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domenica 29 gennaio 2023

Il "neo-cardinale" McElroy: la Chiesa sinodale dovrà essere "radicalmente inclusiva" (con riferimento alla lobby omossessuale).

Ringraziamo l'amico Michelangelo per la segnalazione e la traduzione di questo articolo preso da InfoVaticana (26.1.2023) che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come da ogni parte si sta spingendo con impunita pervicacia allo sdoganamento dell'omosessualità. 
Inutile che il Papa, bontà sua, ribadisca che l'omosessualità sia un peccato (anche se, ovviamente, non un crimine), se poi continua a promuovere ecclesiastici filogay. 
Ora capiamo che la recente creazione cardinalizia di McElroy, che tanto sconcerto aveva suscitato, era dovuta alle convinzioni e ideologie del neoporporato... 
Roberto 

Il "neo-cardinale" McElroy difende l'"inclusione radicale" nella rivista America

Di Carlos Esteban | 26 gennaio, 2023

Il cardinale Robert McElroy, vescovo di San Diego, scrive sull'organo dei gesuiti statunitensi, America, per chiedere alla nuova Chiesa sinodale di essere "radicalmente inclusiva". Si riferisce, ovviamente, ai seguaci della "lobby omosessuale", non ai cattolici tradizionali.

La recente elevazione al cardinalato del vescovo di San Diego, Robert McElroy, nell'ultima serie di nomine cardinalizie ha provocato il comprensibile sconcerto di non pochi cattolici. Non si trattava più solo di rinvii di incarichi tradizionalmente cardinalizi a favore di incarichi minori per apparenti ragioni di vicinanza ideologica o di fedeltà "incrollabile". Il fatto è che la nomina è avvenuta in un momento in cui il Vaticano insisteva su una politica di "tolleranza zero" contro l'insabbiamento degli abusi, e il curriculum di McElroy non è esattamente impeccabile in questo senso.

Sappiamo già che questa "tolleranza zero" presenta lacune clamorose, come esplicitano i casi dell'argentino Gustavo Zanchetta, vescovo emerito di Orano, o del gesuita padre Marko Rupnik. Ma almeno nessuno di questi è stato nominato cardinale.

McElroy ha coperto il sacerdote Jacob Bertrand, che ha confessato di aver abusato di una donna ed è stato riconosciuto colpevole di stupro rituale. Poco dopo, la vittima ha scoperto che Bertrand era ancora attivo come membro di uno studio biblico a contatto con persone vulnerabili.

Strano profilo per un cardinale. Ma forse la sua scelta ha più senso leggendo la rubrica apparsa, ovviamente, sulla rivista dei gesuiti America, di cui è direttore il nostro ineffabile James Martin, firmata da McElroy: "Il cardinale McElroy sull'"inclusione radicale" per le persone LGBT, le donne e altri nella Chiesa cattolica".

Non fatevi ingannare dal titolo: non ci sono "altri", si tratta della familiare inclusione degli omosessuali e della promozione del sacerdozio femminile che tanto piace al "sinodalismo" tedesco. Questo è ciò che McElroy chiama "inclusione radicale".

Il problema è che è richiesto in un articolo lunghissimo, redatto in una prosa turgida e indigesta, che si muove tra tutti i luoghi comuni del nostro tempo, tutte le "parole feticcio", nello stile confuso che è diventato la norma per i documenti ecclesiali di questo tempo. Un esempio, evidenziato dalla stessa rivista: "Dobbiamo esaminare le contraddizioni in una Chiesa di inclusione e di appartenenza condivisa e discernere nella sinodalità un modo per superarle". Capite cosa intendo?

Scavando nella noiosa verbosità si trova una trascrizione del documento di presentazione del sinodo, nella sua versione più radicale.

Afferma, ad esempio, che "la questione dell'ordinazione sacerdotale delle donne sarà uno dei temi più difficili che i sinodi internazionali del 2023 e 2024 dovranno affrontare", un'interpretazione curiosa. Difficile? No, è molto semplice: Giovanni Paolo II ha già decretato solennemente che nemmeno la Chiesa può cambiare la volontà di Nostro Signore Gesù Cristo di riservare il sacerdozio agli uomini. Non c'è nulla di difficile in questo.

Afferma inoltre che "l'effetto della tradizione secondo cui tutti gli atti sessuali al di fuori del matrimonio costituiscono un peccato oggettivamente grave è stato quello di concentrare la vita morale cristiana in modo sproporzionato sull'attività sessuale". Questo è semplicemente falso. Sfido qualsiasi lettore a entrare in un centinaio di Messe scelte a caso, e troverà che in nessuna di esse si parla di "attività sessuale". Se c'è, come dice McElroy, una "sproporzione" è nell'assoluta scomparsa della castità dalle virtù predicate dalla "nuova Chiesa".

McElroy afferma che "è un mistero demoniaco dell'animo umano il motivo per cui così tanti uomini e donne nutrono un'animosità profonda e viscerale nei confronti dei membri delle comunità LGBT". Forse l'astio, nei rarissimi casi in cui si può vedere nella sfera pubblica, non è verso i "membri delle comunità LGBT", ma verso un peccato che, secondo le Scritture, "grida all'ira di Dio". Più misteriosa sembra essere questa nuova ossessione di fare di un gruppo molto minoritario, definito per le sue tendenze sessuali, l'obiettivo e il bersaglio di una quota sproporzionata di messaggi e sforzi pastorali.

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