Riceviamo e pubblichiamo.
"Cento milioni di esseri umani ammazzati ogni anno nella sostanziale indifferenza di tutti".
Luigi
Don Samuele Cecotti e Stefano Fontana
Il silenzio dei non-nati
di Don Samuele Cecotti
L'inizio d’un nuovo anno è tempo propizio per un primo bilancio su quello appena trascorso. Sul 2021 si possono dire molte cose e molte di queste hanno a che vedere con il covid e le politiche adottate per la gestione della pandemia. Tutti ne parlano e ne scrivono, non mi aggiungerò allora anch’io a questo coro spesso cacofonico. Un dato mi ha, invece, colpito di quelli forniti dall’OMS a bilancio del 2021: in un anno solare 101,5 milioni di esseri umani sono morti sulla faccia della terra per le più diverse cause, di questi 3,5 milioni in seguito al contagio da sars-cov2, 42,6 milioni sono invece gli esseri umani in età prenatale uccisi nel grembo materno mediante aborto chirurgico dal 1° gennaio al 31 dicembre. Circa 117.000 bambini vengono uccisi ogni giorno sulla faccia della terra attraverso la pratica chirurgica dell’interruzione volontaria della gravidanza. Se considerassimo anche gli aborti chimico-farmacologici e gli aborti clandestini non registrati dall’OMS supereremmo, quasi certamente, i 100 milioni di aborti l’anno. Cento milioni di esseri umani ammazzati ogni anno nella sostanziale indifferenza di tutti, dei governi, dei parlamenti, degli organismi internazionali, dei media, delle organizzazioni umanitarie e, purtroppo, anche nostra. Anche noi cattolici siamo sempre più insensibili all’abominio di questa continua strage degli innocenti. Ce ne siamo assuefatti, non ci scandalizza più sapere che nell’ospedale dove nascono i nostri figli e nipoti altri bambini sono invece strappati alla vita nella legale pratica di quel «crimen nefandum» (GS, 51) che è l’aborto volontario. Non ci scandalizza più sapere che il Sistema Sanitario Nazionale finanzia la pratica dell’aborto con i soldi delle nostre tasse o che un simile «abominevole delitto» (GS, 51) è promosso da quelle organizzazioni internazionali che si dicono tutrici dei diritti umani. Dovremmo piangere di dolore e di rabbia al solo pensare che si compie ogni giorno simile uccisione di innocenti. Invece, purtroppo, a piangere e a combattere si è in pochi, i più vivono ignorando la cosa, come se l’aborto non fosse la prima causa di morte nel mondo! La prima causa di morte nel mondo non sono le guerre, non è la mancanza di cibo, non è la pandemia covid, è l’aborto volontario! Nella sola Italia la pratica dell’interruzione volontaria della gravidanza causa la morte di circa 190 bambini al giorno, vittime innocenti di cui nessuno parla. Il silenzio della società civile, del mondo della cultura e anche di gran parte di noi cattolici non può che turbare e dare scandalo, indizio certo di una società malata e di una civiltà ex-cristiana ormai morente. L’11 dicembre 1979 madre Teresa di Calcutta, ricevendo il Premio Nobel per la Pace, disse: «io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. […] E oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l’aborto. E noi che stiamo qui, i nostri genitori ci hanno voluti. Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla». Il 19 gennaio 2022 il presidente francese Macron, parlando all’Europarlamento, ha chiesto che il “diritto all’aborto” venga inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Don Samuele Cecotti
Lo scopo è il mondo a testa in giù
di Stefano Fontana
Il presidente francese Macron, come ricordato qui sopra da Don Cecotti, ha chiesto che il diritto all’aborto venga inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Ha chiesto, in altre parole, che il torto divenga diritto. Ha chiesto un mondo a testa in giù, o un mondo sotto-sopra. D’altronde questo è l’esito della concezione moderna dei diritti. Lo Stato, proprio perché difensore dei diritti, finisce per opporsi al diritto e alla giustizia, ossia finisce per promuovere il torto e l’ingiustizia. Ne nasce una ingiustizia istituzionalizzata.
Lo abbiamo già visto – per fare un altro esempio - per il gender e l’omosessualismo. Riconoscere il diritto ad un “matrimonio” omosessuale comporta che lo Stato assuma la sua difesa e la sua protezione come un proprio dovere. A quel punto diventa logico che lo Stato diventi anche attivo nel promuovere questo nuovo diritto: che nelle sue scuole insegni l’omosessualità ponendola alla pari di altre visioni della sessualità umana, che nelle trasmissioni televisive della TV di Stato produca fiction improntate all’omosessualismo, che punisca accusandoli di hate speech i giornalisti o i cittadini che si permettono di dire che l’eterosessualità va bene e l’omosessualità non va bene, fino a mettere questo nuovo diritto nella propria Carta costituzionale. Il passo dalla legge Cirinnà alla costituzionalizzazione dell’omosessualità è brevissimo e mi chiedo perché non sia stato ancora fatto. Anche perché a costituzionalizzare, invece, il divieto del riconoscimento pubblico dell’omosessualità non ci pensa nessuno.
Gli errori hanno una loro logica e le pretese innaturali, quando non vengono più riconosciute come tali e addirittura diventano diritti, vengono difese ma anche promosse dallo Stato: viene punito non chi abortisce o fa abortire ma chi aiuta a non farlo, paragonata quest’ultima ad una forma di violenza. Data questa logica interna all’errore, la costituzionalizzazione dell’ingiustizia è solo questione di tempo, soprattutto se la Costituzione ha tagliato i ponti con i suoi fondamenti di diritto naturale e divino.
Il problema, allora, non è stupirsi della richiesta di Macron, ma andare alla radice da cui essa logicamente proviene. Si dice, in una sequenza sempre più radicale: che male c’è a parlare di gender anziché di sesso? Che male c’è a rispettare la persona nei suoi diversi orientamenti sessuali? Che male c’è a disciplinare per legge le coppie di fatto eterosessuali? Che male c’è a disciplinare per legge le coppie omosessuali senza equipararle al matrimonio? Che male c’è a disciplinare le coppie omosessuali paragonandole al matrimonio ma senza permettere loro l’adozione? E così via: di passo in passo si avvalora la logica interna del discorso … fino alla sua costituzionalizzazione. Ho fatto l’esempio del “matrimonio omosessuale” oltre che dell’aborto per mettere in luce questa logica interna all’errore. La cui costituzionalizzazione in un mondo rovesciato – è questa la rivoluzione in atto – è perfettamente conseguente alle premesse.
Stefano Fontana