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mercoledì 26 luglio 2023

Il previsto fallimento del motu proprio Traditionis custodes: riflessioni sul suo secondo anniversario #traditioniscustodes

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 948 pubblicata da Paix Liturgique il 24 luglio 2023, in cui – sotto forma di intervista – Louis Renaudin analizza con lucidità i risultati del motu proprio Traditionis custodes a due anni dalla sua pubblicazione, con riflessioni che inducono ad un pacato ottimismo.
Motivato da valutazioni forzatamente falsificate, il motu proprio si è risolto in un fallimento tutt’altro che imprevedibile: voluto per paura della crescente ondata tradizionalista, è giunto a tempo ampiamente scaduto, quando ormai la liturgia tradizionale si è ampiamente affermata e «alla fine, quindi, la realtà prevarrà e renderà inefficace una decisione basata su una valutazione radicalmente errata: la liturgia tradizionale non è un elemento di divisione nella Chiesa, ma al contrario un lievito di pace e di comunione».
Inoltre «i giovani sacerdoti diocesani […] che hanno felicemente approfittato delle aperture offerte da Papa Benedetto XVI non capiscono né approvano il significato del motu proprio Traditionis custodes e stanno imparando a resistere come i loro predecessori di mezzo secolo fa, a stare con le spalle al muro, a lasciar passare la tempesta e ad aspettare giorni migliori, che non mancheranno di arrivare».
Ed infine il grande argine al motu proprio giunge dai laici, dai «padri e madri prudenti […] che si sono preoccupati di trasmettere la loro fede ai figli, che vogliono nutrire con cose buone e non con veleno o cibo contaminato»: «il Papa di ieri ha dato loro il pane che chiedevano. Aspetteranno pazientemente che il Papa di domani dia loro il pane, e non come un’elemosina, ma come ciò a cui hanno diritto in tutta libertà come figli di Dio. Nel frattempo, pregano, aspettano e fanno tutto il possibile per aiutare i sacerdoti, i religiosi e le religiose che soffrono».

L.V.


In occasione del secondo anniversario dell’iniquo motu proprio Traditionis custodes, pubblicato il 18 luglio 2021, abbiamo chiesto al nostro vecchio amico Louis Renaudin di rispondere ad alcune domande. Sono certo che le sue riflessioni ci aiuteranno a guardare a giorni migliori.

Paix Liturgique: Caro Louis Renaudin, lei parla subito del fallimento del motu proprio Traditionis custodes?

Louis Renaudin: Ci sono vari aspetti. Ma prima di tutto dobbiamo sottolineare il difetto fondamentale di questa impresa: come hanno fatto coloro che l’hanno lanciata con la motivazione di «promuovere la concordia e l'unità nella Chiesa» a riaccendere deliberatamente la guerra civile che il motu proprio Summorum Pontificum aveva parzialmente spento?
Nel testo stesso del motu proprio Traditionis custodes (e nella lettera che lo accompagna), papa Francesco afferma che, per giustificare la sua decisione, si basa sui risultati del sondaggio condotto nel 2020 tra i Vescovi della Chiesa latina, il cui scopo era quello di verificare la loro valutazione degli effetti nelle loro Diocesi del motu proprio Summorum Pontificum promulgato da Papa Benedetto XVI nel 2007 (1). I risultati di questo sondaggio sono l’opposto di quello che dicono.

Paix Liturgique: Come lo sa?

Louis Renaudin: Il sondaggio dei Vescovi del mondo è stato oggetto di una sintesi, il cui contenuto è stato ampiamente divulgato. Lungi dall’essere negativa sull’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum, questa sintesi era ampiamente positiva. In particolare, sottolineava la pacificazione che questa decisione aveva portato e la ricchezza che aveva apportato. I Vescovi pakistani, ad esempio, si sono rammaricati che il motu proprio Summorum Pontificum non sia stato applicato nelle loro Diocesi. In realtà, le critiche sono state poche rispetto al gran numero di risposte.

Paix Liturgique: Ma come ha fatto papa Francesco a basarsi su questo sondaggio per promulgare il motu proprio Traditionis custodes?

Louis Renaudin: Sarebbe azzardato dire che papa Francesco non abbia preso atto di questa sintesi perché, soprattutto in questo campo, ama vedere tutto di persona. Ma vorrei ricordare che all’epoca circolavano diversi documenti che si presentavano come sintesi nazionali, in gran parte negative al contrario, insistendo sul fatto che l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum rischiava addirittura di minare l’unità della Chiesa. In breve, ci fu una guerra di sintesi. È un processo classico.

Paix Liturgique: Può farci un esempio?

Louis Renaudin: Nelle sue lettere 780 e 782, l’associazione Paix Liturgique riferiva di una sintesi, presentata come quella della Conférence des Évêques de France, che non era altro che una spazzatura caricaturale e fuorviante. Per maggiori dettagli, vi rimando a queste due lettere che presentano in dettaglio questo tentativo di manipolazione (QUI e QUI).

Paix Liturgique: Ciò significa che la decisione papale si basava su una valutazione falsificata della situazione?

Louis Renaudin: Ufficialmente falsificata, ma in realtà molto nota. Le autorità romane in cui si discuteva di questo argomento (la Segreteria di Stato, la Congregazione per i Vescovi, all’epoca presieduta dal card. Marc Armand Ouellet P.S.S., e la Congregazione per il Clero, all’epoca presieduta del card. Beniamino Stella) erano ben consapevoli del progresso della liturgia tradizionale e ritenevano che fosse necessario fermarla finché si era in tempo. Per loro, la Santa Messa tradizionale stava mettendo in pericolo lo spirito del Concilio Vaticano II. E il testo del motu proprio Traditionis custodes a questo proposito è chiaro (1): l’applicazione e la sopravvivenza del motu proprio Summorum Pontificum stava quindi mettendo in pericolo l’unità della Chiesa, con gruppi che si allontanavano pericolosamente da questa unità nello spirito del Concilio Vaticano II. Ma ditemi, dove sono questi gruppi? Di chi sta parlando papa Francesco? Degli Americani, a quanto pare, fedeli e Vescovi che sono molto «restauratori» e che sono stati stimolati dal motu proprio Summorum Pontificum. Papa Francesco era solito ricevere sulla sua scrivania foto di celebrazioni tradizionali di Vescovi americani, che lo facevano infuriare. Mons. Michel Christian Alain Aupetit, allora Arcivescovo metropolita di Parigi, un uomo che non poteva essere considerato un amico della tradizione, disse ai fedeli della Église Notre-Dame-du-Travail di Parigi, che lo avevano incontrato nella Parrocchia di Saint-Dominique, nel XIV arrondissement, a proposito di questa accusa di essere considerati un pericolo per l’unità: «Tutto questo non è per voi, ma è stato scritto per gli Americani…».

Paix Liturgique: Non è stata presa di mira anche la Fraternità sacerdotale San Pio X?

Louis Renaudin: È vero che la Fraternità sacerdotale San Pio X è radicalmente critica nei confronti del Concilio Vaticano II, e da questo punto di vista dobbiamo riconoscerne la coerenza e la costanza, mentre le comunità ex Ecclesia Dei sono sostanzialmente intrappolate in questo senso dalla loro istituzionalizzazione. Ma non credo che la Fraternità sacerdotale San Pio X sia stata presa di mira dal motu proprio Traditionis custodes, perché a Roma è considerata «esterna». Ciò a cui il motu proprio Traditionis custodes e i documenti successivi mirano è la diffusione «interna», nelle Parrocchie ordinarie e nelle Diocesi, della liturgia tradizionale. La cosa peggiore per i nemici della pace liturgica è il crescente successo della celebrazione della liturgia tradizionale in tutto il mondo, con un ampio sostegno episcopale in alcuni luoghi, come l’America. Hanno dovuto costruire una diga contro la marea montante.

Paix Liturgique: Una marea che l’associazione Paix Liturgique ha rilevato nella sua rassegna annuale della liturgia di transizione nel mondo.

Louis Renaudin: Esattamente come avete detto nella vostra lettera 732 del 5 febbraio 2020 (QUI), che faceva il punto sulla crescita della Santa Messa tradizionale nel mondo. Il motu proprio Traditions custodes è stato promulgato per paura di veder crescere l’ondata tradizionalista, non solo in Francia o negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo, e anche per paura di veder spezzata «l’unità della Chiesa», che per i responsabili di Roma può essere raggiunta solo attraverso la nuova liturgia e ciò che essa rappresenta.

Paix Liturgique: Cosa significa?

Louis Renaudin: Che lo spirito del motu proprio Summorum Pontificum era in pieno svolgimento e che, per i nemici della Tradizione, il tempo stava per scadere: bisognava prendere urgentemente misure severe e drastiche per fermare quello che vedevano come un contagio dell’usus antiquior.

Paix Liturgique: Questo spiegherebbe il fallimento del motu proprio Traditionis custodes e di tutti i testi successivi?

Louis Renaudin: Sì, perché era troppo tardi, perché la Santa Messa tradizionale si era ormai affermata. Anzi, era già troppo tardi sotto San Paolo VI, quando infuriava la grande persecuzione, perché la Santa Messa tradizionale, che rappresentava la purissima dottrina di Roma, non poteva morire. I processi ai sacerdoti perseguitati per la Messa che dicevano sono stati il seme della diffusione di questa Messa. Alla fine, quindi, la realtà prevarrà e renderà inefficace una decisione basata su una valutazione radicalmente errata: la liturgia tradizionale non è un elemento di divisione nella Chiesa, ma al contrario un lievito di pace e di comunione. È come se un padrone accusasse il suo bravo cane da guardia, che protegge la casa del padrone e i suoi beni più preziosi, di essere un cane rabbioso. È il carattere di questo padrone pazzo che l’amministrazione di papa Francesco e molti Vescovi stanno ora giocando con il motu proprio Traditionis custodes.

Paix Liturgique: Molti Vescovi?

Louis Renaudin: Soprattutto quelli che nel corso degli anni avevano stabilito ottime relazioni ecclesiali con le loro comunità tradizionali, e che ora si trovano costretti ad accusarle di qualcosa che non sono…

Paix Liturgique: Ma non tutti i Vescovi hanno avuto buoni rapporti con le loro Tradizioni.

Louis Renaudin: Certo, ma anche questi Vescovi ostili sanno che i loro fedeli tradizionalisti esistono, che stanno crescendo, che hanno aperto scuole, creato un apostolato giovanile, attirando sempre più giovani, che i fedeli «classici» che sono gli ultimi a partecipare alla Messa nelle Parrocchie si stanno estinguendo, e che quindi non è facile sradicarli…

Paix Liturgique: Lo pensa anche lei?

Louis Renaudin: Prendiamo l’esempio dell’Arcidiocesi di Parigi: per mons. Michel Christian Alain Aupetit è stato abbastanza facile eliminare due Sante Messe tradizionali parrocchiali domenicali celebrate nei quartieri popolari, dove sapeva di non rischiare di suscitare troppo clamore, ma si è guardato bene dal toccare le grandi comunità dove non poteva fare nulla senza suscitare clamore.

Paix Liturgique: Ma riuscì comunque ad abolire le Sante Messe feriali?

Louis Renaudin: Il rischio per lui era minore. Il caso della soppressione della Santa Messa tradizionale degli studenti a Saint-Francois-Xavier è più interessante perché, alla fine, mons. Laurent Bernard Marie Ulrich fu costretto a revocare parzialmente questa decisione assurda (Messa nello spazio più piccolo della Chapelle Notte Dame du Lys) per paura del clamore che questa misura aveva suscitato… Ricordiamo i Rosari che riunirono centinaia di studenti a Saint-Francois-Xavier per diverse settimane…

Paix Liturgique: Quindi, secondo lei, anche i Vescovi non hanno fatto il gioco del motu proprio Traditionis custodes?

Louis Renaudin: Alcuni lo hanno fatto, e si sono creati un altro problema. Molti lo hanno fatto solo a metà. E la maggioranza non ha cambiato nulla. Bisogna dire che il pubblico dei Vescovi sta scomparendo, che non hanno più le truppe per opporsi all’onda della tradizione e che semplicemente non hanno più i mezzi, né in termini di uomini né di attrezzature, con in più il timore di essere accusati di autoritarismo e clericalismo dai media «classici» (si vedano gli articoli di Jean-Marie Guénois sul quotidiano Le Figaro) e sui social network.

Paix Liturgique: E i sacerdoti diocesani?

Louis Renaudin: Bisogna ripeterlo più volte: i sacerdoti diocesani sono le principali vittime del motu proprio Traditionis custodes, e nel contesto della mia analisi questo è abbastanza normale perché sono quelli che sono stati particolarmente bersagliati dalla paura di un contagio diffuso. È quindi logico che siano loro i destinatari delle misure più vessatorie, mentre i sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X, «esterni», non lo sono, e i sacerdoti delle comunità ex Ecclesia Dei, situati in una zona intermedia, nel limbo, non lo sono affatto. Roma e i Vescovi preferiscono tenere i sostenitori della Santa Messa tradizionale nei ghetti, piuttosto che vederli «inquinare»la Chiesa…
Ma potete stare certi che i giovani sacerdoti diocesani vittime di questo andazzo e che hanno felicemente approfittato delle aperture offerte da Papa Benedetto XVI non capiscono né approvano il significato del motu proprio Traditionis custodes e stanno imparando a resistere come i loro predecessori di mezzo secolo fa, a stare con le spalle al muro, a lasciar passare la tempesta e ad aspettare giorni migliori, che non mancheranno di arrivare.
In Francia, dopo il covid, il rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa, il motu proprio Traditionis custodes, mai l’autorità dei Vescovi è stata così demonetizzata dal loro buon clero, che vede che non sono più padri ma servili relatori di decisioni ostili.

Paix Liturgique: Tutto questo spiega il previsto fallimento del motu proprio Traditionis custodes?

Louis Renaudin: C’è anche una ragione molto più importante, ed è il ruolo che i laici stanno giocando e giocheranno in questa vicenda, come stanno facendo dalla promulgazione della Nuova Messa. Il paradosso è che è stato il Concilio Vaticano II a dichiarare che i laici sono la forza trainante della Chiesa. Ebbene, sì, lo sono, ma non nel modo in cui avrebbero voluto i Padri più progressisti del Concilio Vaticano II, che pensavano a cattolici laici impegnati e clericalizzati.
Erano convinti che questi laici sarebbero diventati la punta di diamante delle innovazioni più selvagge, mentre temevano che una buona parte del clero sarebbe stata più difficile da manipolare. I chierici, molto segnati da un conformismo corporale, distaccato dalla realtà, si sono in gran parte immersi nella nebbia delle novità; quanto ai laici «impegnati», sono gradualmente scomparsi nel nulla; sono rimasti quelli che hanno continuato ad andare a Messa la domenica e che si sono dimostrati padri e madri prudenti.

Paix Liturgique: Padri e madri prudenti?

Louis Renaudin: Sì, «buoni padri», come dicono gli avvocati, per descrivere coloro che conservano e amministrano con prudenza i loro beni. Qui parlo di quei padri e quelle madri che si sono preoccupati di trasmettere la loro fede ai figli, che vogliono nutrire con cose buone e non con veleno o cibo contaminato. Sono stati questi bravi padri e madri a dare per primi l’allarme sugli eccessi ecclesiastici e teologici che non capivano e non capiscono tuttora, a cercare buoni Catechismi e buone Messe.

Paix Liturgique: Come lo spiega?

Louis Renaudin: Come ho appena detto, perché hanno famiglie da proteggere, ma anche perché vivono nel mondo reale e non in quello virtuale dei chierici dalla lingua lunga. Vivere nel mondo reale significa essere obbligati a capire le cose e le situazioni, e ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

Paix Liturgique: E come è nato tutto questo?

Louis Renaudin: Da un’opinione cattolica «conservatrice» nel senso migliore del termine. Lei ha citato più volte nelle sue lettere gli incredibili risultati dei sondaggi pubblicati nel 1976 dal quotidiano Le Progrès, il giornale di Lione (lettere di Paix Liturgique 698, 699 e 701) che credo sia la prima prova certa di ciò che pensavano realmente i laici cattolici francesi in quel momento terribile in cui lo spirito del Concilio Vaticano II era dilagante.

Paix Liturgique: E cosa pensavano?

Louis Renaudin: Ecco alcuni dati del sondaggio: il 52 per cento dei Cattolici praticanti si è detto «preoccupato»; il 48 per cento dei Cattolici praticanti pensava (nel 1976!!!) che la Chiesa si fosse spinta troppo oltre nelle sue riforme – cosa penserebbero oggi!!! –, il 42 per cento dei Cattolici praticanti pensava che le riforme avessero avuto l’effetto di allontanare la Chiesa dalla sua dottrina originaria; e infine, al culmine dell’affare Lefebvre (ricordiamo che siamo nel 1976), il 26 per cento dei Cattolici praticanti approvava le posizioni di mons. Marcel François Lefebvre sull’applicazione delle decisioni del Concilio Vaticano II… La cosa straordinaria era l’autismo della Chiesa di Francia, che non cercava di capire e continuava a distruggere e sradicare.

Paix Liturgique: È davvero impressionante!

Louis Renaudin: E le chiese si svuotarono dal 1965 in poi. Masse di laici hanno smesso di praticare e di seguire i loro Parroci, perché si sentivano trascinati da un vento di follia. Inoltre, nel grande vento di «libertà religiosa» che soffiava da Roma, i figli dei praticanti smisero di praticare e a loro volta diedero vita a non praticanti. È così che siamo passati dalla maggioranza della popolazione francese praticante prima del Concilio Vaticano II a meno del 2 per cento di oggi.

Paix Liturgique: Lei sta facendo una valutazione del fallimento…

Louis Renaudin: Come tutti i sociologi della religione, che osservano, con molto compiacimento, che la religione è morta in Francia. Allo stesso tempo, i sondaggi commissionati dall’associazione Paix Liturgique tra il 2000 e il 2019 in Francia e nel mondo hanno sempre dimostrato che la maggioranza dei fedeli cattolici rimasti in chiesa non condivide le idee della rivoluzione clericale e, per dirla in poche parole, diffida dei preti.

Paix Liturgique: Diffidenza?

Louis Renaudin: Sì, dicevo che i Vescovi sono stati demonetizzati nella mente dei loro giovani chierici, ma lo stesso vale per i chierici che sono demonetizzati nella mente dei laici che vogliono conservare la fede. Questi chierici devono capire che i laici di oggi diffidano di orientamenti incomprensibili e talvolta blasfemi e che, d’ora in poi, prima di seguire i venti di follia che soffiano nella Chiesa da mezzo secolo, vogliono capire. Tutte le sciocchezze che si dicono oggi sulla sinodalità a cui la Chiesa si è impegnata non aiutano!

Paix Liturgique: Ha altre indicazioni su questa situazione?

Louis Renaudin: Sì, oltre al calo della pratica religiosa, c'è il vertiginoso calo della partecipazione finanziaria dei laici alla vita della Chiesa. Niente più culto (buono), niente più denier du culte [contributo volontario dei fedeli per la Chiesa: N.d.T.]

Paix Liturgique: È per questo che molti di loro si avvicinano alle cappelle tradizionali?

Louis Renaudin: Come ho detto, le famiglie con bambini vogliono dare loro il meglio, non il dubbio, l’incomprensibile o il cattivo. Inoltre, queste cappelle sono cresciute notevolmente dopo il covid, quando, per ordine dei Vescovi, le Parrocchie ordinarie non fornivano più il culto e i sacramenti.

Paix Liturgique: Quindi, nel complesso, non vogliono obbedire alle nuove regole?

Louis Renaudin: È più complesso: prima di tutto, vogliono capire cosa significano veramente queste novità prima di aderirvi, e se non pensano che queste novità siano buone, non le seguiranno né con i piedi né… con il portafoglio!
Dovete essere coerenti! Non si può pretendere che i laici riflettano bene, che li considerino protagonisti della Chiesa di domani, e poi costringerli a sottomettersi a ogni legge iniqua.

Paix Liturgique: Strana situazione…

Louis Renaudin: Sì, è una situazione strana, in cui, secondo i principi della sinodalità, tutti i laici hanno gli stessi diritti dei chierici, che ormai non esercitano altro che una semplice «diaconia», ma allo stesso tempo non possono avere opinioni diverse da quelle degli apparatčiki [funzionario a tempo pieno del Partito comunista dell’Unione Sovietica: N.d.T.], il tutto in un sistema sempre più centralizzato. In teoria, le pratiche sinodali dovrebbero permettere ai laici di esprimersi, ma sappiamo per esperienza che i sistemi sinodali, dal Concilio Vaticano II in poi, sono stati quasi esclusivamente sistemi di manipolazione dei gruppi.
Insomma, siamo sempre più favorevoli a dare importanza ai laici… alla sola condizione che questi laici siano d’accordo con i commissari dei soviet!
Ma la realtà ci raggiungerà, soprattutto perché è la realtà della Chiesa, che ha parole di vita eterna. I Vescovi «buoni» non resteranno sempre in silenzio e verranno in aiuto delle pecore senza pastori, sacerdoti e laici, che mantengono il Catechismo e la Santa Messa cattolica.

Paix Liturgique: Ma per tornare al motu proprio Traditionis custodes

Louis Renaudin: «Quale padre tra voi, se il figlio […] gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?» chiede Cristo (Lc 11, 11). Il Papa di ieri ha dato loro il pane che chiedevano. Aspetteranno pazientemente che il Papa di domani dia loro il pane, e non come un’elemosina, ma come ciò a cui hanno diritto in tutta libertà come figli di Dio. Nel frattempo, pregano, aspettano e fanno tutto il possibile per aiutare i sacerdoti, i religiosi e le religiose che soffrono.

(1) «Intendo accompagnare il motu proprio Traditionis custodes con una lettera, per illustrare i motivi che mi hanno spinto a questa decisione […] A distanza di tredici anni ho incaricato la Congregazione per la Dottrina della Fede di inviarVi un questionario sull’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum. Le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire» (lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il motu proprio «Traditionis custodes» sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970).

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