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martedì 20 settembre 2022

LE MAGNIFFICHE CRONICHE DI ROMA di mons. Eleuterio Favella: sull’ennesimo attacco di Papa Francesco ai fedeli tradizionali

Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato e per via diplomatica attraverso il Cancelliere Don Pietro Zecchini, abbiamo ricevuto la seguente segnalazione cronichistica da S.E.R. Mons. Eleuterio Favella, per grazia di Dio e della Sede Apostolica Arcivescovo di Synossi in partibus, Assistente al Sacro Soglio e Giudice Ordinario della Curia Romana e suo Distretto, nonché Abate Commendatario di Santa Cecilia in Urbe.
La «magniffica cronica di Roma» segue all’ennesimo attacco – prendendo spunto dal 450º anniversario della morte di San Pio V – ai fedeli tradizionali da parte di Papa Francesco in occasione del discorso ai pellegrini della Diocesi di Alessandria e ai ragazzi della cresima della Diocesi di Spoleto-Norcia (QUI, poi ripreso da MiL QUI).
Grati a Sua Eccellenza Reverendissima per il rinnovato privilegio della sua considerazione nel volerci segnalare le «magniffiche croniche di Roma, de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario», che altrimenti passerebbero inosservate o non verrebbero evidenziate come dovrebbero ed inginocchiati al bacio dell’anello, ci professiamo imperituramente suoi servitori umilissimi et figli devoti in Cristo, e imploriamo la sua augusta benedizione.

L.V.

«Volle benignamente dar audientia particcular la Santità Sua a certi pellegrini alessandrini e delle terre del ser.mo Duca di Savoja et a una scelta compagnia de’ joveni cresimandi guidati da’ parochi & vescovo della cittade et diocesse di Spoleto, nelli felicissimi Stati suoi, ché i primi avean recato in donativo duodeci ceste de sceltissimi tartuffi d’Alba il cui profumo si spandea per intero palagio apostolecho e duodeci botte de ancor più scelti vini di Dolcetto et di Roero et li secundi cento capi d’agni et castrati jam squartati pella mensa augustissima di esso Papa et duodeci canestre de tartuffo nero della valle tiberina, epperò i primi avean ancho recato seco, laonde aver una ispeciale benedictione appostolecha una reliquia insigne di Pio papa quinto, ch’era di quelle terre et havvi tuttora multa divotione alla di lui memoria, epperò il beatissimo Pomtiffice avea in gran dispregio il predecessore, siben nato non lungi dal castello di Bergoglio donde traean nobbili natali la sua gente poi partita per le lontane Americhe, inquantoché era riggido & pelagiano et anzi era, de’ successori de Santo Petro, il principal riggido, avendo messo quell’Introibbo alla messa pel quale la Santità Sua era nella guerra da anni colle giese particulari & vescovi & abbati & fideli laici colle facce di peperoncino in aceto, di talché bruscamente fece mover l’apostolecha trainella su cui procede a motivo della podagra che angustia notoriamente i suoi augustissimi piedi, et disse alli alessandrini che pur gradendo tartuffi et vino, la religuia del papa Pio dovea farsi riprovar dal cardenal Rocco, prefetto novello ai Riti, et forse mandata al rogo dicendo “Evangelo, Evangelo!” et etiam alli spoletani ebbe a riprovar, onde far cossa giusta coll’altri ché il faustissimo pomteficatho era ditto de somma justitia da’ tempi di Pietro il pescatore, la paucità dell’agnelle, delle crape, delli castrati et delle pecorelle, inquantoché esso Papa era pastore universale e come tal andava tratata la mensa sua con abundantia magniffica di detti ovini, ma breviter volle dar benedictione e tutti se miser ginocchioni onde ricever etiam indulgentia & assolutione a’ tenor de sagri cannoni, ma il Ss.mo Segnor urlò che era cossa riggida anchor più del papa Pio e non dette la benedictione ma interdetto et scomunecha, sebbene minore, et retiravit semetipso pella quarta coletione mattinale ché era giorno di mezzo grasso etc.»

da «Le magniffiche croniche di Roma sotto l’augustissimo ponteficato del Ss.mo Signor Nostro papa Francesco» de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario, appresso la stamperia Medicea, con privileggio - Libro VI


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