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giovedì 2 marzo 2023

Benedetto XVI: lo shoccante travisamento del card. Cupich #benedettoxvi


Un'utile traduzione di Marco Tosatti.
Il travisamento totale su Benedetto XVI e l'omosessualità.
Luigi


27 Febbraio 2023 
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella traduzione di Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore questo articolo di Phil Lawler, apparso su Catholic Culture. Buona lettura e diffusione.

Il travisamento scioccante del cardinale Cupich su papa Benedetto
Di Phil Lawler

Prendendo spunto dal cardinale McElroy — e ignorando i forti avvertimenti fatti, tra gli altri, dall’arcivescovo Aquila e dall’arcivescovo Naumann — il cardinale Blase Cupich di Chicago ha scritto un editoriale sul suo giornale arcidiocesano chiedendo la piena inclusione degli omosessuali attivi nella vita della Chiesa.
In realtà il cardinale non parla di omosessualità nella sua rubrica. Ma chiunque abbia familiarità con gli attuali dibattiti all’interno della Chiesa saprà cosa intende quando egli lamenta che: “Ci sono voci che insistono sul fatto che la Chiesa deve escludere i peccatori da una più piena partecipazione alla vita della Chiesa fino a quando non si saranno riformati, per rispetto della giustizia di Dio.”

Il cardinale Cupich si ferma prima di dire che gli omosessuali attivi dovrebbero essere ammessi alla Comunione, ma la sua argomentazione porta chiaramente a questa conclusione. E naturalmente la stessa logica suggerirebbe di accogliere nell’Eucaristia tutti quei cattolici che sono divorziati e risposati, o che sostengono l’aborto legale, o che si fanno beffe degli insegnamenti della Chiesa su altre questioni morali.

Ormai, purtroppo, siamo abituati ad ascoltare importanti leader cattolici che mettono in discussione gli insegnamenti fondamentali della Chiesa e si rifiutano di sostenere norme morali ben definite. Eppure questo intervento del cardinale Cupich è sorprendente perché travisa palesemente i pensieri di coloro che sostengono la perenne tradizione cattolica, in particolare il defunto Papa Benedetto XVI.

Il cardinale apre il suo editoriale osservando che una ferma convinzione nell’infinita potenza della grazia di Dio è uno dei “molti punti di convergenza tra il defunto Papa Benedetto XVI e Papa Francesco”.

Vero, ma poiché tale convinzione è un aspetto fondante della fede cristiana, non sorprende che due Romani Pontefici la condividano. Perché allora il cardinale Cupich ci tiene a invocare papa Benedetto? Questo diventa chiaro pochi paragrafi dopo.

Dopo aver citato gli avvertimenti di Papa Francesco contro la “fredda e dura logica gnostica”, il cardinale scrive:

“Quindi un approccio pastorale che esclude preventivamente qualcuno dalla vita della Chiesa e dal suo ministero è una questione seria e deve essere sfidata.”

Puoi nominare qualcuno – chiunque – che escluderebbe preventivamente qualcuno dalla vita della Chiesa? Non posso. La Chiesa cattolica ci accoglie tutti e, poiché siamo tutti peccatori, ci istruisce su come crescere nella vita della grazia. Allo stesso tempo, la Chiesa – seguendo l’ammonimento di San Paolo – ci avverte che perdiamo quella grazia e mettiamo in pericolo le nostre anime, se riceviamo l’Eucaristia mentre siamo in uno stato di grave peccato.

Il cardinale Cupich non fa la distinzione elementare tra invitare qualcuno a unirsi alla Chiesa in preghiera e invitare quella persona a condividere l’Eucaristia, forse con sua stessa dannazione.

Abbiamo dimenticato che ammonire il peccatore è sempre stato considerato dalla Chiesa un’opera di misericordia? Non escludiamo qualcuno dalla vita della Chiesa quando lo esortiamo a seguire le norme morali che nostro Signore ci ha trasmesso; lo stiamo spingendo verso la piena comunione.

Il cardinale Cupich, comprensibilmente e giustamente, pone grande enfasi sulla misericordia di Dio. È qui che invoca papa Benedetto, il quale ha affermato che la misericordia di Dio – la sua disponibilità a perdonare – “è così grande che mette Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia”.

Quel suggestivo passaggio della Deus caritas est (n. 10) , tuttavia, non nega le esigenze della giustizia divina. Dio è pronto a perdonare, ansioso di perdonare, il peccatore pentito. Ma sicuramente non incoraggerà il peccatore a continuare lungo la strada dell’autodistruzione.

Infatti, come ben sa il cardinale Cupich, prima della sua elezione al soglio pontificio, il cardinale Ratzinger era noto per le dichiarazioni ammonitrici che rilasciava dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, mettendo in guardia contro la ricezione della Comunione da parte di cattolici divorziati e risposati illecitamente o da parte di coloro che erano importanti sostenitori dell’aborto legale . Quindi l’affermazione che Ratzinger/Benedetto sostiene qui l’argomentazione di Cupich è, nel migliore dei casi, fuorviante.

Una rappresentazione più onesta del pensiero di papa Benedetto non lascerebbe dubbi sul fatto che rifiuta il ragionamento portato avanti dal cardinale Cupich. Si consideri il linguaggio chiaro della dichiarazione rilasciata dalla sua Congregazione nel 1986, “Sulla cura pastorale delle persone omosessuali” :

“Tuttavia, un numero crescente di persone oggi, anche all’interno della Chiesa, sta esercitando un’enorme pressione affinché la Chiesa accetti la condizione omosessuale come se non fosse disordinata e condoni l’attività omosessuale… I ministri della Chiesa devono garantire che le persone omosessuali loro affidate non si lascino trarre in inganno da questo punto di vista, così profondamente contrario all’insegnamento della Chiesa.”

(N.d.T. – Il testo è tratto dal punto 8 della citata lettera ai Vescovi. Per la lettera completa vedi quì)

Il Cardinale Cupich non avrebbe scritto queste parole se avesse ascoltato il consiglio offerto dal Cardinale Ratzinger in quello stesso documento: “In questa prospettiva, questa Congregazione desidera chiedere ai Vescovi di essere particolarmente cauti nei confronti di qualsiasi programma che possa cercare di spingere la Chiesa a cambiare il suo insegnamento, pur affermando di non farlo”.

Il cardinale Cupich conclude la sua rubrica con un appello a “una conversione per essere santi come Dio è santo, per amare perfettamente, come Dio ama perfettamente, rivoltandosi contro noi stessi e verso l’amore che perdona”. Ironia della sorte, quell’esortazione è a prima vista simile a quella offerta dal cardinale Ratzinger in quel documento del 1986, in cui suggerisce che gli omosessuali dovrebbero essere incoraggiati a essere santi, a rivoltarsi contro i propri impulsi e cercare il perdono di Dio.

La differenza fondamentale tra queste due esortazioni – una differenza che è evidente nelle affermazioni di Ratzinger, ma camuffata nello scritto di Cupich – è che un prelato sfida i peccatori a cambiare vita, e ad entrare più pienamente nella vita della Chiesa, mentre l’altro vuole cambiare non i peccatori ma la Chiesa.

Traduzione di Vincenzo Fedele