Post in evidenza

Natale, il primo giorno della civiltà cristiana

«Tutte le ricchezze della civiltà cristiana sono compendiate in Nostro Signore Gesù Cristo come sua fonte unica, infinitamente perfetta (…)....

sabato 8 ottobre 2022

Il Nicaragua prepara l'espulsione di mons. Rolando Álvarez. Potrebbe essere il terzo della 'serie'

QUI vari post sulla persecuzione dei cattolici da parte del regime comunista in Nicaragua.
E il Papa continua ad affermare che il dialogo continua...
QUI Silere non possum, QUI l'ultimo attacco del dittatore Ortega alla Chiesa ("La Chiesa Cattolica è una dittatura perfetta e i suoi vescovi sono attivisti di colpi di stato").
Luigi

Il Sismografo, 6-10-22
Il vescovo nicaraguense mons. Álvarez è agli arresti domiciliari da oltre due mesi. Potrebbe essere il terzo presule fatto allontanare dal Paese. Intanto Daniel Ortega ordina un processo contro quattro sacerdoti, due seminaristi e un operatore della Tv dopo aver espulso decine di preti, suore, operatori umanitari e aver chiuso giornali, riviste e canali televisivi. [1]

(L.B., R.C. - a cura Redazione "Il sismografo") Daniel Ortega, attualmente per la quinta volta a capo del governo di Managua, fu eletto per la prima volta Presidente del Nicaragua il 10 gennaio 1985. Il 25 aprile 1990 lasciò il potere perché nelle elezioni vinse Violeta Chamorro. Il leader "sandinista" tornò a vincere nel 2007 e d'allora si fece rieleggere sino ad oggi con diversi artifici pseudolegali al punto di candidare alla Vicepresidenza sua moglie Rosario Murillo. In questi 20 anni di presidenza, Daniel Ortega è riuscito, con modalità diverse, astute e spregiudicate, ad estromettere due vescovi e adesso potrebbe farlo ancora una volta con un terzo.
(1) Il sequestro e l'espulsione di mons. Pablo Vega
Il 3 luglio 1986 mons. Pablo Vega, vescovo di Juigalpa, più volte accusato dalla stampa ufficiale di appoggiare gruppi anti-sandinisti chiamati "Contra", fu invitato a una riunione dove dopo una sorta di processo venne fatto salire su un elicottero militare e lasciato oltre il confine, in territorio dell'Honduras. Il comunicato ufficiale di Ortega a 36 anni di distanza è molto interessante poiché anticipò quello che si è visto, e si vede tuttora, con altri due vescovi (S. Báez e R. Álvarez). Nel 1986, mons.Vega fu presentato come "antipatriottico e criminale", "complice di forze straniere antirivoluzionarie", "complice della controrivoluzione filo americana". Poi, le autorità nicaraguensi, spiegarono l'espulsione dal territorio nazionale come un legittimo atto per proteggere il popolo da un pericoloso controrivoluzionario, assicurando che il vescovo aveva "perso il suo diritto a vivere in patria".
(2) Mons. Silvio Báez costretto all'esilio presentato come volontà di Papa Francesco
La vicenda del prelato attualmente negli Stat Uniti (Miami, Florida) è diversa, ma le parole usate dal governo di Ortega per creare un presunto secondo vescovo antipatriottico, filoamericano nonché pericoloso controrivoluzionario sono conosciute e il metodo repressivo è collaudato. La storia coinvolge direttamente Papa Francesco poiché nell'aprile 2019 all'opinione pubblica venne detto che era stato il Papa a chiedere a mons. Silvo Báez di venire a lavorare a Roma, quindi di lasciare il Nicaragua, cosa che in realtà voleva il dittatore Ortega che lo minacciava con l'espulsione.
Mons Báez a Roma restò parcheggiato per settimane senza saper nulla del suo futuro. Alla fine preferì trasferirsi a vivere in Florida (USA), dove risiedono alcuni dei suoi parenti, per lavorare con i migranti nicaraguensi, cosa che fa tuttora in una parrocchia di Miami. In poche parole, ciò che si era detto l'11 aprile 2019 su Vatican News e L'Osservatore Romano non diventò mai reale. Vatican News scriveva:
«Una conferenza stampa, richiesta dal Papa, che ha detto ai vescovi di spiegare questa decisione al popolo. Il Cardinale ha affermato: "Vogliamo che quanto abbiamo detto venga riportato fedelmente”. Mons. Báez ha spiegato di non aver chiesto di lasciare il Nicaragua. "Voglio che sia chiaro che il mio cuore è sempre stato qui nella mia terra, nella mia patria e in mezzo al mio popolo, e il mio cuore di Pastore continuerà qui in Nicaragua. Non ho chiesto di andarmene, sono stato chiamato dal Santo Padre, sono andato a Roma e lui mi ha accolto in modo molto affettuoso, molto fraterno, con grande interesse per il mio ministero e anche per la situazione in Nicaragua. Mi ha ascoltato con grande attenzione. Vi manifesto con tutta sincerità ciò che ho detto al Santo Padre. In questo momento provo un grande dolore nel mio cuore, un grande dolore di non poter essere fisicamente in mezzo al mio amato popolo nicaraguense, specialmente il fedele Popolo Santo di Dio, per annunciare loro il Vangelo con la mia voce e offrire loro, attraverso la vicinanza pastorale, una parola di consolazione e profezia».

(3) L'incognita del terzo vescovo: mons. Rolando Álvarez
Mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico di Estelí, ieri ha compiuto due mesi agli arresti, prima in carcere e poi in una casa privata della capitale, Managua. Sul caso del presunto terzo vescovo antipatriottico, filoamericano nonché pericoloso controrivoluzionario il Vaticano, il Papa, la diplomazia della Santa Sede, non hanno mai detto nulla pubblicamene su questa specifica vicenda. Giornalisti vicini alla Segretaria di stato hanno scritto in questi gironi che la Santa Sede lavora sul piano diplomatico per risolvere la questione.
Intano però, purtroppo, i fatti ultimi rivelano che Ortega vuole solo espellere il vescovo Álvarez e ancora una volta prova a far apparire il tutto come una "soluzione" negoziata, per poi poter dire - come già fatto nel caso di mons. Báez - "attraverso la via diplomatica con il Vaticano è stata identificata la soluzione".
Se le cose andranno in questa direzione, il bilancio sarà semplice e drammatico: un terzo vescovo estromesso dalla sua missione pastorale e allontanato dal Paese per volere della dittatura che invece vanta ottimi rapporti con il Pontefice.
Quanto accade non è solo triste e incomprensibile per i cattolici dell’America Latina. Potrebbe essere anche un precedente in una regione dove gli equilibri politici e giuridici sono fragili e dove la chiesa ha pagato prezzi altissimi.
***
[1] Con l'espulsione nel marzo scorso del Nunzio del Papa mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, polacco, i vescovi già sarebbero 3 e con mons. Alvarez potrebbero essere alla fine 4.