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sabato 14 ottobre 2023

Comboniani, si compie la svolta abortista di Nigrizia (comboniani)

Pazzesco.
Il mensile dei comboniani, Nigrizia, ospita un articolo totalmente a favore dell'aborto. Una palese violazione del Catechismo compiuta con la solita scusa della salute delle donne.
Aspettiamo i provvedimenti del Dicastero dei religiosi...
Luigi

Tommaso Scandroglio, La Nuova Bussola Quotidiana, 03_10_2023

«Nigrizia è il mensile dei missionari comboniani che da 140 anni racconta il variegato e complesso mondo delle Afriche e degli africani nel mondo. Tra i suoi più noti collaboratori Alex Zanotelli, Marco Aime, Gad Lerner, Vauro, e altri autorevoli giornalisti, scrittori e intellettuali». Questa è la presentazione della rivista Nigrizia che possiamo trovare sull’omonimo sito. La lista dei suoi più noti collaboratori ci fa capire immediatamente il suo posizionamento dottrinale: marcatamente progressista.
Nel numero di ottobre questo orientamento viene esplicitamente confermato dall’articolo di Arianna Baldi dal titolo Aborti clandestini in Africa: un’emergenza silenziosa. La tesi della giornalista è chiara e semplice: è un dovere morale legalizzare gli aborti per tutelare la salute della donne e strapparli così alla pericolosa clandestinità. Tesi schiettamente abortista.

Spigoliamo qua e là nell’articolo al fine di dare prova che il pezzo è assolutamente pro aborto e quindi contrario alla dottrina cattolica: «In tutta l’Africa […] sono ancora pochissimi i paesi in cui una donna ha diritto ad abortire su richiesta, così pochi che le dita delle mani sono già troppe per contarli. […] In tutti gli altri paesi, l’aborto sicuro rimane spesso e volentieri un miraggio. […] Di fronte a gravidanze indesiderate, stupri e spesso persino gravi malattie, le donne sono costrette a rifugiarsi nella clandestinità, affidandosi a mani spesso completamente impreparate e talvolta anche in malafede. Non c’è alcuna garanzia di sicurezza e le condizioni insalubri e pericolose sono all’ordine del giorno, con un alto rischio di complicazioni gravi o mortali. Ed è su questo che va messo l’accento: non su questione ideologiche, ma sanitarie.

[…] Nonostante alcuni paesi stiano modernizzando la loro legislazione in merito, ne rimangono molti altri in cui la possibilità non è completata nemmeno per problemi di salute, né della madre, né del feto. […] Ma in gran parte del continente, le leggi al riguardo sono radicate in convinzioni religiose e culturali profonde. In molte comunità africane, l’aborto è ancora un tabù assoluto, e le donne che cercano di interrompere una gravidanza spesso affrontano un forte stigma sociale e ostracismo. C’è però la speranza di stare andando verso un progressivo miglioramento. […] E tuttavia, le riforme sono una condizione necessaria ma non sufficiente. Serve l’educazione. Il Ghana è uno dei paesi dell’Africa occidentale con le leggi più progressiste sull’aborto, ma molte ragazze non ne sono a conoscenza, perché la sessualità rimane un tabù, e continuano ad abortire clandestinamente. […] Per questo dà speranza che il lavoro di donne come Eunice Brookman-Amissah venga riconosciuto e premiato». Eunice Brookman-Amissah è nota abortista che ha vinto il Right Livelihood Award 2023 proprio per il suo impegno pro-choice.

Fin qui Nigrizia. Chiudiamo la rivista e apriamo il Catechismo: «L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale» (2271). L’aborto è l’uccisione diretta di una persona innocente prima del parto. È dunque un assassinio che mai può essere compiuto anche per un fine buono come quello di tutelare la salute della donna. Se è un male morale può essere legalizzato? Risponde Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae: «Le leggi che, con l'aborto e l'eutanasia, legittimano la soppressione diretta di esseri umani innocenti sono in totale e insanabile contraddizione con il diritto inviolabile alla vita proprio di tutti gli uomini e negano, pertanto, l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge. […] L'aborto e l'eutanasia sono dunque crimini che nessuna legge umana può pretendere di legittimare» (nn. 72-73). Nigrizia quindi esprime un parere non cattolico, pur essendo una pubblicazione di un istituto religioso cattolico. Chiediamo dunque alla redazione della rivista di cancellare l’articolo dal loro sito. I Radicali lo ospiteranno ben volentieri sul loro di sito.

I divieti prima ricordati in merito alla legalizzazione dell’aborto non esprimono, come suggerisce la giornalista, posizioni ideologiche, tabù culturali, bensì una verità lapalissiana: non è mai lecito uccidere volontariamente una persona innocente e l’ordinamento giuridico non dovrebbe mai legittimare questi omicidi. Si tratta di morale di base. Se invece vogliamo inquadrare il fenomeno appellandoci al principio della salute, come fa Nigrizia, la conclusione non cambia: non è lecito abortire perché prima viene la vita del bambino e poi la salute della donna, perché il bene “vita” sia oggettivamente più importante del bene “salute”. Se infine vogliamo, seppur ingiustamente, tenere in considerazione solo la salute della donna, è meglio per quest’ultima, sotto il profilo psico-fisico, portare a termine una gravidanza indesiderata piuttosto che abortire. I dati scientifici contenuti nel dossier Aborto: dalla parte delle donne. Le conseguenze dell’aborto sulla salute delle donne, edito da ProVita&Famiglia, sono chiarissimi a riguardo: l’aborto, nonostante sia eseguito nelle cliniche, espone a gravissimi e numerosissimi avventi avversi, compresa la morte. Più sicuro il parto.

Si obietterà: ma così le donne abortiranno in clandestinità e rischieranno la propria di vita. Risposta: questo rischio è un ottimo deterrente affinché le donne non abortiscano. Non è lecito chiedere di compiere il male in sicurezza, bensì è lecito, e a volte doveroso, lasciare o porre degli impedimenti per evitare che si compia il male. E dunque se decidi di fare il male, ti assumi i rischi di questa scelta. Lo sa anche qualsiasi Parlamento del pianeta: non esistono norme per la tutela dei rapinatori di banche, dei ladri di appartamento, dei contrabbandieri di droga. E nemmeno i rapinatori di banche, ad esempio, si sognano di chiedere allo Stato di svolgere il proprio “lavoro” in sicurezza, esigendo che nessuno delle forze dell’ordine gli spari. Neppure i topi di appartamento sono così folli da chiedere di eliminare palizzate e cancellate che potrebbero ferirli nel momento in cui si introducono in una proprietà privata. Rapinatori e ladri lo sanno. Nigrizia invece no.