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giovedì 30 marzo 2023

Nicaragua. Un altro schiaffo di Daniel Ortega alla Chiesa. E ora?

Nella foto a destra il Vescovo mons. Rolando Álvarez in divisa carceraria: "La sera di sabato scorso, Ortega ha aggiunto alla sua serie di schiaffi alla chiesa un ulteriore gesto di umiliazione: far apparire il vescovo Álvarez con la divisa di carcerato [...] Nel frattempo la libertà religiosa in Nicaragua a molti nella gerarchia cattolica non sembra preoccupare più di tanto".
Neppure, sembra, a Francesco,
Luigi

Il Sismografo, 27- 2023
(a cura Redazione "Il sismografo") Daniel Ortega, dittatore nicaraguense da oltre 20 anni al potere insieme con la moglie, la Vicepresidente Rosario Murillo, da qualche anno si diverte a schiaffeggiare il Vaticano e la sua diplomazia. Già nel 1986 sequestrò mons. Pablo Vega, vescovo di Juigalpa. Dopo un processo lampo lo fece deportare in poche ore nella confinante Honduras. Nel 2019 arrivò un altro schiaffo. Ortega fece sul Vaticano ogni tipo di pressione e di minaccia nel caso di mons. Silvio Báez, Ausiliare di Managua, rilevante difensore dei diritti umani, al punto che venne espatriato con il consenso di Papa Francesco, vicenda tuttora non chiara. La versione ufficiale della Santa Sede diceva che il Pontefice lo voleva per un’importante missione in Vaticano, invece il vescovo dal 2019 si trova a Miami dove tuttora lavora con l'esilio nicaraguense. Non c'era nessuna missione speciale per lui a Roma e quindi il presule se ne andò volontariamente negli Stati Uniti.
Un anno fa, Daniel Ortega ordinò senza motivi e nel giro di qualche ora l'espulsione del Nunzio, mons. Waldemar Stanisław Sommertag, che pure era stato molto benevolo con la dittatura tentando qualche approccio tra il governo e l’Episcopato, anche se sempre rifiutato tenacemente dai vescovi.
E ora con l'arresto, il processo sommario e la condanna a oltre 26 anni di mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e Amministratore apostolico di Estelí, la dittatura nicaraguense radicalizza la sua repressione contro la Chiesa cattolica. La sera di sabato scorso, Ortega ha aggiunto alla sua serie di schiaffi alla chiesa un ulteriore gesto di umiliazione: far apparire il vescovo Álvarez con la divisa di carcerato. Non è mancato il 'tocco' macabro, frutto del suo squilibrio mentale: ordinare che si facessero fotografie del prelato insieme ai suoi due fratelli seduti a fare colazione in una stanza addobbata apposta per farla apparire come qualcosa di elegante. La scenografia corrisponde a quanto da mesi circola spesso negli ambienti diplomatici, e cioè, che il vescovo agli arresti domiciliari ha sempre vissuto in case di lusso dei suoi amici ricchi, e ora in carcere vive in ambienti alberghieri. Tutto falso.

Altri schiaffi incassati dalla chiesa e sui quali il Santo Padre non ha fatto riferimenti pubblici sono per esempio:
Sacerdoti arrestati e processati con svariate accuse, false, e in pratica condannati senza processo o con giudici nominati dal governo
Decine e decine di persone deportate, a volte senza documenti personali
Espulse dal Paese congregazioni religiose con accuse del tipo “sospetto traffico di armi di distruzione di massa”
Chiusura di decine di media cattolici (radioemittenti, giornali, riviste, pubblicazioni di istituzioni accademiche)
I primi giorni di febbraio, il totale di università e centri accademici superiori messi fuorilegge ha raggiunto la cifra di 14 (inclusi gli atenei cattolici)
Campagne di stampa contro singole persone, vescovi inclusi, allo scopo di screditarle anche moralmente
Tecniche comunicative martellanti per infangare con calunnie e insulti il Pontefice, membri della gerarchia vaticana e degli Episcopati
Vietate tutte le espressioni pubbliche della fede cattolica: celebrazioni eucaristiche fuori dalla chiesa, processioni religiose, in particolare quelle delle feste patronali, ecc.
Controllo con la polizia municipale o paramilitari sandinisti degli ingressi a case private e luoghi di culto (soprattutto di vescovi, parroci e laici conosciuti per la loro influenza religiosa).

Nel frattempo la libertà religiosa in Nicaragua a molti nella gerarchia cattolica non sembra preoccupare più di tanto.