Grazie ad Alessio per le bellissime citazioni di John Henry Newman.
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo – cosa che non è molto indicato fare – allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa» (QUI il commento del card. Ratzinger)
Luigi
“un vero sviluppo … può essere descritto come quello che conserva l’insieme degli sviluppi precedenti, coincidendo realmente con essi ed essendo qualche cosa al di là di essi. Le aggiunte che vi apporta illuminano, non oscurano, corroborano, non correggono il corpo di pensiero da cui nascono; e questa è la sua caratteristica, vista in contrasto con una corruzione”.
“uno sviluppo autentico è quello che conserva la forma originaria del cristianesimo, mentre è una corruzione quello che tende a distruggerla. È questo [...] il sesto criterio da noi posto, in forza del quale ci è possibile distinguere uno sviluppo da una corruzione”.
“Questo carattere di addizione vale a dire questo modo di realizzare un mutamento che è in certo senso reale e percettibile, ma che nulla rifiuta, nulla sconvolge di quanto esisteva prima e, anzi, lo conserva e lo consolida, è sotto molti aspetti e in modo singolare qualcosa di peculiare al cristianesimo”
San J. H. Newman Lo sviluppo della dottrina cristiana
Influsso preservatore del passato: uno sviluppo diventa una corruzione quando contraddice la dottrina originaria o sviluppi anteriori. Uno sviluppo autentico conserva e tutela gli sviluppi e le formulazioni che lo hanno preceduto.
Commissione Teologica Internazionale “L’interpretazione dei dogmi” (1990)
sed contra
"Motu proprio Traditionis custodes vuole ristabilire in tutta la Chiesa di Rito Romano una sola e identica preghiera che esprima la sua unità, secondo i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II e in linea con la tradizione della Chiesa".
"Il Vescovo diocesano, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica, deve operare perché nella sua diocesi si torni a una forma celebrativa unitaria" (cf. Papa Francesco, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per accompagnare il testo del Motu Proprio “Traditionis custodes”).
"Questa Congregazione, esercitando, per la materia di sua competenza, l’autorità della Santa Sede (cf. Traditionis custodes, n. 7), ritiene che, volendo progredire nella direzione indicata dal Motu proprio, non si debba concedere la licenza di usare il Rituale Romanum e il Pontificale Romanum precedenti alla riforma liturgica, libri liturgici che, come tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti, sono stati abrogati (cf. Traditionis custodes, n. 8)". Responsa
In Jesu et Maria
Alessio
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