20° appuntamento della rubrica sulla storia del Movimento Liturgico a cura del M° Aurelio Porfiri.
Oggi ci presenta la figura di Giovanni Battista De' Rossi, uno dei maggiori archeologi del passato che, impiegato anche dalla Biblioteca Vaticana come scrittore, identificò l’area dove si trovavano le Catacombe di san Callisto e il sepolcro di santa Cecilia, catalogò tutte le iscrizioni cristiane. Strenuo sostenitore del Papato, durante il Conciclio Vaticano I dichiarò che si dovevano ritenere provati e dimostrati la predicazione ed il martirio di Pietro a Roma, donde il primato della Sede apostolica e l'attribuzione ad essa dell'infallibilità promessa alla Chiesa. Fu un tenace conservatore e sostenitore della Sede Apostolica e del suo potere temporale anche dopo il 20 settembre 1870.
Grazie ai suoi studi alle catacombe di S. Priscilla, giunse ad poter sostenere "che attraverso l’esplorazione delle vestigia del passato si riusciva a comprendere un vasto e complesso mondo in cui prendevano posto simboli, segni, immagini, strutture che il genio dell’uomo aveva innalzato per propria edificazione, ma soprattutto per dare gloria a Dio".
Grazie ai suoi studi alle catacombe di S. Priscilla, giunse ad poter sostenere "che attraverso l’esplorazione delle vestigia del passato si riusciva a comprendere un vasto e complesso mondo in cui prendevano posto simboli, segni, immagini, strutture che il genio dell’uomo aveva innalzato per propria edificazione, ma soprattutto per dare gloria a Dio".
Qui i precedenti medaglioni.
Roberto
Archeologia e liturgia:
Giovanni Battista De’ Rossi (1822-1894)
di Aurelio Porfiri
Si è già parlato di come le scienze ausiliare danno un contributo importante per la comprensione dello sviluppo storico della liturgia. Se è importante il dato teologico, lo è certamente anche quello storico, quando questa storia non viene fatta per distruggere qualcosa a cui si è avversi di principio, ma per risalire a quelli che sono i dati importanti per ricostruire riti, preghiere e cerimonie nel loro sviluppo attraverso i secoli.
Pensiamo alle ossevazioni fatte dalla studiosa Renata Salvarani che, per stare al Battesimo, osserva che “tra IX e X secolo, le liturgie battesimali hanno vissuto alcune trasformazioni, anche rilevanti, riscontrabili sia nelle disposizioni normative, sia nella pratica ecclesiastica. Si è definito, inoltre, un nuovo rapporto fra spazi architettonici destinati al rito e liturgie, intese come “servizio reso al popolo”, come insieme di atti compiuti con il corpo nello spazio, secondo schemi reiterati nel tempo percepiti dai fedeli come fissi e ripetitivi, ma che - in realtà - recepiscono ed esprimono mutamenti legati al contesto in cui la comunità cristiana si inserisce. Qualche traccia di queste linee di trasformazione si può riscontrare anche nel Bresciano” (1).
Osservare come i cristiani hanno stabilito di usare lo spazio è compito che, per ciò che riguarda il passato, l’archeologia cristiana si pone come scopo della sua azione.
Fra i più grandi archeologi del passato abbiamo il romano Giovanni Battista De’ Rossi.
Fin da giovane si dedicò allo studio delle epigrafi e fu impiegato anche dalla Biblioteca Vaticana come scrittore. Identificò l’area dove si trovavano le Catacombe di san Callisto. Nello stesso luogo identificò il sepolcro di santa Cecilia e si diede da fare per catalogare tutte le iscrizioni cristiane, anche grazie alla benevolenza che ebbe per lui il papa Pio IX.
A lui si deve l’importante opera in più volumi Roma sotterranea cristiana, insieme ad altri lavori che fu in grado di portare a compimento malgrado le contingenze storiche erano certamente più che mai tempestose per lo stato pontificio. Nicola Parise, parlando della sua opera dice: “Convocato il concilio (28 giugno 1868), l'archeologo, interprete delle origini cristiane, dichiarava che si dovevano ritenere provati e dimostrati la predicazione ed il martirio di Pietro a Roma, donde il primato della Sede apostolica e l'attribuzione ad essa dell'infallibilità promessa alla Chiesa. Tenacemente conservatore, dopo il 20 settembre, il De’ Rossi contribui a mantenere viva nella seconda Roma, capitale d'Italia, la presenza di quegli esponenti che avevano contribuito al più recente sviluppo della Roma del papa. Rieletto nel nuovo Consiglio municipale già nel 1871 continuò ad occuparsi della tutela del patrimonio archeologico della città: si oppose con successo alla demolizione del tratto delle mura di Roma sulla Salaria e della basilica dei Ss. Quattro Coronati, difese l'attribuzione allo Stato della proprietà di quanto veniva rinvenuto nel sottosuolo della città, contestò lo smantellamento delle aree di rispetto create dalle autorità ponfificie intorno alle zone cemeteriali cristiane. Benché nominato sin dal 1872 nella Commissione archeologica municipale (poi comunale) di Roma e voluto più tardi dal ministro dell'Istruzione G. Baccelli, a vicepresidente della Giunta superiore di archeologia, per la sua dichiarata lealtà al pontefice, non entrò a far parte dell'Accademia dei Lincei; e l'Italia ufficiale non fu presente ai festeggiamenti in suo onore del 1892. Nel 1888 mostrò di condividere i dubbi del papa verso il Congresso degli scienziati cattolici che si organizzava a Parigi e non fu mai tentato come monsignor Duchesne dalle dispute moderniste” (2).
Egli fu sempre un fedele servitore della sede apostolica e attraverso i suoi studi illustrò la gloriosa storia della Chiesa.
In un discorso letto il 2 dicembre 1894 dall’accademico Orazio Marucchi, dell’Accademia di san Luca, viene detto tra l’altro: “Le colombe, simbolo delle anime che sciolte dai lacci corporei sen volano verso il Cielo, le oranti che esprimono le anime stesse dei trapassati intercedenti per i superstiti, cominciano pure a comparire in questo primo periodo ma con parsimonia; come pure cominciano quasi timidamente a mostrarsi alcune scene bibliche prese dai libri dell'antico e nuovo testamento e sempre espresse con eleganza di stile imitante le classiche pitture parietarie delle case romane dei primi tempi imperiali. Tali sono a cagion d'esempio, secondo il suo giudizio, i classici affreschi ritraenti scene della storia biblica di Susanna in una nobile cripta del cimitero di Priscilla, nella quale egli mostrò fin dai primi scavi fatti in quel luogo uno dei centri più antichi di quel vetustissimo ipogeo fondato nei tempi stessi apostolici”.
Insomma, attraverso l’esplorazione delle vestigia del passato si riusciva a comprendere un vasto e complesso mondo in cui prendevano posto simboli, segni, immagini, strutture che il genio dell’uomo aveva innalzato per propria edificazione, ma soprattutto per dare gloria a Dio.
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(1) I battisteri tra spazio, comunicazione e liturgia: alcuni casi bresciani in G. Archetti (cura), Inquirere Veritatem. Studi in memoria di mons. Antonio Masetti Zannini, in “Brixia Sacra”, anno XII, pp. 89-101.
(2) PARISE, Nicola (1991). De’Rossi, Giovanni Battista. Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39.