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mercoledì 28 dicembre 2022

Manicomio Gran Bretagna: in manette per aver pregato, in silenzio, davanti a clinica abortiva

La dittatura laicista si espande in Europa.
QUI tweet di Pentin con il video dell'arresto.
QUI Il Timone.
QUI un'intervista della Bussola alla signora arrestata.
Sarcastico il commento di Ross Clarck, collaboratore del Times e dello Spectator: «Al netto della formidabile concorrenza – lockdown, ecc. – questo è l’abuso di potere più oltraggioso che si sia verificato in Gran Bretagna negli ultimi tempi»
Adrian Hilton, insegnante e teologo inglese, riporta invece alla nuda realtà dei fatti: «Isabel Vaughan-Spruce non portava stendardi. Non aveva foto di bambini abortiti e non accendeva candele per una veglia sul marciapiede. È stata perquisita, arrestata, interrogata e accusata del reato di aver pregato silenziosamente nella sua testa. Questo è assolutamente scandaloso»
Rod Dreher, autore de L’opzione Benedetto, commentando la notizia «sorprendente e orribile» ha ufficializzato quella che ormai non è che una lampante e dolorosa verità: «L’aborto è così sacro per il governo britannico che non è permesso rivolgersi a Dio in silenzio fuori da una clinica per aborti».
Sotto e QUI il video dell'arresto.
Luigi


Roma, 26 dic — Potrebbe sembrare l’ennesimo racconto da romanzo distopico, ma il caso di cronaca che vi raccontiamo rappresenta ormai la realtà quotidiana in Gran Bretagna: siamo a Birmingham, dove Isabel Vaughan-Spruce, attivista anti-aborto e direttrice della Marcia per la vita nel Regno Unito, è finita in manette perché «beccata» mentre pregava in silenzio, cioè nella propria mente, di fronte a una clinica abortiva momentaneamente chiusa.

Prega in silenzio di fronte alla clinica abortiva: arrestata

Siamo dunque arrivati alla punizione conclamata del cosiddetto psicoreato. Quello elaborato, anche solo a livello interno alla propria mente, anche inconsciamente, in contrasto con i dogmi imposti dall’agenda liberal-progressista. La donna non recava con sé cartelloni con slogan o foto di bambini abortiti, non deponeva fiori o candele sul marciapiedi di fronte alla clinica e soprattutto non pregava ad alta voce — e nemmeno sussurrando.

Come una terrorista

La polizia locale l’ha trattata come una terrorista, perquisendola, interrogandola e arrestandola con l’accusa formale di aver violato un «ordine di protezione dello spazio pubblico», normativa adottata dal Consiglio comunale di Birmingham per garantire «alle persone che visitano e lavorano» alla struttura abortiva «un libero accesso, senza timore di confronto». La misura prevede l’istituzione di «zone di decompressione» in cui è vietato protestare contro l’aborto.

L’arresto

Ma la donna non stava protestando, e vista esteriormente non dava nemmeno l’idea che stesse pregando: si trovava semplicemente in piedi, con le mani nelle tasche del cappotto. Il sospetto che potesse aver pregato interiormente, per la polizia rappresentava comunque un motivo valido di arresto. «La polizia si è avvicinata a Isabel Vaughan-Spruce in piedi vicino alla BPAS Robert Clinic a Kings Norton, Birmingham», ricostruiscono in un comunicato i legali della Alliance Defending Freedom, che difendono l’accusata. «Vaughan-Spruce non portava alcun segno [di carattere religioso, n.d.r.] ed è rimasta completamente in silenzio fino a quando non è stata avvicinata dalla polizia, la quale aveva ricevuto lamentele da una persona che sospettava che Vaughan-Spruce stesse pregando silenziosamente nella sua mente».

«È terribilmente sbagliato che io sia stata perquisita, arrestata, interrogata dalla polizia e accusata semplicemente di aver pregato nell’interiorità della mia mente», ha dichiarato la Vaughan-Spruce dopo il suo arresto. «Le zone di censura pretendono di vietare le molestie, che sono già illegali. Nessuno dovrebbe mai subire molestie. Ma quello che ho fatto è stato tutt’altro che dannoso: stavo esercitando la mia libertà di pensiero, la mia libertà di religione, nella mia mente. Nessuno dovrebbe essere criminalizzato per aver pensato e pregato, in uno spazio pubblico nel Regno Unito».

Il video

Il video che immortala il confronto dell’attivista con la polizia lascia senza parole. «Stai pregando?», chiede l’agente. La donna risponde: «Potrei pregare nella mia testa». Da qui la richiesta dell’agente di seguirlo per un interrogatorio «Se posso scegliere, allora no», è la risposta di Isabel. «Allora sei in arresto» per «non aver rispettato l’ordine di protezione degli spazi pubblici». Segue una grottesca perquisizione, con un’agente di polizia donna che le fruga tra i capelli alla ricerca di chissà quale strumento di offesa, e l’ancora più grottesco arresto. Il 2 febbraio Isabel dovrà comparire davanti alla Corte di Birmingham.

Cristina Gauri