Continuiamo i commenti del Santo del giorno del prof. Plinio Corrêa de Oliveira (QUI): San Lorenzo martire (225-258).
10 agosto. A Roma, sulla via Tiburtína, il natale del beato Lorénzo Arcidiacono, il quale, nella persecuzione di Valeriáno, dopo moltissimi tormenti di prigionia, diverse verghe, bastoni, flagelli piombati e lastre infuocate, alla fine, arrostito su una graticola di ferro, compì il martirio; il suo corpo dal beato Ippólito e dal Prete Giustíno fu sepolto nel cimitero di Ciríaca, al campo Veráno. (Martirologio Romano ed. 1955)
10 agosto. Festa di san Lorenzo, diacono e martire, che, desideroso, come riferisce san Leone Magno, di condividere la sorte di papa Sisto anche nel martirio, avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri, che aveva nutrito e sfamato con dei beni elemosinati. Tre giorni dopo vinse le fiamme per la fede in Cristo e in onore del suo trionfo migrarono in cielo anche gli strumenti del martirio. Il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero del Verano, poi insignito del suo nome. (Martirologio Romano ed. 2004)
L.V.
10 agosto
San Lorenzo martire
San Lorenzo (ca. 225-258) era il capo dei sette diaconi romani del Papa Sisto II. Nel 258 l’imperatore Valeriano intensifica la persecuzione dei cristiani. Un giorno Papa Sisto II è arrestato mentre si trova nelle catacombe di San Callisto per celebrare la Santa Messa, accompagnato da diversi membri del suo clero.
Mentre i soldati portano via il Papa per ucciderlo, Lorenzo lo segue tutto angosciato esclamando: “Padre mio, dove andate senza il vostro figlio? Santo Pontefice, dove andate senza il vostro diacono? Non si usa forse offrire il sacrificio alla presenza di un assistente? Lasciatemi dare la prova di essere degno della scelta che avete fatto quando mi avete affidato la distribuzione del Sangue del Signore!”. Papa Sisto risponde: “Figlio mio, non ti sto abbandonando. Possono avere pietà dei vecchi, non certo dei giovani. A te è riservata una prova più grande. Mi seguirai tra tre giorni”.
Pensando che i cristiani possiedano grandi tesori nascosti, il prefetto di Roma convoca Lorenzo, che come primo diacono è anche il tesoriere della Chiesa. Il prefetto ordina a Lorenzo di consegnargli tutti i tesori della Chiesa. Lorenzo risponde che è pronto a farlo ma ha bisogno di tempo per raccoglierli. Esce e raduna tutti i poveri e i malati di Roma. Poi torna e li mostra al prefetto, spiegandogli che questi sono i soli, i più grandi tesori della Chiesa. I poveri sono l’oro, le vergini e le vedove le perle e le pietre preziose. Furioso, il prefetto condanna Lorenzo a un supplizio particolarmente lento e crudele.
Il santo è spogliato delle vesti e legato a una graticola sotto la quale bruciano carboni ardenti. I testimoni di questa scena descriveranno la gioia che s’irradia dal volto del martire. Dopo un po’ di tempo si rivolge ai suoi torturatori dicendo: “Giratemi, perché questo lato è già ben cotto”. Lo girano, e dopo qualche minuto aggiunge: “Adesso sono pronto per essere portato in tavola”. Quindi alza gli occhi al Cielo, prega per la conversione di Roma e muore. Alcuni senatori romani che di fronte a tanto coraggio si sono convertiti al cristianesimo ne ottengono il corpo e lo seppelliscono, presso l’attuale cimitero del Verano, dove oggi sorge la basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
Nella storia di San Lorenzo ci sono diversi punti preziosi per la meditazione.
Il primo è il dialogo fra San Lorenzo e Papa Sisto II. Sappiamo che il Santo Sacrificio della Messa è la ripetizione incruenta del Santo Sacrificio della Croce. Quando un martire offre la sua vita in olocausto imita l’auto-immolazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Non è la stessa cosa rispetto alla Messa ma c’è un’evidente analogia.
Quindi ci sono due correlazioni con il Sacrificio del Calvario nell’ammirevole dialogo fra Papa Sisto II e il suo diacono. San Lorenzo dice al Papa: “Tante volte vi ho fatto da assistente quando offrivate il Santo Sacrificio della Messa. Ora nel momento in cui andate a offrire la vostra vita forse non avrete più bisogno di me come assistente? Mi mettete da parte? Non volete il mio aiuto? Ma no: lasciatemi venire con voi ed essere ucciso con voi. Come vi ho servito in vita ai piedi dell’altare, così lasciate che vi serva ai piedi della morte”.
Dopo aver ascoltato quest’offerta meravigliosa, Papa Sisto II profetizza: “La mia morte sarà facile paragonata alla tua. Tu, che sei giovane, sarai trattato con maggiore crudeltà di me che sono vecchio. Tra tre giorni sarai ucciso anche tu”.
Secondo punto: la fedeltà di San Lorenzo a Papa Sisto mostra una prima scintilla del Medioevo. La loro relazione è principalmente ecclesiastica, ma la fedeltà è già quasi feudale. L’unione feudale fra il signore e il vassallo, che stabilisce fra loro una profonda unità, è molto più di un semplice contratto: è un legame di venerazione e di dedizione, che arriva fino all’offerta della propria vita. Il vassallo dichiara che senza il signore perderebbe la sua stessa ragione di esistere. In questo splendido legame di fedeltà fra San Lorenzo e il Papa vediamo un annuncio del feudalesimo.
A sua volta, il signore stima e protegge il vassallo. Questo stile di relazioni rappresenta una delle glorie del Medioevo. Ne rimangono residui nella cristianità anche dopo la Rivoluzione francese. I cattolici progressisti fanno del loro meglio per estinguerne anche gli ultimi ricordi.
Terzo: un altro spunto ammirevole per la meditazione consiste nel considerare l’episodio relativo al prefetto. San Lorenzo gli porta tutti i tesori della Chiesa: i poveri. Dobbiamo riflettere sul fatto che per la mentalità pagana i poveri erano oggetto soltanto di disprezzo. La cultura romana aveva un’estrema repulsione per i poveri. Ed ecco che San Lorenzo presenta i poveri al prefetto come il tesoro della Chiesa. Dà al prefetto una straordinaria lezione di spirito soprannaturale.
Perché il povero è un tesoro?
Ci sono diversi titoli che fanno di ogni cattolico battezzato un tesoro. È un figlio della Chiesa Cattolica; è stato salvato dal Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, infinitamente prezioso; è stato degno delle inestimabili lacrime di Nostra Signora nella Passione.
Ma ci sono altri titoli a essere considerato un tesoro che attengono alla specifica condizione del povero. Dio ama chi patisce le privazioni con rassegnazione e in unione con Lui. Quando la povertà è involontaria, dev’essere amata sia da chi è povero sia da chi non lo è. Intendiamoci: il secondo deve aiutare il primo a superare la sua condizione di povero, ma entrambi devono anche sapere che nella cristiana accettazione della povertà c’è un vero merito, che piace a Dio.
Lo stesso vale per la malattia. La Chiesa fa più di chiunque altro per alleviare le malattie, ma ama il malato e considera un tesoro l’uomo malato che sopporta le sofferenze con pazienza come volontà di Dio. Pertanto si può dire che il povero e il malato sono un tesoro, come lo sono la vedova e l’orfano. Questi sono i veri tesori della Santa Chiesa. Il prefetto di Roma non lo capisce, ma San Lorenzo gli dà una lezione.
Quarto punto: l’ultima lezione San Lorenzo ce la lascia con il suo martirio. Senza un miracolo – un miracolo di prima grandezza – un uomo non potrebbe soffrire come lui senza un lamento. San Lorenzo è arrostito a fuoco lento su una graticola posta sopra ai carboni ardenti. Consideriamo come questo dev’essere doloroso, come reagirebbe un animale vivo che fosse sottoposto a questo tormento: griderebbe, si dimenerebbe e cercherebbe con tutte le sue forze di scappare per sottrarsi al dolore. Per una persona umana le reazioni sono ancora più forti, perché oltre al dolore fisico l’intelligenza, che manca all’animale, gli permette di capire che cosa sta succedendo. La comprensione rende la sofferenza ancora più grande.
San Lorenzo, invece, in mezzo a tutta questa sofferenza è del tutto tranquillo. Se il suo volto mostra qualcosa, si tratta di gioia. Quando comprende che una parte del suo corpo è morta, chiede di essere girato dall’altra parte. Lo girano, e muore. Vediamo bene che è una serie consecutiva di miracoli che gli permette di rimanere calmo e gioioso, e anche di vivere più a lungo di quanto sarebbe stato umanamente possibile.
Quando finalmente viene la sua ora, prega per la conversione di Roma. E Dio ascolta subito la sua preghiera. Infatti alcuni senatori romani che assistono al suo martirio si convertono e danno al suo corpo degna sepoltura. Un semplice diacono, la cui vita è stata povera e nascosta, ha il suo corpo portato alla sepoltura da membri del più alto organo legislativo e politico che esiste a quel tempo sulla Terra, il Senato di Roma.
Nel “Magnificat” Nostra Signora canta questa regola del comportamento di Dio: “Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles” – Dio ha deposto i potenti dai loro troni e ha esaltato gli umili. Oggi nessuno ricorda il nome di quel prefetto di Roma, e dello stesso imperatore Valeriano hanno sentito parlare pochi specialisti. Già pochi anni dopo la sua morte il popolo di Roma o aveva dimenticato Valeriano o lo ricordava con orrore. Al contrario, milioni di persone nel mondo conoscono San Lorenzo, lo amano e lo pregano. Uno dei più grandi palazzi del mondo, l’Escorial, è stato costruito dal grande re di Spagna Filippo II in onore di San Lorenzo.
Filippo II stava combattendo una difficile guerra in Francia. Nel giorno della festa di San Lorenzo, il 10 agosto del 1557, il re combatté la battaglia decisiva a San Quintino, in Piccardia. Promise a Dio di costruire una magnifica basilica in onore di San Lorenzo se avesse vinto quella battaglia. Vinse, e per commemorare l’occasione fece erigere la più grande opera d’arte del suo regno, l’Escorial. La pianta del palazzo ha la forma di una graticola per celebrare il martirio di San Lorenzo. Questo è solo un esempio. La Chiesa Cattolica ha onorato Lorenzo in molti altri modi, celebrandone le virtù e venerandolo come grande santo.
C’è qui una delle realizzazioni della profezia di Nostra Signora: i potenti sono stati deposti e rimossi dalla memoria popolare e gli umili sono glorificati.
Chiediamo a San Lorenzo di concederci quello spirito soprannaturale di cui diede prova di fronte al prefetto di Roma, e anche qualcosa del suo “panache” di fronte alla sofferenza e alla morte.
Nessun commento:
Posta un commento