Un grande musicista.
Luigi
Massimo Scapin, La Nuova Bussola Quotidiana, 21-12-2022
Il 21 dicembre 1872 nasceva Lorenzo Perosi, a lungo direttore della Cappella Sistina. Compositore prolifico, fu il fulcro del Movimento Ceciliano che restituì dignità alla musica liturgica. L’ispirazione era volta «a cantare il meglio che posso le lodi del Signore». Ecco i luoghi principali della sua vita.
Oggi si compiono 150 anni dalla nascita, avvenuta a Tortona, in Piemonte, il 21 dicembre 1872, «del grande, indimenticabile Monsignor Lorenzo Perosi, Maestro Direttore Perpetuo della nostra Cappella Sistina. […]», per esprimerci con le parole di Papa Paolo VI († 1978), pronunciate 50 anni or sono. «Il Maestro Perosi», proseguiva il Papa, «è stato, con la sua meravigliosa vena musicale, il fulcro del rinnovamento liturgico promosso dal nostro Predecessore san Pio X. Fu Monsignor Perosi, che con le sue mirabili composizioni e con l’influsso del suo genio riportò la musica sacra ad essere espressione sincera e degna del culto divino, liberandola da un certo decadentismo, che in alcuni casi l’aveva colpita nel periodo a lui immediatamente precedente. Perosi seppe attuare alla perfezione la linea direttiva che san Pio X esprimeva nel Motu proprio Tra le sollecitudini» (Paolo VI, Omelia nel centenario della nascita di Monsignor Lorenzo Perosi, 24 settembre 1972).
Tortona. Qui Lorenzo riceve i primi insegnamenti musicali con suo padre Giuseppe († 1908), maestro di cappella alla cattedrale. «Sono nato con le mani sul pianoforte; in casa mia si imparava a suonare prima ancora di imparare a scrivere. Io da bambino cominciai la mia vita a Tortona nel raccoglimento della mia chiesa. Mio padre organista infiltrò nella mia anima il mondo delle riflessioni mistiche che palpita nelle melodie del canto gregoriano e nelle note della salmodia. […] Cominciai a familiarizzarmi da piccolo con i classici tedeschi. Posso dire senza vanità che conosco a memoria Bach e Beethoven. Dallo studio dell’inimitabile Palestrina [† 1594] e Orlando di Lasso [† 1594] non ho perso neppure una nota» (J. Segarra, Amigos y conocidos, Parigi 1908, p. 284-285).
Milano. Il ragazzo segue, dal 1888 al 1890 per corrispondenza e nel 1892 come interno, gli studi di composizione con Michele Saladino († 1912), insegnante nel Regio conservatorio di musica della città ambrosiana.
Montecassino. Dal novembre 1890 al luglio 1891 Perosi è insegnante di teoria e solfeggio e organista nell’abbazia benedettina. In una lettera l’abate Niccolò d'Orgemont de la Fontaine († 1896) scrisse di lui: «Quando Renzo ebbe posto le dita sul pianoforte ci si accorse tosto che sotto quell’involucro così fragile c’era, oltre che un pianista, un artista vero di cui gli studi già profondi, il solido talento, la potente fantasia lasciavano fin d’allora prevedere uno straordinario avvenire» (A. Cameroni, Lorenzo Perosi e i suoi primi quattro oratorii, Bergamo 1899, p. 7).
Ratisbona. Alla celebre Kirchenmusikschule Perosi compie nel 1893 il corso semestrale di musica sacra sotto la guida dei maestri Franz Xaver Haberl († 1910), editore delle opere di Palestrina, e Michael Haller († 1915).
Imola. Qui tra il 1893 e il 1894 Perosi divenne maestro di cappella nel duomo di S. Cassiano e insegnante di canto in Seminario.
Venezia. Qui l’8 giugno 1894 il musicista riceve dal nuovo patriarca, Giuseppe Sarto, futuro Pio X, l’incarico di maestro di cappella nella Basilica di San Marco nonché, compiuti frattanto gli studi teologici, l’ordinazione sacerdotale il 21 settembre 1895, nella cappella del Patriarcato.
In un’intervista del 4 marzo 1902 a La Stampa di Torino dirà: «Alcuni credono che io mi sia dato alla musica religiosa solo perché sono prete. E non pensano che a ventidue anni, cioè in età abbastanza matura, liberissimo di me stesso dopo aver girato mezza Europa, io ero ancora secolare e già mi ero dedicato da anni alla sola musica religiosa: avevo già in embrione nella mente ciò che ho scritto dopo».
Sulla scia di Giacomo Carissimi († 1674), il padre dell’oratorio, inizia la stagione degli oratori perosiani: La Passione di Cristo secondo san Marco (1897); La Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo, La Risurrezione di Lazzaro e La Risurrezione di Cristo (1898); Il Natale del Redentore (1899); La strage degli innocenti e Mosè (1900); Il Giudizio universale (1904); Transitus animae (1907) e In Patris memoriam (1910), per citare solo quelli eseguiti da rinomati direttori d’orchestra, come Arturo Toscanini († 1957), Bernardino Molinari († 1952), Gabriele Santini († 1964), Antonio Guarnieri († 1952), Bonaventura Somma († 1960) e Vittorio Gui († 1975).
«Quel poco che io sono capace di fare», diceva il compositore, «mi viene tutto dalla ispirazione che mi dà la religione. […] Io continuo a fare quel che ho fatto fin dal primo giorno, cioè ad applicare lo studio tecnico e la maturità a cantare il meglio che posso le lodi del Signore. E il merito che ottengo e di cui gli sono infinitamente grato è di vedere che il pubblico, mentre crede di applaudire me, applaudisce in fondo le parole e i fatti divini nella traduzione che io cerco di farne» (Intervista a La Stampa, Torino, 4 marzo 1902).
Roma. Qui nel dicembre 1898 Leone XIII († 1903) vuole il sacerdote-compositore alla Cappella musicale pontificia «Sistina», prima come direttore aggiunto poi (1902) come maestro perpetuo, incarico che ricoprì, quasi ininterrottamente, fino a quando si spense, il 12 ottobre 1956, alle ore 17.20, nel suo appartamento del Palazzo del Sant’Uffizio, in Vaticano.
Il musicista di cinque Papi dedicò un suo lavoro a ciascuno di loro: l’oratorio La resurrezione di Cristo a Leone XIII, la cantata Dies iste a san Pio X († 1914), l’oratorio In diebus tribulationis a Benedetto XV († 1922), la Missa Redemptionis a Pio XI († 1939), la Messa Pio XII e tanti mottetti al Pastor Angelicus († 1958). Il corpus perosiano include oltre 50 messe polifoniche, più di 300 mottetti, oltre 20 oratori, nonché musica strumentale e sinfonica.
Ma fermiamoci qui, e ripetiamo al Maestro tortonese le parole che Pio XII gli scrisse in un’affettuosa lettera del 15 dicembre 1948: «Sono noti quei magnifici esempi di opere musicali con i quali tu stesso, studioso e sagace interprete dei misteri della fede, hai saputo rendere con l’armonia del canto e delle note, ora potente, ora dolce, tutti i sentimenti e gli stati d’animo dei pii fedeli. Cosicché quelli che ascoltano la tua musica non solo sono fortemente trasportati alla contemplazione delle cose divine, ma sono anche sospinti a ricevere soavemente nell’animo gli impulsi della grazia superiore» (in M. Rinaldi, Lorenzo Perosi, De Santis, Roma 1967, pp. 376-377).