Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato e per via diplomatica attraverso il Cancelliere Don Pietro Zecchini, abbiamo ricevuto la seguente segnalazione cronichistica da S.E.R. Mons. Eleuterio Favella, per grazia di Dio e della Sede Apostolica Arcivescovo di Synossi in partibus, Assistente al Sacro Soglio e Giudice Ordinario della Curia Romana e suo Distretto, nonché Abate Commendatario di Santa Cecilia in Urbe.
La «magniffica cronica di Roma» segue al video pubblicato da ToscanaOggi (QUI, poi ripreso da MiL QUI) in cui S.E. mons. Andrea Migliavacca, finora Vescovo di San Miniato, annuncia ufficialmente la sua nomina a Vescovo della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, in un contesto di «svaccamento generale», tra calzoni corti, sandali e camicie hawaiane.
Grati a Sua Eccellenza Reverendissima per il rinnovato privilegio della sua considerazione nel volerci segnalare le «magniffiche croniche di Roma, de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario», che altrimenti passerebbero inosservate o non verrebbero evidenziate come dovrebbero ed inginocchiati al bacio dell’anello, ci professiamo imperituramente suoi servitori umilissimi et figli devoti in Cristo, e imploriamo la sua augusta benedizione.
L.V.
«Pendente il desinar di mezzodì, intento che era l’Augusto Pomteffice a molir macharoni co’ primi fungi, donativo della badìa di S. Eutizio, et altra pasta col tartuffo che la colleggiata insigne di Aqualagna, in terre del docato d’Urbino dappoco rientrato nel possesso della Santa Sedia pella morte dell’ultimo Roveresco duca, rende alla rev.da Camhara qual censo sul focatico de boschi appo la gola del Furlo, et dipoi carni de manza et bove in stufato et pasticcio de cervella d’asina, tutto reso qual cullagio della major giesa di Rodhigio, nella repubblica Serenissima, et la consueta passata di fromaggi, peso perpettuo sul capituolo Lateranense, o quel che resta di esso, dopo le salutarissime reformationi del Beatissimo sig. Papa, giunse all’auguste oreglie che la cirimonia di nomatione dell’eppiscopo arethino s’era svolta, magno cum iscandolo del clero & monachi & pie moniali della diocesse, in modo circiter da circo equestre aut de congregatione delli fruttaroli di Roma, che quando son a S. Maria in Horto fan major dignittà & catholica pompa, cum homini volgarissimi et foemine male et missionarji in abbiti quasi civili & borghesi in malissimo arnese, di tanto che, giunto ch’era ad addentar le frutte sciroppate che rende alla Santità Sua, qual cathedratico, la colleggiata de S. Zovanni in Leonforte, ne’ dominji del re di Sicilia, s’alegrò multissimo il Sovrano Pontiffice dicendo che l’eppiscopo electo, in ragion del patronomico suo, avea promisso ad esso Papa il censo annuale di mille manze et vitelle chianine, da portarsi in Roma alla viggilia de’ Ognissanti per metà e per l’altra dimidiata parte nella viggilia dell’Annunciata, menandole in Urbe dalla via Flamminia laonde arrivar alla Grascia Appostolecha sine magno sfrido delle bestie et major satisfactione di esso Papa, et che pertanto potea far cirimonia ancho in braghe & mutande intime il medesmo eppiscopo electo, il capituolo, il clero arethino et etiam le donne monache de ogni monisterio aut convento aut romitorio giacente nel territorio del ditto eppiscopo, et dipoi il Ss.mo Segnor prese a gustar li mandorlati delle rev.de Orsoline di Chavagne, renduti per dispensa dal foro eclesiasticho, et le pasterelle delle pie moniali urbaniane di Sinigaglia, quelle rendute pell’estintion di certi dritti vantati dalla rev.da Camera sul feudo di Montecchio, da esse moniche goduto ab immemorabili, il tutto innaffiato col licor de rose et narance che le moniali ceciliane de Trastivere, per mano della col.ma badissa donna Magalotta, menan all’apostolicho palagio in hebdomadam con garzone recante un vaghissimo fiascho che il Ss.mo Segnor riceve meglio della chinea del sire neapolitano aut dell’argento della maestà catholica il re di Hispagna, et hora s’atende arrivar le mandrie d’Arretio con cui la Santità Sua festeggerà l’ottavario delli Deffonti, cum consueta di lui pietà et dignatione, di tanto che s’è già dispensato de’ giorni di magro in ditto Ottavario et cum illo etiam li membri del Sagro Colleggio, i prelati palatini et li parrochi romani che con ispecial Breve nomato “Caro mea est vere cibus” fatto affigger alle giese dell’Urbe per modo d’edicto dal cardenal Viccario, ha solevato l’animi de tutto il clero romano ch’à in più parti affirmato “Che bon papa tenemo!” aut “Che magnanima dignatione!” aut “Che strucchion de pomtiffice!” et alia che qui per brevità et decentia se ometton etc.»
da «Le magniffiche croniche di Roma sotto l’augustissimo ponteficato del Ss.mo Signor Nostro papa Francesco» de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario, appresso la stamperia Medicea, con privileggio - Libro VI
siete ridicoli ! (voi di messainlatino.it)
RispondiEliminaRidicoli sono loro! Però a me fanno tanta tristezza! Vestiti così sono il segno visibile dello sfacelo della neochiesa!!
EliminaRidicolo è chi misura le persone dal vestito.
EliminaLa stupidità, anche travestita da ironia, sempre stupidità resta.
RispondiEliminamagari il tipo in hawaiana fa un lavoro pesante o all'esterno, e si veste leggero...
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