Riceviamo e volentieri pubblichiamo un appello di molti cattolici adulti e impegnati, che guardano con motivata preoccupazione al prossimo Sinodo: "Non conferisca all’imminente Sinodo, che è solo una rappresentanza pilotata di pastori e di fedeli, l’autorità su questioni dottrinali e pastorali, che spetta esclusivamente al Romano Pontefice e al Collegio dei Vescovi. Altrimenti, sarà in grave pericolo l’unità della Chiesa, perché con molti fedeli in tutto il mondo, in attesa di una risposta certa, sospenderemo l’assenso, e la missione di Pietro, che ama e unisce, fallirà".
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La Redazione
Appello al Papa e al Sinodo di molti fedeli cattolici impegnatiGuardiamo con preoccupazione e apprensione alla Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata a Roma per il prossimo mese di ottobre, sul tema della “Sinodalità”. Come figli della Chiesa e come cittadini di questa grande Nazione, ci rivolgiamo a Papa Francesco, chiedendo di avere il grande coraggio, che già ebbero i suoi venerati predecessori, di non permettere che ci si discosti mai e in nulla dalla dottrina cattolica, riaffermando la verità del Vangelo, capace di rivelare e restituire, all’uomo e ai popoli, la loro originaria e altissima Vocazione.Non osi il Sinodo attentare alla natura della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Tale preoccupazione non nasce da alcuna ideologia, ma dai processi che Lei ha innestato e che incoraggia, come ebbe a confidare ad un vescovo italiano, in un precedente sinodo.La dottrina non è altro che l’insegnamento cattolico, che Paolo chiama la “potenza del Vangelo”. Non si riduce solo al Credo, ma si estende fino al Catechismo, che non è acqua distillata, ma condensato di vita e santità vissuta dalla Chiesa.Come ha detto il Card. Caffarra: una Chiesa senza dottrina è solo una Chiesa più ignorante.Da fedeli, col sensus fidei, proporzionale allo sviluppo della fede e alla santità di vita di ciascuno, siamo chiamati a difendere la fede per poterla diffondere nel mondo, come avvenne al Concilio di Efeso. Il sensus fidei non è la volonté gènérale di Rousseau, risultato dell’influenza del pensiero dominante in un dato momento, ma è ciò che è stato creduto sempre, dovunque e da tutti – laici e sacerdoti – in tutto il mondo nel corso dei secoli. Il sensus fidei agisce come una sorta di sistema immunitario spirituale, che fa riconoscere e rifiutare istintivamente ai fedeli qualsiasi errore.Oggi, nella Chiesa, è in atto un tentativo di convincerci che abbracciare l’eresia e l’immoralità non sia peccato, ma piuttosto risposta alla voce dello Spirito Santo, che parlerebbe attraverso persone che si sentono emarginate.Santo Padre, il documento di lavoro del prossimo Sinodo, non è una sintesi della fede cattolica o dell’insegnamento del Nuovo Testamento. È radicalmente incompleto, ambiguo ed ostile, in molti modi, alla perenne tradizione apostolica. Non vi è riconosciuto in alcun modo il Nuovo Testamento come Parola di Dio, norma per tutti gli insegnamenti sulla fede e sulla morale. Coloro che l’hanno redatto, stanno sognando un’altra Chiesa, che non ha nulla della fede cattolica. Santità, metta fine a ogni ambiguità tra il Sinodaler Weg e il Sinodo universale, ammonisca la Chiesa tedesca e nomini un diverso relatore generale del prossimo Sinodo.Non permetta che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale, consentendo di benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio.Non conferisca all’imminente Sinodo, che è solo una rappresentanza pilotata di pastori e di fedeli, l’autorità su questioni dottrinali e pastorali, che spetta esclusivamente al Romano Pontefice e al Collegio dei Vescovi. Altrimenti, sarà in grave pericolo l’unità della Chiesa, perché con molti fedeli in tutto il mondo, in attesa di una risposta certa, sospenderemo l’assenso, e la missione di Pietro, che ama e unisce, fallirà.