Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; ut non pereamus in tremendo iudicio.
Nel giorno della sua festa.
Luigi
29 Settembre 2021, Corrispondenza Romana, Cristina Siccardi
Il 29 settembre la liturgia della Chiesa ricorda la Dedicazione di San Michele Arcangelo. Il culto micaelico arrivò a Roma dall’Oriente ed ebbe origine lungo la via Salaria, dove esisteva al VI miglio una nota basilica del V secolo dedicata al generale delle milizie angeliche contro le forze demoniache. Proprio al V secolo risale il documento più antico che attesta il culto latino a san Michele Arcangelo al 29 settembre facendo esplicito e puntuale riferimento al sito basilicale: si tratta del Martirologio Geronimiano. D’altro canto il Liber Pontificalis aggiunge che papa Simmaco (498-514) «ampliò la basilica dell’Arcangelo Michele, vi realizzò una scalinata e la fornì di acqua»; ma della basilica micaelica se ne parla anche nel Sacramentum Leoniano, che risale alla metà del VI secolo.
Nel VII secolo l’itinerario De Locis, a proposito della via Salaria, attesta al VII miglio di questa via la chiesa di San Michele, inserendola nell’elenco delle chiese di Roma visitate regolarmente dai pellegrini. Tuttavia, secondo le fonti storiche, a partire dal secondo quarto del IX secolo, quando esplose la devozione per la Basilica Celeste dell’Arcangelo San Michele sul Monte omonimo, nel Gargano delle Puglie, la chiesa sulla Salaria venne abbandonata, divorata a poco a poco dalla vegetazione fino a far perdere traccia di sé. Ma nel 1996, in occasione di lavori di consolidamento di un villino, la basilica è stata ritrovata dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
L’antica chiesa di San Michele Arcangelo era organizzata con tre lunghi ambienti paralleli, quello centrale dominante, con le navate erano divise da due file di colonne. Il modulo di costruzione della basilica è di tradizione orientale con misure architettoniche tipicamente bizantine. Al 380-450 risale la datazione del mosaico rinvenuto nella navata centrale, al IV-V secolo.
Nel giorno della Dedicazione della basilica intitolata a San Michele che venne edificata a Roma, si celebrano insieme i tre arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele, di cui la Sacra Scrittura rivela il loro ruolo comune: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il Suo volto, lo glorificano incessantemente. La Chiesa pellegrina sulla terra, soprattutto durante il Santo Sacrificio dell’altare, è associata alle schiere degli angeli che nella Gerusalemme celeste cantano la Gloria di Dio.
L’Arcangelo San Michele è maestosamente presente in Europa con le abbazie medievali a lui dedicate. Da Nord a Sud dell’Italia, con la Sacra di San Michele in Val di Susa e la Basilica Celeste nel Gargano, l’Arcangelo che combatte con le sue legioni Satana e i suoi giannizzeri, fa sentire la sua protezione attraverso un simbolico volo che va da un capo all’altro del territorio. Questo volo micaelico rimanda ad un altro volo, questa volta fisico, della statua di Nostra Signora di Fatima giunta dal Portogallo 62 anni fa grazie all’iniziativa coraggiosamente intrapresa da padre Gabriele Amorth (1925-2016), il celebre esorcista che lasciò, come scrive nella sua biografia, uscita in questi giorni, il vaticanista Domenico Agasso, Don Amorth continua (San Paolo), le attività della Democrazia Cristiana per seguire don Giacomo Alberione (1884-1971), fondatore dei Paolini e poi per dedicarsi anima e corpo alla terribile missione cristica del ministero di esorcista, essendo stato chiamato a ricoprirlo nella diocesi di Roma.
La Perigrinatio Mariae si tenne con un grande concorso di italiani, fu un enorme successo: Nostra Signora di Fatima sorvolò in elicottero tutta l’Italia per raggiungere tutti i suoi capoluoghi. Un gesuita, padre Mason suggerì l’evento devozionale. Venne preparato il calendario e tutti i vescovi lo approvarono. Padre Gabriele li allertò prima che l’iniziativa venisse messa ai voti dalla CEI, all’epoca presieduta dal cardinale Giacomo Lercaro e il progetto venne accolto entusiasticamente da vescovi, parroci e fedeli. Gli scatti fotografici testimoniano il successo che si tastò ovunque a partire dalla città di Napoli il 25 aprile del 1959 e i voli proseguirono fino alla fine di quell’estate con l’apoteosi della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, il 13 settembre, nella città di Catania. Uno o due giorni in ogni città e poi via per un’altra tappa: fu un’impresa incredibile che coinvolse tutte le piazze d’Italia; la regale statua arrivava e ad accoglierla c’erano folle plaudenti e commosse. Ci furono anche due impreviste soste, volute e fatte realizzare da don Amorth: da Padre Pio a San Giovanni Rotondo, di cui era figlio spirituale, e da don Alberione al santuario Regina Apostolorum della Famiglia Paolina a Roma. «Siccome organizzavo io le cose, ed ero già da alcuni anni figlio spirituale di padre Pio, ho riservato un giorno perché la Madonna andasse proprio da lui: il 5 agosto», è scritto nel libro realizzato da Agasso. Quello straordinario viaggio mariano, dove la Madonna era stata la protagonista per volere di padre Gabriele, a suo stesso dire fu l’avventura più bella sua vita.
Milioni di persone avevano applaudito alla campagna mariana: un tale eccezionale successo aveva riacceso la fede in moltissimi. Ma tutto, subito dopo e sorprendentemente, venne silenziato, come se i nemici delle devozioni cattoliche avessero fatto rimostranze alle più alte gerarchie della Chiesa. Così, quando padre Gabriele propose alla CEI di preparare una pubblicazione inerente ai fantastici giorni che avevano assunto le tinte di Fatima e che avevano visto una massiccia partecipazione di parroci e popolo, giunsero dei secchi rifiuti: «non ne volevano più sentir parlare», come lui stesso ebbe a raccontare.
Perché tanta ostilità dopo tanta meravigliosa mietitura?
La Madonna di Fatima, lo sappiamo bene, era legata al celebre e drammatico «Terzo Segreto» che doveva essere rivelato nel 1960…. Nostra Signora di Fatima dal Portogallo era giunta in Italia portando il suo soffio beatifico che avrebbe potuto illuminare menti e cuori, ma si fremeva per una «nuova Pentecoste» della Chiesa e Lei fu fatta tacere. Già nel 1957 la Santa Sede aveva ordinato a Suor Lucia dos Santos che il testo del «Terzo Segreto» fosse inviato a Roma e che nel merito rimanesse nel più assoluto silenzio. Eravamo ora nel 1959: fra poco si sarebbe aperto il Concilio Vaticano II, che avrebbe spalancato le porte della Chiesa al mondo per “dialogare” con tutti, proprio tutti, tranne che con il suo passato e la sua Tradizione, fatta anche di devozione. Ma la devozione era malvista dagli atei, dai laicisti, dai protestanti, dai comunisti, dai modernisti. La nuova teologia ecumenica e universale, che stava per penetrare nel Vaticano II, considerava gli atti devozionali pericolosi perché anticamera della superstizione…
Nel 1984, trent’anni dopo, padre Gabriele tornò sull’argomento: desiderava che la Chiesa in qualche modo festeggiasse i 25 anni di quel fantastico 1959 in cui la Madonna Pellegrina aveva sorvolato tutta l’Italia portando la sua protezione materna alla nazione. Fu così che ne parlò con il nuovo presidente della CEI, il carmelitano Anastasio Ballestrero, ma «Lui era contrarissimo perché aveva l’incubo del devozionismo. Diceva che questa era una forma di devozionismo, quindi ha bocciato tutte le proposte da me fatte alla CEI. Per questo non si è mosso nessuno e l’anniversario non fu sentito», si legge ancora nella biografia dedicata all’esorcista che non solo credeva all’esistenza di Satana, ma lo combatteva con la forza di Maria Vergine, a cui fu sempre legato da amore profondamente filiale. Il padre paolino si accontentò di scrivere un libretto sull’anniversario per la predicazione dei parroci nel mese di maggio, pubblicazione che andò a ruba e fu necessario riprodurla nuovamente e più volte in altri esemplari.
13 settembre 1959 e 29 settembre 2021: due date che dobbiamo tenere ben presenti perché la Madonna e l’Arcangelo San Michele sono i vincitori contro le potenze degli inferi, inferi che nei nostri tempi si manifestano con grande fragore nell’assoluta inconsapevolezza della tragedia dei peccati mortali che ghermiscono le anime lasciate disperare e marcire, consegnandole di fatto a Satana perché le porti via con sé, strappandole al Redentore.