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domenica 7 maggio 2023

Non possiamo prendere sul serio questo Sinodo

La maggior parte del commentario proveniente dal sinodo è espresso in termini personali e immediati, tratti da alcuni dei lati più dubbi della cultura attuale del mondo sviluppato: termini come "inclusione", "barriere", "emarginazione", "impotenza" – in particolare per quanto riguarda LGBTQ +, donne e divorziati risposati senza annullamento, vale a dire gruppi di interesse per i media laici e per uno Stato sempre più invadente e anticristiano.
Questa traduzione è stata realizzata grazie alle donazioni dei lettori di MiL.
Luigi

Robert RoyalThe Catholic Thing, 17/04/2023

Nel periodo di massimo splendore della Teologia della Liberazione, i teorici del movimento avevano spesso sostenuto che non era sufficiente per la Chiesa prendersi cura di coloro che sono feriti da ingiustizie politiche ed economiche – più o meno quello che Papa Francesco ha definito "ospedale da campo". I teologi della liberazione avevano richiesto indagini per capire perché i corpi galleggiavano a valle e di risalire il corso del fiume per trovare e affrontare le cause. I teologi della liberazione non erano però molto bravi nel farlo. (La maggior parte delle figure della Chiesa non lo sono, perché la loro formazione non è in filosofia politica, in economia o in questioni di sicurezza). Spesso applicavano quelle che erano già chiaramente semplicistiche e screditate categorie marxiste a situazioni dell'America Latina e altri Paesi del mondo in via di sviluppo, dove il socialismo "scientifico" di Marx non si adattava correttamente.

Tutto questo mi è tornato in mente pensando all'Instrumentum laboris, il "Piano di lavoro", per il Sinodo di ottobre sulla sinodalità, che si scriverà nei prossimi giorni a Roma. (Sarò a Roma alla fine di questa settimana e spero di riferire sul processo e sui risultati, che saranno presentati in una conferenza stampa giovedì). Mi ricorda la Teologia della Liberazione perché l'approccio generale al Sinodo, finora, sembra cercare di affrontare le attuali sfide del "camminare insieme" senza indagare molto su come e perché mai, in questo frangente, affrontiamo questioni così radicali. Quali che fossero i suoi difetti, la Teologia della Liberazione non si sarebbe mai accontentata di un trattamento così superficiale.

Invece, la maggior parte del commentario proveniente dal sinodo è espresso in termini personali e immediati, tratti da alcuni dei lati più dubbi della cultura attuale del mondo sviluppato: termini come "inclusione", "barriere", "emarginazione", "impotenza" – in particolare per quanto riguarda LGBTQ +, donne e divorziati risposati senza annullamento, vale a dire gruppi di interesse per i media laici e per uno Stato sempre più invadente e anticristiano.

Allo stesso tempo, ci sono grandi affermazioni sull'azione dello Spirito Santo nel processo del sinodo, nonostante le confusioni e le contraddizioni che hanno ovunque segnato le riunioni sinodali. Nessuno ha chiesto il mio consiglio sull'Instrumentum Laboris – e sono abbastanza felice di non essere stato interpellato. Ma se dovessi essere interpellato, alcuni suggerimenti di base potrebbero evitare alcuni dei problemi più evidenti.

Primo, si parli con parsimonia dello Spirito Santo. Secondo una fonte autorevole, il peccato contro lo Spirito Santo è quello che non deve essere perdonato. Qualunque cosa quegli intendesse dire, la Chiesa deve stare attenta nel rivendicare l'ispirazione divina, specialmente per le riunioni in cui anche i partecipanti spesso si chiedono che cosa stanno facendo, per non parlare degli aspetti negativi del lavoro di commissione.

Già un secolo fa, il grande poeta irlandese W. B. Yeats – che sapeva un po' come usare le parole – notò un problema che da allora è soltanto aumentato:

"Lo Spirito Santo è una fonte intellettuale", e i Vescovi credevano che lo Spirito Santo si sarebbe mostrato nella decorazione e nell'architettura, nei modi quotidiani e nello stile scritto. Quale uomo devoto può leggere senza orrore le Pastorali della nostra Gerarchia, con uno stile rancido, grossolano e vago come quello dei quotidiani?

Segue un secondo punto: se è bene che le persone si ascoltino a vicenda – come il sinodo sembra non stancarsi mai di ripetere – è ancora meglio ascoltare lo Spirito Santo. Papa Francesco ha giustamente definito la divinità cristiana un "Dio delle sorprese". Ma sarebbe davvero sorprendente se lo Spirito fosse solo un'eco del mondo secolare – esso stesso in profondo disordine e tumulto in questi giorni. Da quando gli Apostoli hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo, la Chiesa ha inteso come propria missione non solo ascoltare le persone "lì dove sono", secondo il gergo corrente, ma anche insegnare – perché la Chiesa stessa è stata istruita dallo Spirito Santo.

La Chiesa ha insegnato negli ultimi cinquant'anni e più? Abbiamo avuto una grande serie di encicliche di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ma quanto di questo insegnamento si è fatto strada nelle parrocchie cattoliche, nelle scuole e nei programmi di formazione? E con quanta forza la Chiesa ha combattuto la minaccia alle famiglie, a causa della diseducazione e del male vero e proprio insegnato dallo Stato moderno – che sta anche cercando di diffondere i propri errori nel mondo?

Io stesso andrei un po' più cauto sul tema della gioia: la gioia è una parte centrale della fede in Cristo, ma lo è anche la comprensione che la vita in questo mondo è una lotta. Gli amici evangelici mi dicono che spesso le loro chiese si sfiniscono cercando sempre di mostrare un volto felice e positivo.

Per ragioni simili, modererei anche l'enfasi sulla dignità di tutti gli esseri umani. Qualsiasi cattolico può essere d'accordo con questo – dal concepimento alla morte naturale – ma quando scivola nel considerare le opinioni di tutti come di uguale valore nel dialogo, non siamo solo al di fuori della fede, siamo al di fuori della saggezza dell'esperienza umana.

I vescovi canadesi e statunitensi hanno recentemente pubblicato un rapporto di 40 pagine sulla "fase continentale" nordamericana del Sinodo sulla sinodalità, che sarà utilizzato – insieme ad altri rapporti continentali – a Roma questa settimana per preparare il documento di lavoro. Un buon editor avrebbe potuto condensare il materiale in 5 pagine. E le parole "redenzione", "pentimento", "misericordia", "perdono", per non parlare di questioni eterne come l'inferno del paradiso, non appaiono mai. E c'è solo un'allusione al fatto che siamo tutti "spezzati e peccatori". Quindi, per cosa stiamo ascoltando lo Spirito, se non per una migliore vita sociale nella Chiesa? L'eternità non merita qualche considerazione?

Tuttavia, mescolati con le solite preoccupazioni secolari, come indicato sopra, di tanto in tanto sbirciano altri punti, forse più fruttuosi. Si sente una voce molto più universale dei cattolici ordinari in osservazioni come questa: "Ci sono tensioni per quanto riguarda il lasciare che la cultura popolare entri nella vita delle parrocchie. C'è uno tsunami di cultura che minaccia di travolgerci". E da ciò segue il desiderio generale di una vera formazione su come dialogare all'interno della Chiesa e di come evangelizzare all'esterno. Ho notato un desiderio simile nel Sinodo sui giovani del 2018, giovani che iniziano la loro vita e chiedono alla Chiesa di essere istruiti su come vivere la fede – e non ottengono molte risposte.

Gli stessi vescovi in realtà fanno alcune osservazioni taglienti, a cominciare da: "La gente non sa a cosa serve il Sinodo sulla sinodalità. Non capiscono lo scopo, non riescono a capire cosa si sta cercando di raggiungere". E ancora: "Alcune polarizzazioni sorgono all'interno della Chiesa, mentre altre hanno origine nella società più ampia e sono trasposte nella Chiesa". Ci sono dibattiti in corso all'interno della Chiesa, naturalmente. Ma è difficile non vedere l'attuale mania per le questioni LGBTQ +, ad esempio, come per lo più guidata da forze al di fuori della Scrittura e della Tradizione. La Chiesa potrebbe fare un lavoro migliore lavorando con le minoranze sessuali. Ma non può essere la Chiesa Cattolica, nonostante diversi Cardinali che guidano il Sinodo lo vorrebbero, ignorando gli insegnamenti biblici o cercando pateticamente di sollevare dubbi su cose che sono state decise da millenni.

Quindi non è stata del tutto una sorpresa che ci fosse anche questo nel rapporto:

I vescovi erano grati per le conversazioni spirituali e le preghiere che sono state presenti durante l'intero sforzo sinodale. Hanno anche notato che questo aspetto, e la sua relazione con il discernimento ecclesiale, è vitale per vivere il modo della Chiesa che evita le abitudini polarizzanti della società più ampia in Nord America. "Se vogliamo essere persone di dialogo, dobbiamo prima avere un dialogo con Dio: la sinodalità deve essere basata su un dialogo con le Scritture e il Signore".

C'è la classica saggezza e il classico realismo cattolico in queste parole. Sapremo alla fine di questa settimana se le teste nordamericane un po' più fredde influenzeranno il piano di lavoro globale, o se l'agenda sarà fissata dai venti tempestosi provenienti dalla Germania.