Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 925 pubblicata da Paix Liturgique il 10 marzo 2023, in cui è riportato il breve intervento che Christian Marquant, presidente di Oremus, ha tenuto il 20 febbraio scorso come introduzione al colloquio del Centre international d’Études liturgiques «ROMA 2023»: un incontro di studio su cui torneremo con prossimi post.
L.V.
Il Centre international d’Études liturgiques è stato fondato nel 1994 nel contesto dello sviluppo della liturgia tradizionale dopo la promulgazione della lettera apostolica Ecclesia Dei di san Giovanni Paolo II in forma di motu proprio del 2 luglio 1988. Il suo scopo era quello di «facilitare la pietà attraverso una migliore conoscenza dei tesori della liturgia della Chiesa».
Va ricordato che, almeno ufficialmente, la liturgia tradizionale non aveva posto nella Chiesa fino a quella data (tra il 1969 e il 1985).
Tuttavia, grazie alla comparsa degli istituti tradizionali, l’usus antiquior conobbe una crescita molto importante in Francia e in molte altre parti del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Germania, Italia ecc.
Questa crescita ha interessato molti giovani e molte famiglie, preoccupate per l’educazione cristiana dei loro figli, che non conoscevano la situazione prima del 1969, ma che avevano aderito con entusiasmo alla liturgia tradizionale per la sua coerenza con la loro fede e spiritualità.
È naturale che desiderassero approfondire la conoscenza di una liturgia tradizionale che sembrava assente dagli interessi degli uomini di Chiesa, quando non era osteggiata da molti pastori e dalle istituzioni ecclesiali, che spesso, non contenti di ignorare la questione, la respingevano ricorrendo ad argomentazioni che apparivano ai laici colti come incomplete o addirittura errate, superate, infondate o di parte.
È all’interno del movimento avviato da Oremus che è nata l’idea di dare uno sguardo più scientifico alla liturgia tradizionale.
Il primo progetto fu quello di ripubblicare vecchi libri pubblicati agli inizi della riforma liturgica, come quelli di padre Louis Bouyer. Ma ben presto ci si rese conto che queste opere, spesso eccellenti, non erano sufficienti a rispondere ai problemi che si presentavano in una situazione di installazione della riforma, e che era indispensabile aggiornare e perfezionare le vecchie analisi.
È nata così l’idea di creare un momento, un’occasione, un luogo in cui specialisti di vari settori potessero esprimersi su tutti gli aspetti della liturgia malata di crisi.
È nato il Centre international d’Études liturgiques.
Ma spettava ai laici realizzare questa iniziativa? Lo è stato per due motivi:
- il primo è che abbiamo preso alla lettera gli inviti della gerarchia che, fin dal Concilio ecumenico Vaticano II, invitava i laici a responsabilizzarsi con iniziative proprie;
- il secondo è che abbiamo voluto preservare gli istituti Ecclesia Dei, la cui fragile situazione li spingeva a non proporsi in quello che poteva sembrare un desiderio di riconquista.
Tuttavia va notato che, fin dall’inizio e fino ad oggi, i dirigenti del Centre international d’Études liturgiques hanno istituito un comitato scientifico il cui scopo era quello di garantire la qualità del lavoro a livello universitario.
Così, dal 1994 al 2003, il Centre international d’Études liturgiques ha organizzato undici colloqui universitari di tre giorni in Francia, a Roma e l’ultimo ad Oxford, con professori e ricercatori che hanno esposto le loro riflessioni sui vari aspetti teologici, canonici, storici e spirituali della liturgia perennis.
I temi sono stati:
- la liturgia come tesoro della Chiesa;
- la venerazione e l’amministrazione dell’Eucaristia;
- l’altare ed il sacrificio;
- il sacerdozio gerarchico ed il sacerdozio comune nella celebrazione dell’Eucaristia;
- aspetti storici e teologici del Messale Romano;
- la presenza di Cristo nella liturgia;
- fede e liturgia;
- Liturgia e Sacro;
- liturgia, partecipazione, musica sacra;
- Roma, madre e maestra della liturgia;
- e un simposio in inglese, The Genius of the Roman Rite.
Il prof. Rubén Peretó Rivas vi parlerà dell’edizione di conferenze selezionate che ha curato. Ma prima di ciò, il Centre international d’Études liturgiques pubblicava regolarmente gli atti di questi colloqui, oggi introvabili, in cinque lingue, che venivano inviati a più di mille Vescovi, università e comunità religiose in tutto il mondo. Ciò lo ha posto tra i pionieri di una rinascita dell’interesse per la tradizione liturgica, nell’ambito di quello che il card. Joseph Ratzinger ha definito il «nuovo movimento liturgico». Questi colloqui hanno aggiornato e arricchito i dibattiti già avviati e hanno aperto nuove aree di lavoro.
Ma questo è un argomento su cui il prof. Rubén Peretó Rivas tornerà più avanti.
Per concludere, vorrei fare tre osservazioni:
- personalità di spicco in campo liturgico che non erano tra noi, in particolare padre Pierre-Marie Gy O.P., si interessarono a questa iniziativa fin dal suo inizio e vi parteciparono, anche se le prove e gli errori del primo colloquio lo fecero sorridere. Era, come diciamo oggi, sfidato dall’approccio e dai laici che si erano dati completamente a questa impresa e, diciamolo pure, preoccupato dai frutti intellettuali che essa poteva produrre. Era una persona complessa, che su un certo numero di questioni è stata portata – forse tatticamente – a «lasciarsi andare». Per amor di aneddoto, citerò il fatto che ci confessò che se l’Abbazia di San Pietro di Solesmes si fosse schierata contro la riforma liturgica, il volto della guerra liturgica sarebbe cambiato;
- molte personalità hanno incoraggiato il Centre international d’Études liturgiques, Vescovi, anche residenziali, come mons. Georges Lagrange, Vescovo di Gap, e alti prelati, come il card. Alfons Maria Stickler S.D.B., Prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, la cui conferenza ha aperto il nostro primo colloquio, il card. Silvio Angelo Pio Oddi, già Prefetto della Congregazione per il Clero, e il card. Jorge Arturo Medina Estévez, che aveva appena lasciato il suo incarico di Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, quando intervenne lui stesso in uno dei colloqui;
- infine, va aggiunto che il successo dell’iniziativa è stato internazionale. Il Centre international d’Études liturgiques ha riunito fino a diciotto delegazioni nazionali provenienti da Europa, America (compreso il Cile), Asia e Filippine. Senza contare i notevoli sviluppi nel mondo anglosassone, dove si sono tenuti numerosi incontri e colloqui, in particolare ad Oxford, sotto il nome di CIEL-UK.
L’avvento di Papa Benedetto XVI, che ha fatto della questione liturgica un elemento del suo Pontificato, sembrava rendere meno urgente la continuazione delle nostre attività. Le attività sono riprese a Roma dal 2020.
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