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lunedì 8 novembre 2021

Persino a La Repubblica hanno le idee più chiare che a S. Marta #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.

Se anche il Venerdì di Repubblica (vedere foto a lato) se ne accorge, ci chiediamo perchè solo a S. Marta e in molte curie diocesane abbiamo occhi bendati.
"Perchè il popolo di Dio le vere riforme se le fa da solo", così conclude l'editorialista del magazine.
Luigi

L’acuto vaticanista del Venerdì di Repubblica, don Filippo Di Giacomo, sulle cui diagnosi spesso dissentiamo, non cessa però in diverse occasioni di sorprenderci per la sua libertà di analisi e per essere spesso una voce fuori dal coro del corifeismo bergogliano.
Il suo pezzo comparso nell’ultimo numero del magazine è tutto da leggere e da meditare fin dal titolo. Partendo dai dati della diocesi di Torino dove nel seminario diocesano vi sono stati cinque ingressi e sette in quello della Fraternità S.Pio X, Di Giacomo coglie il punto critico della formazione al sacerdozio nei seminari diocesani italiani dove “nel migliore dei casi, strutturano dei leader comunitari, con una mentalità gestionale e uno sguardo puramente funzionalistico”. 
Ciò che non ci aspettavamo è la descrizione della vita dei seminari “tradizionalisti”, non necessariamente lefevriani, che giustifica il sorprendente dato francese dove tra quindici anni i preti “tradizionalisti” formeranno circa il 40 per cento del clero transalpino. 
Sono dati da tempo noti ma che compaiono su Repubblica, il quotidiano più letto dal clero italiano, non è consueto. 
Fulminante la conclusione. 
Altro che cammino sinodale !

Michele Di Pietro

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