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venerdì 16 giugno 2023

Echi tridentini in Carlo Porta (di cui ieri era l'anniversario della nascita) #carloporta #milano

Ieri, 15 giugno, ricorreva il 248 anniversario della nascita di un grande poemat milanese, Carlo Porta (1775-1821).
Cattolico anomalo (gli studi in collegio e in seminario lo allontanano dalla Chiesa gerarchica e da certe sue manifestazioni improntate a ipocrisia e corruzione),[oh ma guarda, i vizi del clero non sono una scoperta di questi ultimi anni di pontificato... n.d.r.] sa d’altra parte calare nella sua visione del mondo uno spirito naturaliter cristiano, non senza cenni che appaiono, in qualche modo, profetici.
Fra le tante, esclusi i grandi capolavori che purtroppo non si prestano alla nostra ricerca di “echi tridentini”, abbiamo privilegiato una lunga composizione dell’autunno 1816 dal titolo “On Funeral”, sottotitolo “El Miserere”. E’ la n. XLV dell’opera completa, così come è stata organizzata e curata da Dante Isella.

Il narratore, nel quale è facile riconoscere l’autore, sta tornando una mattina dal Verziere, dove si è mescolato con servi e accattoni alla ricerca di modi di dire tipici del popolo

(ironicamente parla di “scuola di lingua del Verziere”), quando capita per caso nella chiesa di San Fedele (di Manzoniana memoria), addobbata per un funerale d’alto bordo; entra, s’inginocchia e decide di partecipare al canto del Miserere insieme a un gruppo di preti parati per l’occasione.
Il guaio è che i due preti a lui più vicini sembrano interessati a tutto fuorché al sacro rito: cominciano subito a chiacchierare fitto fitto, in dialetto milanese, di argomenti che vanno dalle vivande ai vini, dalla politica alle osterie, finendo poi per attaccar briga con un soldato francese che entra in chiesa a un certo punto.

I versi in cui si accostano e accavallano le parole del salmo (in latino) e le chiacchiere dei due sciagurati (in milanese) sono efficacissimi e meritano – da parte dei non-milanesi – lo sforzo di accostarsi al testo originale, utilizzando la traduzione come sussidio saltuario.

Qui il nostro vecchio post in cui proponiamo il testo originale della poesia (una “canzone” a schema libero), sacrificando soltanto (per restare in termini ragionevoli) le prime quattro strofe, introduttive; il testo in milanese è in corsivo, le citazioni dal Miserere sono in carattere tondo e la traduzione.

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