiedersi: "Se la salvezza ci è stata assicurata, a che cosa servono i preti, le chiese, i conventi, i santuari?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lei si rivolge ad una suora con “Madre santa”? Ma si sente bene?



      PS: la suddivisione dei misteri è puramente arbitraria.

      Elimina