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giovedì 31 marzo 2022

Monsignor Héctor Aguer: "In sinodo, tutti insieme. Verso l’autodistruzione della Chiesa cattolica" #traditioniscustodes

Una bella traduzione di Aldo Maria Valli di uno duro scritto dell'Arcivescovo Emerito di La Plata in Argentina.
Luigi



Sono turbato e trovo difficile superare il mio turbamento. A questo punto, dovrei dire, “niente di nuovo sotto il sole”. Di cosa si tratta adesso? Prima di tutto voglio ripetere ciò che ho scritto frequentemente. Ritengo che nella Chiesa cattolica il fervore e lo slancio missionario dei Paesi che un tempo erano caratterizzati da una maggioranza numerica si stia restringendo sempre di più. Ma ora è emersa una prospettiva agghiacciante. Il Sommo Pontefice – come evidenziato dai media -, parlando ai partecipanti al Capitolo Generale degli Agostiniani Recolletti, ha messo in guardia sul calo delle vocazioni sacerdotali. Sai la novità! Da questo angolo lontano che è l’Argentina, posso osservare, in primo luogo, ciò che sta accadendo qui: diocesi senza sacerdoti per assistere, come si deve, i fedeli cattolici; sviluppo di un’efficace azione missionaria; mancanza di vocazioni, sia sacerdotali che religiose, ma abbondanza, per non dire sovrabbondanza, di vescovi ausiliari.
Quando nel giugno 2018 sono stato indecentemente “misericordiato” come arcivescovo metropolita di La Plata, due giorni dopo il mio 75° compleanno, ho lasciato nel Seminario Maggiore San José (che quest’anno celebra il suo centenario) una trentina di candidati al clero di La Plata. Oggi sono solo sei o sette. Credo che un simile fenomeno di diminuzione si verifichi in diverse Chiese particolari. Cosa è successo, che cosa succede?

Il Santo Padre, con la sua voce ammonitrice, ha attribuito il doloroso problema a molte cause, tra cui il calo della natalità! È evidente che la guerra che vescovi, sacerdoti, istituzioni ecclesiali, intere conferenze episcopali dichiararono contro la profetica enciclica Humanae Vitae di Paolo VI non poteva che produrre frutti amari. Il Pontefice rileva inoltre che la capacità della Chiesa di attrarre i giovani è scarsa. Sono d’accordo! Il progressismo postconciliare mina da mezzo secolo tutte le fondamenta della pastorale giovanile e della pastorale universitaria.

Da noi il progressismo e il terzomondismo hanno liquidato quel lavoro paziente che molti sacerdoti hanno svolto, soprattutto, con la loro dedizione alla confessione e alla direzione spirituale. Da giovane sacerdote ho lavorato in questo campo con risultati singolari; c’erano sacerdoti più anziani, e migliori di me, che costituivano un esempio di buon senso, semplicità e fervore nel trattare con i giovani. Il progressismo che ha invaso i seminari, con la pusillanime tolleranza dei vescovi, ha raggiunto l’attuale desolazione.

Non voglio generalizzare indebitamente; non so quale sia la scena in Africa, o nelle Filippine. Mi sembra che ciò che accade in Argentina si verifichi in altri paesi dell’America Latina. Un dramma recente è la cancellazione di sacerdoti e vescovi che amano e seguono la grande Tradizione ecclesiale; e per questo motivo il partito di governo progressista non può perdonarli. Una Chiesa senza sacerdoti. Francesco dice, in vista di questo panorama: «Abbiamo preparato i laici, abbiamo preparato il popolo a continuare il lavoro pastorale nella Chiesa? E tu hai preparato le persone a portare avanti la tua spiritualità, che è un dono di Dio, a portarla avanti?» E aggiunge: «Signore, manda vocazioni, ma preparaci anche a dare il nostro dono quando siamo di meno, a chi può collaborare con noi». La preghiera per chiedere al Signore le vocazioni è una risorsa che si usa spesso, fin da quando ero un adolescente membro dell’Azione cattolica. Forse la mia vocazione è stata il frutto di quell’insistenza. La preghiera che ora propone il Papa è volta a «prepararci anche a dare il nostro dono quando siamo di meno, a chi può collaborare con noi».

Questi propositi sorprendenti si spiegano perché, secondo le linee guida attuali, la predicazione della Verità cattolica e dei Sacramenti è importante. In diversi scritti ho affrontato questo gravissimo problema. Quale pastorale intende affidare ai laici? Probabilmente lo sforzo per migliorare la vita sociale, la condizione dei poveri, il superamento dei pericoli posti dal cambiamento climatico e la deforestazione dell’Amazzonia; la ricerca della fraternità universale (Fratelli tutti); la diffusione dei nuovi paradigmi, come vengono chiamati; e la concorrenza con la massoneria e il capitalismo finanziario internazionale. Molto bene! Lasciamo che i cristiani affrontino questi problemi. Potrebbero anche impegnarsi nella catechesi; che ormai è prassi da un secolo. E, eventualmente, nel caso, nella celebrazione del Battesimo, in circostanze eccezionali. Ma l’Eucaristia, rinnovamento incruento del Sacrificio del Signore nella Messa? E il conforto degli infermi mediante la Santa Unzione? E il perdono dei peccati, nel sacramento della Penitenza? Potrà la Chiesa fare a meno di questi sacramenti, che sono la fonte della Grazia? Forse si ipotizza l’attribuzione di facoltà specificamente sacerdotali ai laici. Il Sinodo tedesco va verso queste “soluzioni”? Per il momento, Roma tace. E, in questo tremendo dramma, si realizza il detto qui tacet consentire videtur.

Il turbamento che mi travolge porta a questa convinzione: stiamo andando verso la distruzione della Chiesa cattolica. E ci andiamo sinodalmente: ciò che conta è la bugia syn (con); bugia, dico, perché alla fine tutto si riduce all’úkase pontificio. L’hodós, il sentiero, conduce all’alterazione sostanziale della Verità cattolica e dell’istituzione ecclesiale.

“Prepariamoci a ciò che accadrà”, dice il Successore di Pietro; ebbene, prepariamoci, d’ora in poi, a respingere tali delusioni. La Chiesa non può marciare, ingenuamente, verso la sua autodistruzione.

L’apostolo Pietro, nella sua prima Lettera, scriveva che la fine di tutte le cose è vicina (pantōn de to telos ēngiken), per questo raccomanda la prudenza (sōphronēsate), la preghiera e la vigilanza orante (1 Pt 4, 7).

All’inizio ho parlato del mio turbamento. In spagnolo, la parola azorar significa spaventare, conturbare, sussultare. Ma, anche, accendere, infondere incoraggiamento. Questi sentimenti contrastanti ci agitano, ma portano anche a una serenità più consapevole, alla sophrosyne, di cui parlava san Pietro. Confidiamo in Cristo, Signore e Sposo della Chiesa, e nella Vergine Immacolata, che è sua immagine e sua Madre.

*arcivescovo emerito di La Plata

Buenos Aires, venerdì 18 marzo 2022.

Primi Vespri di san Giuseppe, patrono universale della Chiesa