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domenica 25 giugno 2023

Monsignor Schneider: "Ecco l’eredità del pontificato di Benedetto XVI"

QUI la presentazione del volume di Aldo Maria Valli.
Luigi

20-6-23
Per gentile concessione dell’editore, propongo la prefazione di monsignor Athanasius Schneider per il mio libro Il pastore e i lupi. Ricordando Benedetto XVI.

L’eredità del pontificato di papa Benedetto XVI
di monsignor Athanasius Schneider*

Con la scomparsa di papa Benedetto XVI molti cattolici hanno sentito di aver perso un punto di riferimento chiaro e sicuro per la loro fede. Si può avere la sensazione di essere orfani. Possiamo dire che Benedetto XVI è stato un papa che ha posto al centro della sua vita personale e della vita della Chiesa la visione soprannaturale della fede e della perenne validità della sacra Tradizione della Chiesa, che ne costituisce la fonte e il pilastro insieme alla Sacra Scrittura. In questo senso l’atto più grande e benefico del suo pontificato è stato il motu proprio Summorum Pontificum con il pieno ripristino della tradizionale liturgia latina in tutte le sue espressioni: la santa Messa, i sacramenti e tutti gli altri riti sacri. Questo atto pontificio passerà alla storia come epocale. Papa Benedetto XVI afferma che il rito tradizionale della Santa Messa non è mai stato abrogato e dovrebbe rimanere sempre nella Chiesa, perché ciò che era santo per i nostri antenati e per i santi deve essere santo anche per noi e per le generazioni future. In un tempo, come fu dopo il Concilio Vaticano II, in cui vi fu all’interno della Chiesa un movimento quasi generale di rifiuto radicale del millenario rito liturgico della Santa Messa, e quindi di rottura con il principio stesso della Tradizione, il pontificato di Benedetto XVI è valso la pena per il solo motivo di aver emanato il motu proprio Summorum Pontificum, con il quale ha avuto inizio la guarigione della ferita nel Corpo della Chiesa, ferita provocata dall’atteggiamento di rifiuto e di odio della venerabile e millenaria regola della preghiera della Chiesa.

Il libro di Aldo Maria Valli ha il merito di fare memoria dell’insegnamento di Benedetto XVI, di mostrarne i contenuti principali e anche di ripercorrere la persecuzione di cui papa Ratzinger fu oggetto costante, proprio a causa della sua fede.

Nell’epoca dei mass media e dei social, strumenti che consumano le notizie con grande rapidità, la nostra memoria tende ad accorciarsi. Dal tempo in cui Benedetto XVI ha confermato con passione e sapienza i fratelli nella fede, ed è stato azzannato dai lupi, non sono passati molti anni, eppure la sua eredità rischia di essere già dimenticata. Doveroso è dunque riproporla in tutta la sua portata culturale e spirituale. E in questo senso il libro di Valli, giornalista che è stato testimone diretto del pontificato di Benedetto XVI, è un valido strumento.

Nel suo testamento spirituale papa Benedetto XVI ci ha lasciato tra l’altro la seguente breve frase sostanziale, che considero la più importante di tutte: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!”. Assistiamo ai nostri giorni nella vita della Chiesa a un processo di diluizione della fede cattolica e di adattamento allo spirito di eretici, miscredenti e apostati. Il tutto sotto il nome pretestuoso ed euforico di sinodalità e abusando dell’istituzione canonica di un sinodo. Una tale situazione è demoralizzante per tutti i veri cattolici. Quindi l’eredità di papa Benedetto XVI, che si esprime appunto nelle parole “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!” e nell’epocale Summorum Pontificum rimane una luce, un incoraggiamento e una consolazione. Questo papa è stato forte nella fede, vero amante della bellezza e della fermezza incorruttibili del rito tradizionale della Santa Messa, ha dato il primato alla preghiera, alla visione soprannaturale e all’eternità. Questa eredità, grazie all’intervento della Divina Provvidenza, che non abbandona mai la sua Chiesa, vincerà contro l’attuale enorme confusione dottrinale e l’apostasia strisciante soprattutto all’interno di una casta mondana e incredula di teologi, che sono i nuovi scribi, e quella di non pochi membri dell’alto clero, che sono i nuovi sadducei.

Papa Benedetto XVI ha fatto risplendere il suo motto episcopale Cooperatores veritatis, collaboratori della verità. Con questo motto vuole dire ancora oggi a ogni fedele cattolico, a ogni sacerdote, a ogni vescovo, a ogni cardinale e anche a papa Francesco: ciò che conta davvero è l’incrollabile fedeltà alla verità cattolica, alla costante e venerabile tradizione liturgica della Chiesa e al primato di Dio e dell’eternità.

Che Dio accolga le preghiere e le sofferenze spirituali offerte da papa Benedetto XVI nella sua vita ritirata, e conceda per il futuro della Chiesa vescovi e papi pienamente cattolici e pienamente apostolici. Perché, come disse san Paolo: “Non possiamo fare nulla contro la verità, ma solo per la verità” (2 Cor 13,8).

*vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana

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