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martedì 4 aprile 2023

Difesa della Messa tradizionale: 78ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi

78a SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI AGLI UFFICI DELL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Dovremmo forse credere alle voci che ancora una volta circolano su un documento di liturgia anti-tradizionale che il Dicastero per il Culto divino starebbe preparando in vista di una sua imminente uscita? Il documento ribadirebbe la "marginalità" di questa liturgia e la "normalità" della nuova liturgia. Sono già stati pubblicati quattro documenti uno dopo l'altro: il motu Traditionis Custodes, i Responsa del Culto Divino, la costituzione Desiderio desideravi, e infine il Rescritto ex Audientia, tutti martellando lo stesso messaggio: dobbiamo abbandonare la "lex orandi" preconciliare! E ora un quinto? Questa sarebbe la prova lampante che non si la può uccidere. Una prova che tutti questi testi, per quanto dannosi, in realtà non si stanno applicando nella loro radicalità, perché inapplicabili. Un rito liturgico, infatti, che il Concilio di Trento aveva riconosciuto come luce dogmatica sul Santo Sacrificio della Messa, e che è sopravvissuto con la sola forza del sensus fidei per oltre cinquant'anni, non può morire.

Se venisse pubblicato un nuovo testo, sarebbe un non evento. Per un'analisi corretta, dobbiamo guardare altrove e considerare che oggi si sta preparando una nuova pagina della storia dell'era post-Vaticano II. Lo dimostrano diversi segnali politici.

Il 22 marzo, monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina, vicino a Roma, è stato eletto alla guida della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea (COMECE), subentrando al cardinale Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, molto progressista e considerato il "successore" di Papa Francesco. L'accoglienza del neoeletto presidente è stata fredda a Santa Marta. Il nuovo presidente è un amico intimo del molto "ratzingeriano" cardinale Angelo Bagnasco, che era presidente della Conferenza episcopale italiana e che lo aveva nominato segretario della Conferenza. Il nome di Crociata è legato alla storica gaffe del comunicato del 13 marzo 2013 in cui la Conferenza si congratulava non con il cardinale Bergoglio, ma... con il cardinale Angelo Scola per la sua elezione al soglio pontificio! Il COMECE, di cui Crociata assume la direzione, è un luogo di influenza, come il Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa, che era un baluardo del cardinale Martini, ma che da tempo è passato sotto la guida di prelati classici, Erdö di Budapest, Bagnasco di Genova, ora Grušas, di Vilnius.

E se guardiamo alla Conferenza episcopale italiana, vediamo che è presieduta dal cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna, che è certamente nominato dal Papa, ma che è visto come un'alternativa di "rifocalizzazione" in caso di cambio di pontificato. Infatti, non lo abbiamo visto lo scorso ottobre prendersi la briga di aprire il pellegrinaggio Summorum Pontificum a Roma presiedendo ai vespri pontificali al Pantheon dei Martiri come qualcosa di assolutamente normale?

Sinodalità, sinodalità! Un puro slogan, che serve da vessillo per le ultime battaglie degli ultraconciliari. Così come i successivi testi, in fondo irrisori, che portano l'offensiva di Traditionis Custodes, i quali hanno infatti avuto l'effetto di sottolineare l'importanza della "lex orandi" tradizionale, e inoltre anche in fin dei conti la non accettazione del Concilio che essa rappresenta: più che mai la Messa tradizionale sta diventando un simbolo, ben oltre i tradizionalisti, ma anche per i conservatori che non vogliono che la Chiesa muoia come pare stia succedendo sotto i nostri occhi. Ci sono tutte le ragioni per credere che il tema della sinodalità non sarà un successo nelle Congregazioni generali che precederanno il prossimo conclave. Già la questione della libertà della liturgia tradizionale sarà un "segno distintivo" sia per il campo conservatore che per la tendenza transazionale che potrebbe prevalere.

Per quanto ci riguarda, noi, legati a questa liturgia perenne della Chiesa di Roma, continuiamo a vegliare e a pregare, umilmente, semplicemente, permanentemente. Chiediamo ai pastori che ci governeranno domani la piena e totale libertà della liturgia tradizionale. E continuiamo senza sosta a recitare il rosario tutti i mercoledì, alle 17.00 a Saint-Georges de La Villette, ogni domenica, alle 18.15 davanti a Notre-Dame du Travail, e anche davanti agli uffici dell'arcidiocesi, al 10 di rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13.00 alle 13.30.