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martedì 9 maggio 2023

Grande musica a Westminster: riportiamola in casa cattolica e "Quando anche i Papi venivano incoronati"

Riportiamo due articoli molto interessanti della Bussola relativi all'incoronazione di Carlo III di sabato scorso.
Purtroppo tocca rilevare che dovremmo imparare qualcosa dagli eretici anglicani: "E allora perché a distanza di sei decenni da allora, nell'anno del Signore 2023, l'attenzione del mondo intero puntava sull'abbazia di Westminster, cercando oltremanica cerimoniali simili a quelli che un tempo si svolgevano oltretevere?".
Luigi

Grande musica a Westminster: riportiamola in casa cattolica

08-05-2023, Aurelio Porfiri, La Nuova Bussola Quotidiana
Anche chi non è anglicano non avrà potuto fare a meno di apprezzare l'alto livello musicale e la solennità della cerimonia di incoronazione di Carlo III. E da noi? Da mezzo secolo troviamo solo canzonette, con l'illusione di essere al passo con i tempi. Non serve una conversione ecologica, ma una conversione estetica.
Si è svolta sabato 6 maggio la cerimonia di incoronazione di re Carlo III, che succede alla madre regina Elisabetta. Milioni di persone in tutto il mondo hanno seguito questo evento, quale che sia la loro nazionalità e religione. Molti commenteranno sulla presenza del principe Harry, sulle varie persone intervenute e via dicendo. È in effetti uno di quegli eventi in cui si può dire che tutto il mondo assiste.
Ovviamente come cattolici sappiamo bene che la comunità anglicana è il risultato di uno scisma perpetrato alcuni secoli fa nei confronti della Chiesa cattolica. Questo non toglie che non possiamo fare alcuni rilievi che potrebbero essere anche utili a riflettere su quello che succede da noi. D’altronde l’ecumenismo ci ha insegnato ad apprezzare molto le altre religioni, spesso a scapito della nostra.
Secondo le fonti di Buckingham Palace, il Re in persona ha supervisionato le scelte per il programma musicale.
In effetti sappiamo come Carlo III ami molto la musica e si è sempre distinto per essere un patrono delle arti. Nei brani eseguiti per la cerimonia ci sono molte composizioni scritte per l’occasione. Un programma di grande livello, eseguito in modo eccellente sotto la direzione del maestro di coro di Westminster Abbey Andrew Nethsinga. La cerimonia era veramente di grande solennità e bellezza visiva, un qualcosa a cui i cattolici purtroppo oramai non sono più abituati. Eppure anche chi anglicano non è, non ha potuto fare a meno di ammirare la bellezza dell’insieme, una bellezza che veramente attrae alle cose soprannaturali. C’era ovviamente qualche concessione ai tempi moderni, ma nell’insieme era veramente ammirevole.

Da noi cosa c’è di paragonabile? L’incoronazione di un Papa (perdono, la Messa di inizio Pontificato)? Veramente non ci facciamo una bella figura. Eppure, guardando la Messa di incoronazione di Giovanni XXIII (disponibile su YouTube), ci si rende conto di come anche da noi un tempo si conosceva cosa significa solennità, cosa significa grande musica. Oggi invece l’unica cosa che conta è l’ambiente sostenibile, a nessuno importa se la musica è insostenibile.

Da noi nel Medioevo il Papa voleva sapere chi avrebbe cantato il salmo e si dice che san Gregorio Magno avesse grande cura per la sua Schola Cantorum, da cui uscirono molti altri Pontefici. Oggi a quanti vescovi interessa veramente la qualità della musica sacra nella propria diocesi? Interessa piuttosto essere al passo con i “tempi moderni”, che nessuno capisce cosa voglia veramente dire. Si inseguono i giovani, ascoltiamo i giovani, impariamo dai giovani…ma loro da chi imparano?

Oggi avremmo bisogno di una conversione estetica, di tornare veramente alla bellezza che ci parla di Dio. Invece l’unica conversione che conta è quella ecologica. Senza bellezza e con le nuove divinità ecologiche avremo forse un mondo sostenibile, ma una vita insopportabile. Hanno devastato la vigna del Signore, l’uva è avvelenata, i grappoli sono amari. Fino a quando, Signore? Fino a quando?



BORGO PIO, 08-05-2023


Proprio oggi qui su La Bussola Aurelio Porfiri osserva che da noi – nella Chiesa cattolica, e in genere nel resto d'Europa – non c'è rimasto molto di paragonabile alla solennità vista al momento dell'incoronazione di Carlo III a Westminster. Ma c'era fino a non molti decenni fa: «Guardando la Messa di incoronazione di Giovanni XXIII», scrive Porfiri, «ci si rende conto di come anche da noi un tempo si conosceva cosa significa solennità, cosa significa grande musica» e, aggiungiamo, ricchezza di simboli.
La "corona" del Papa era la tiara e l'ultimo a riceverla fu San Paolo VI nel 1963. Si trattava di un copricapo di forma conica, cinto da tre corone (in origine una sola, come si vede in un ritratto di Innocenzo III), il cui triplice significato era espresso dalla formula con cui il cardinale protodiacono la deponeva sul capo del nuovo pontefice: «Ricevi la tiara ornata di tre corone, e sappi che tu sei il Padre dei Principi e dei Re, il Rettore del Mondo e il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo sulla terra, a cui solo è dovuto onore e gloria nei secoli dei secoli».

Significato così desueto da meritare l'abbandono? Certo il pontefice non è più il "rettore" del mondo sul piano temporale, ma di sicuro il ruolo internazionale della Santa Sede non è venuto meno. Inoltre questa formula, mentre ne esaltava il ministero, ricordava al neoeletto che «solo» al Signore «è dovuto onore e gloria». Per la serie: siedi sulla cattedra suprema, ma non montarti la testa. Così come l'atto di bruciare uno stoppino per tre volte, ammonendolo: «Sancte Pater, sic transit gloria mundi» («Santo Padre, così passa la gloria di questo mondo»).

San Giovanni Paolo II osservò che «forse ingiustamente, è stato considerato come simbolo del potere temporale». Pur affermando di non volerne riprenderne l'uso, ne suggerì un'interpretazione ulteriore: «E forse nel passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua “sacra potestà” in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione».

A ogni modo, nel fermento degli anni conciliari e postconciliari si era ritenuto opportuno accantonare buona parte dei riti e dei simboli che contrassegnavano il Papato (con qualche eccesso di semplificazione e non poco fervore pauperista) a cominciare proprio dalla tiara di Paolo VI, venduta all'asta. L'incoronazione fu sostituita da una Messa di "inaugurazione" del ministero petrino. La gente si scandalizza, certi riti non sono al passo con i tempi (forse con i tempi di allora), si diceva ogni volta che si mandava qualcosa nelle sacre soffitte. E allora perché a distanza di sei decenni da allora, nell'anno del Signore 2023, l'attenzione del mondo intero puntava sull'abbazia di Westminster, cercando oltremanica cerimoniali simili a quelli che un tempo si svolgevano oltretevere?