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giovedì 20 aprile 2023

Manifesti a Ravenna contro l'aborto

Riceviamo e pubblichiamo una bella notizia da Ravenna: «Hanno divulgato l’assassinio dell’aborto che è un vero omicidio facendolo passare per un segno del progresso civile».
Sul film sul celebre esorcista don Gabriele Amorth vedere QUI.
Luigi

DON GABRIELE AMORTH, MANIFESTI A RAVENNA IN SUO ONORE RICORDANO LA FRANCHEZZA DELLE SUE DICHIARAZIONI CONTRO L’ABORTO

Il celebre esorcista della Diocesi di Roma, interpretato da Russell Crowe nel film in uscita nelle sale cinematografiche, si era battuto pubblicamente per la conservazione dell’antico Rituale Romanum: «Il demonio teme il latino». Il permesso del Vaticano frutto della sua battaglia fu controfirmato dal cervese monsignor Mario Marini

In occasione della distribuzione nelle sale cinematografiche del film di Julius Avery «L’esorcista del Papa» nel quale don Gabriele Amorth è interpretato dal Premio Oscar Russell Crowe, l’Associazione Culturale San Michele Arcangelo ha diffuso nelle vie di Ravenna un manifesto che intende rendere omaggio al coraggioso religioso della Società San Paolo, che ha dedicato al ministero della cura dei sofferenti – posseduti o vessati dai demoni – la parte pubblicamente più conosciuta della sua vita sacerdotale, dal 1986 alla sua morte, nel 2016.

Al di là di alcuni aspetti discutibili della pellicola, che indulge ad un gratuito gusto dell’orrido in alcune scene e alle leggende nere pregiudizialmente anticlericali in altre parti, il film ripropone alcuni tratti autentici della vita del sacerdote. Il celebre esorcista era stato giurista, giornalista, mariologo; era un uomo dotato di senso dell’umorismo e della leggerezza, equilibrato nello svolgere la sua delicata attività pastorale, tanto da riconoscere l’esigenza di procedere a diagnosi differenziali nell’ambito dei casi complessi o dubbi che gli venivano presentati attraverso il consulto di psichiatri e psicoterapeuti. L’interpretazione di Crowe restituisce con autentica arte questi tratti della vera personalità dell’esorcista della diocesi di Roma, che - come ulteriormente evocato dal film - in gioventù aveva combattuto, durante la guerra civile 1943-1945, come partigiano bianco nella Brigata Italia del Corpo Volontari della Libertà e che fu, per questo, fregiato della Croce al Valor Militare.

Don Amorth si era battuto con impegno, anche attraverso i suoi libri cui è liberamente ispirata la pellicola - «Un esorcista racconta», «Nuovi racconti di un esorcista» ed «Esorcisti e psichiatri» - affinché fosse conservato come insostituibile strumento nella lotta alla liberazione contro i demoni il «Rituale Romanum» che contiene, al Titolo XII, potenti preghiere per la liberazione degli ossessi dai demoni oltreché preziose norme, promulgato dopo il Concilio di Trento nel 1614 da papa Paolo V, nuovamente edito nel 1952 da papa Pio XII. Questa battaglia nel film viene evocata allorché Crowe afferma che «il demonio teme il latino» ed invita il suo giovane assistente spagnolo ad utilizzare l’antico Rituale. La battaglia per la conservazione del prezioso testo ufficiale fu coronata da successo, poiché gli esorcisti da lui guidati ottennero un permesso speciale dalla Santa Sede per continuare ad avvalersene, grazie all’intervento dei cardinali Joseph Ratzinger e Jorge Arturo Medina Estévez. La Notificazione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 27 gennaio 1999 che conferisce agli esorcisti tuttora questa facoltà reca la firma dell’allora sottosegretario del dicastero, monsignor Mario Marini, prelato di origine cervese, scomparso nel 2009.

L’esorcista della diocesi di Roma, profondamente onesto e franco nelle relazioni con ecclesiastici di alto livello gerarchico – ulteriore aspetto del suo carattere che il film evoca – sfuggendo a qualsiasi adulazione, non temeva di dire le verità più scomode pubblicamente.

Don Amorth aveva testualmente dichiarato, in un’intervista concessa a Tv2000, emittente della Conferenza Episcopale Italiana: «Hanno divulgato l’assassinio dell’aborto che è un vero omicidio facendolo passare per un segno del progresso civile». Affermazione icastica che l’Associazione ha voluto riproporre nei cartelloni affissi a Ravenna rendendo omaggio ad un grande combattente, dedito fino alla fine dei suoi giorni ad alleviare le sofferenze di molte persone che accorrevano a lui da ogni dove, afflitte da disagi psichici in alcuni casi, in altri casi da un male profondo, oscuro e preternaturale.