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mercoledì 20 settembre 2023

Caso #rupnik: la stampa durissima sulle coperture del Vaticano e del Vicariato di Roma


Il Sismografo durissimo sul comportamento della Chiesa e di Francesco sul caso Rupnik e sull'ultima Nota del Vicariato di Roma (QUI e QUI MiL): "Il caso Rupnik è un macigno nella memoria del pontificato di Papa Bergoglio. [...]La verità, secondo documenti ufficiali e pubblici, racconta che la Congregazione per la Dottrina della Fede nei 31 giorni del mese di maggio 2020 emanò un suo decreto per sanzionare con la scomunica padre Rupnik e poi, prima della fine del mese, emanò un altro suo decreto per cancellare il precedente. Questo in Vaticano lo può fare solo Papa Francesco che ora potrebbe scrivere una piccola letterina alle vittime dell’ancora sacerdote Marko Ivan Rupnik e spiegare loro la verità di questa vicenda".
QUI Ansa: "Il Vicariato 'salva' il Centro Aletti e il fondatore p. [sic] Rupnik".
QUI The Pillar: "A Pillar è stato detto che il sacerdote rimane un membro gradito della comunità del centro nonostante la sua vergogna pubblica e la sanzione ecclesiastica".
QUI Gian Guido Vecchi Sul Corriere della Sera: "Caso Rupnik, sull’ex gesuita denunciato per abusi dalle suore è scontro con la Diocesi del Papa [...] Padre Johan Verschueren, che si è occupato del caso, aveva scritto: «Come rappresentante della Compagnia di Gesù e ex-Superiore Maggiore di Marko Rupnik, non posso che rammaricarmi grandemente di questa insistente e pervicace incapacità di confrontarsi con la voce di tante persone che si sono sentite ferite, offese e umiliate dai suoi comportamenti e dal suo modo di agire e comportarsi nei loro confronti»".
QUI i nostri post sul caso Rupnik.
Luigi

Il Sismografo, 19-9-23
Il Visitatore trasforma una 'scomunica comminata' con decreto in una 'richiesta di scomunica' sulla quale comunque pesano gravi dubbi. Quindi caso Rupnik finito? Anzi, passerà alla storia del pontificato come una questione irrisolta.

(L.B., R.C. - a cura Redazione "Il sismografo") Non c'è nessuno scontro in Vaticano attorno al caso Rupnik anche se l'ipotesi per alcuni è gustosa. Tutto quanto che è stato diffuso e amplificato ieri tramite un Comunicato del Vicariato di Roma, guidato dal cardinale Angelo De Donatis, è stato pensato, programmato e allestito per provare a tirare fuori dai guai Papa Francesco. Perché "provare"? Perché non era affatto garantito che la "versione Incitti" fosse accettata nella Chiesa Cattolica e nell'opinione pubblica senza porsi qualche domanda, per non pochi dirimenti. E cosa è la "versione Incitti? E' la relazione di padre Giacomo Incitti, sacerdote accademico universitario, che dal 16 gennaio scorso, in quanto Visitatore canonico nominato dal Papa, ha indagato sulla comunità del Centro Aletti e sul rapporto dei suoi membri con l'ex gesuita Marco Ivan Rupnik.
In teoria, la vicenda di questo famoso sacerdote mosaicista, accusato da 20 donne consacrate, e pure da qualche uomo, di ripugnanti abusi di coscienza e sessuali, tutti e da sempre gravi abusi di potere, non doveva far parte del compito assegnato a padre Giacomo Incitti. Di Rupnik si è sempre occupato prima la Compagnia di Gesù, poi il Dicastero per la Dottrina della Fede e infine lo stesso Santo Padre nella dovuta e legittima relazione con i Gesuiti e con il Dicastero (guidato dal cardinale gesuita Luis Ladaria fino a pochi giorni fa).
Ora, si sa invece che anche il Visitatore canonico ha indagato sull'ex gesuita, e ciò per volere diretto di Francesco. Lo dice il comunicato del Vicariato per spiegare qualche passaggio insolito e irrituale dell'operato del Visitatore:
"Come da esplicita richiesta formulata nel decreto di nomina, tenuto conto delle ricadute sulla vita dell’Associazione, il Visitatore ha doverosamente esaminato anche le principali accuse che sono state mosse al p. Rupnik, soprattutto quella che ha portato alla richiesta di scomunica. In base al copioso materiale documentario studiato, il Visitatore ha potuto riscontrare e ha quindi segnalato procedure gravemente anomale il cui esame ha generato fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica".
Il Dicastero e i Gesuiti stavano indagando per chiudere il caso aperto nel lontano 2018 con le prime denunce andate a vuoto. Ma nel gennaio scorso, il Pontefice nominò il suo Visitatore nella persona di p. Giacomo Incitti. A lui Francesco chiese una Relazione e al tempo stesso gli conferì poteri aggiuntivi per indagare anche su Rupnik.
Tutto questo impianto della visita canonica venne tirato su un mese dopo che la Compagnia di Gesù aveva già pubblicato (19 dicembre 2022) la cronologia sul caso Rupnik nella quale si diceva testualmente:
"Maggio 2020: La CDF emette un decreto di scomunica; la scomunica viene revocata da un decreto della CDF più tardi nello stesso mese."
Tornando al comunicato della diocesi di Roma in cui un passaggio viene spiegato in modo volutamente farraginoso e poco comprensibile, la questione della scomunica viene presentata come una richiesta rifiutata dal Pontefice e non come una scomunica comminata e poi derogata.
Il Visitatore ha doverosamente esaminato anche le principali accuse che sono state mosse al p. Rupnik come da esplicita richiesta formulata nel decreto di nomina (del Papa). In particolare il Visitatore ha indagato l'accusa o le accuse che hanno portato alla richiesta di scomunica. Richiesta non campata in aria poiché i giudici (tutti esterni alla Compagnia di Gesù) all'unanimità dissero che c'è stata effettivamente l'assoluzione di un complice. Allora, precisa il Visitatore, in base al copioso materiale documentario studiato si è potuto riscontrare procedure gravemente anomale il cui esame ha generato fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica.
Non si parla di dubbi sulla scomunica perché in sostanza non esisterebbe nessuna scomunica e quindi il Pontefice non può essere criticato per aver cancellato una scomunica inesistente. Si parla invece di dubbi sulla richiesta di scomunica. Questi dubbi sulla richiesta sorgerebbero dalle procedure gravemente anomale che sembrano impregnare le inchieste.
E’ questa l’architrave per provare a smontare la grave critica all’operato di Papa Francesco: aver revocato la scomunica di un suo amico che era stato sanzionato con la scomunica per aver assolto in confessione una sua complice.
Il comunicato del Vicariato, pubblicato con l'autorizzazione del Papa, sembra una condivisione della "Lettera agli amici del Centro Aletti", firmata da Maria Campatelli, ricevuta giorni fa dal Santo Padre, in udienza formale e pubblicizzata, la cui tesi centrale è: p. Rupnik è vittima di una persecuzione.
Ma tutto questo è una menzogna montata a tavolino. Le decine e decine di cardinali che prenderanno parte al Concistoro pubblico del 30 settembre, tra loro parleranno molto di questa storia. Forse qualcosa giungerà all'orecchio del Papa che è consapevole di quanto sia difficile per lui l'attuale momento della vita della Chiesa. Il caso Rupnik è un macigno nella memoria del pontificato di Papa Bergoglio.
La verità, secondo documenti ufficiali e pubblici, racconta che la Congregazione per la Dottrina della Fede nei 31 giorni del mese di maggio 2020 emanò un suo decreto per sanzionare con la scomunica padre Rupnik e poi, prima della fine del mese, emanò un altro suo decreto per cancellare il precedente.
Questo in Vaticano lo può fare solo Papa Francesco che ora potrebbe scrivere una piccola letterina alle vittime dell’ancora sacerdote Marko Ivan Rupnik e spiegare loro la verità di questa vicenda.