Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi
E’ con una certa apprensione che assumo il ruolo di presidente della FIUV, conscio dei miei limiti personali, e in un momento in cui la situazione dell’antica liturgia latina della Chiesa è più difficile di quanto non sia stata per molti anni. Eppure lo faccio con fiducia nella forza della Federazione, rappresentata soprattutto dalla nostra base di membri e sostenitori. Quest’ultima è più ampia e più attiva di quanto non lo sia mai stata nella nostra storia, e le difficoltà attuali stimolano una ulteriore crescita.
Nell’ultimo decennio sono stato coinvolto da vicino in due grandi progetti intrapresi dalla Federazione: la produzione dei Position Papers sul Messale del 1962 – essi hanno cominciato ad apparire singolarmente nel 2012 e sono poi stati pubblicati in volume nel 2019 – e il Report alla Congregazione per la Dottrina della Fede sulla applicazione del Summorum Pontificum, presentato alla Santa Sede nel luglio 2020. Essi hanno utilizzato diversi aspetti delle riserve profonde di esperienza, che esistono tra i membri e i sostenitori della Federazione: i Position Papers fanno appello alle loro risorse intellettuali, il Report alla loro conoscenza pratica delle proprie realtà locali. Nessun’altra organizzazione avrebbe potuto intraprendere entrambi i progetti con tanto successo, ed essi dimostrano il ruolo insostituibile della Federazione nel movimento tradizionalista.
Sono le stesse risorse, intellettuali e pratiche, che rendono possibili le funzioni ordinarie della Federazione: rappresentare alla Santa Sede e agli altri le preoccupazioni, l’esperienza e le argomentazioni dei fedeli laici legati all’antica liturgia. Per svolgere questo lavoro in modo efficace abbiamo bisogno di un flusso continuo di informazioni da parte delle associazioni membro, abbiamo bisogno di aggiornare costantemente le nostre risposte alle sfide al nostro movimento, che sono sfide intellettuali, legali, culturali in continua evoluzione.
Di conseguenza, vorrei dare alla mia presidenza queste priorità: facilitare la discussione sulle minacce che affrontiamo e aumentare il flusso di informazioni pratiche dai nostri membri alla Federazione e viceversa.
Ciò servirà anche a evitare a noi tutti il senso di isolamento che so quanto possa essere particolarmente acuto per i gruppi più piccoli, e in quei luoghi dove la presenza della Messa tradizionale è scarsa o inesistente. Il mondo intero può sembrare contro di voi e i pochi amici che avete appaiono impotenti ad aiutarvi. La realtà è che, anche se sembra che siate incapaci di ottenere alcun risultato pratico – ottenerlo accade di rado -, semplicemente esistendo nel vostro Paese e nella vostra diocesi svolgete la funzione vitale di mostrare che la richiesta della Messa tradizionale non è scomparsa. Allo stesso tempo, avete la possibilità di fornire alla Federazione informazioni vitali che altrimenti sarebbe impossibile raccogliere, in modo che possiamo presentare un quadro veramente mondiale nei nostri colloqui con la Santa Sede.
In breve, vogliamo ascoltare quello che hanno da dirci i nostri membri. La Federazione non esisterebbe senza i suoi membri, e la nostra efficacia è in funzione dei loro apporti.
Mi sia consentito terminare questo messaggio con la conclusione dell’editoriale della nostra rivista «Gregorius Magnus» [12, Winter 2021, p. 4].
«Per decenni noi siamo stati liquidati come fuorviati, dissidenti, malati di mente; abbiamo visto insostituibili opere d’arte sacra rottamate, vocazioni distrutte e buoni cattolici, anche sacerdoti, portati sull’orlo della disperazione dalle persecuzioni. Per cinquant’anni noi e i nostri predecessori nel movimento abbiamo ingoiato insulti e rifiuti, abbiamo vissuto condizioni ingiuste e umilianti imposte alle nostre attività, abbiamo visto denigrato e messo al bando quanto abbiamo di più caro».
«Abbiamo sopportato tutto questo perché, a nostro giudizio, il nostro personale benessere e il nostro amor proprio sono subordinati al bene delle anime e all’onore dovuto a Dio. Se i nostri progressi fino a oggi fossero annullati, e ci chiedessero di ricominciare dal punto in cui eravamo nel 1984 o nel 1971, saremmo pronti ad affrontare altri cinquant’anni di emarginazione e rifiuto?»
«Certo che sì, anche cinquecento anni, se necessario. I cattolici perseguitati, dall’Inghilterra al Giappone, hanno vissuto la loro fede in segreto, non per decenni ma per secoli, pagando talora con la vita i loro piccoli successi. In confronto il nostro fardello è leggero, è una causa per la quale soffriamo con gioia. Lo abbiamo visto in molti luoghi: la Messa antica può riportare alla fede coloro che si sono allontanati e ispirare conversioni, può sostenere le famiglie e stimolare le vocazioni, può servire come base per il rilancio delle comunità locali, la cui fioritura appare in ogni sorta di opere buone. Non ci arrenderemo ora».
La Madonna, san Gregorio Magno e tutti gli angeli e i santi possano intercedere per noi.
Cfr. fiuv.org