"Rubriche e prassi di sempre": Si noti che la terza tovaglia dell'altare pende molto (come prescritto) alle due estremità dell'altare sacrificale (e non poco, come succede sulle mense ad populum nel rito moderno).
L'altare, anche se in una cappella, non deve mai poggiare sul pagimento ma essere rialzato almeno di un gradino (a raffigurare simbolicamente di trovarsi in un posto rialzato così come la Croce era rialzata sulla collina detta del "Golgota").
L'altare, anche se in una cappella, non deve mai poggiare sul pagimento ma essere rialzato almeno di un gradino (a raffigurare simbolicamente di trovarsi in un posto rialzato così come la Croce era rialzata sulla collina detta del "Golgota").
Si noti anche che il Ponteficie, sotto alla casula, indossa la dalmatica (del diacono) e, se si osservano le maniche, sembrerebbe potersi dire che indossi anche la tunicella (del suddiacono): i vescovi infatti, quando celebrano, indossano tutti e tre i paramenti dei tre ordini sacri maggiori, a significare che con la consacrazione episcapale si completa la pienezza dell'ordine sacro. Ancora oggi, col N.O. il vescovo, quando celebra pontificalmente, indossa una dalmatica (di stoffa leggera) sotto alla casula/pianeta a raffigurare lo stesso significato (non idossa più la tunicella, perchè l'ordine del suddiaconato è stato - improvvidamente - abolito dalla "raffazzonata" riforma liturgica nel 1969).
A tal proposito qui si può trovare la critica di Mons. Schneider all'abolizione degli ordini minori e del suddiaconato.
@Catholicus
fonte Una Voce Sevilla
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(Sono senz'altro ben accette segnalazioni e suggerimenti, da parte dei lettori, di altre opere d'arte raffigurati scene della Messa Tradizinale in Latino o di altri sacramenti o sacramentali in rito tradizionale. Grazie sin da ora).
Grazie mille! Davvero molto bella questa rubrica. Cari amici di MiL avete ricevuto la mia e-mail?
RispondiEliminaUna precisazione: il suddiaconato è stato formalmente abolito con la Lettera Ministeria Quaedam del 1972, non nel 1969.
RispondiEliminaIL mio commento è per il post "Io. seminarista nella Chiesa in fiamme...". Bene per l'ottimismo soprannaturale di quel seminarista, un po' meno bene per la sua scelta di vivere il futuro sacerdozio in una Diocesi. In una Diocesi, quasi sempre dovrà affrontare difficoltà oggettivamente insormontabili (ostilità del vescovo e dei confratelli, e di buona parte del laicato cosiddetto 'impegnato', tutti rigorosamente vaticansecondisti ad oltranza). Ebbene, se confermerà la sua scelta errata dovrà presto ricredersi, e spero che allora opterà per l'entrata in una Comunità di vita sacerdotale della Tradizione. Anche se è vero che ora anch'esse sono nel mirino bergogliano, tuttavia almeno ti lasciano respirare. Oppure, meglio ancora, dovrà optare per la clandestinità, in attesa che la situazione nella Chiesa ritrovi la sua normalità. Se mi legge,gli consiglierei di non perdere tempo inutilmente lavorando in una Diocesi: si risparmierà così anche tante amarezze e disillusioni.
RispondiEliminadon Andrea Mancinella