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giovedì 17 giugno 2021

Quella Presenza “reale” che non è riconosciuta da molti nella Chiesa

Riprendiamo dall'eccellente blog di Sabino Paciolla una ugualmente eccellente intervento di p. Alberto Strumia. P. Strumia, come molti sanno, unisce alle specifiche competenze scientifiche (è stato professore ordinario di Meccanica Razionale presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Bari ) e filosofiche (ha insegnato Filosofia della scienza, Filosofia della natura e Logica presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna), un'ugualmente approfondita competenza teologica (ha tenuto corsi di Teologia fondamentale presso l’I.S.S.R. della Pontificia Università della Santa Croce di Roma). E’ direttore del sito albertostrumia.it.

Domenica scorsa abbiamo celebrato la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, festa dell’“adorazione” della presenza “reale” del Signore nell’Eucaristia. Oggi questa presenza “reale” non è riconosciuta da molti nella Chiesa; è ridotta ad un simbolo che, come un comune segno esteriore, un segnale simile ad un cartello stradale, indica qualcosa di esterno a se stesso, una località lontana da raggiungere. Mentre, per la loro stessa natura, i Sacramenti sono segni speciali che indicano che in loro stessi è presente e operativa una presenza che cambia la realtà delle cose. Essi sono segni che “operano ciò che significano”, perché hanno al loro interno il “soggetto” che li rende efficaci. In modo unico questo “soggetto”, Cristo stesso, è realmente presente nell’Eucaristia, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

1 – Nel Vangelo di oggi, Gesù riprende, in qualche modo, questo stesso concetto paragonando il Regno di Dio ad un seme. Il seme nasconde, in se stesso, la presenza della forza operativa che dà vita alla pianta che da esso deve germogliare e crescere.

Non solo, ma come il seme è nascosto sotto la terra e non lo si vede, così la presenza reale di Cristo è nascosta sotto le apparenze (“specie”) del pane e del vino e non la si vede per quello che essa è davvero. Eppure questa presenza, nascosta ma reale, è talmente reale da lavorare

– per fare esistere tutto ciò che esiste e conservarlo nella sua esistenza (questa è l’attività della creazione e della conservazione dell’essere);

– Per “riparare” i danni della perdita della “giustizia originale”, del giusto modo di vivere degli uomini secondo le leggi che Dio Creatore ha disposto per il loro “bene-essere” (questa è l’opera della Redenzione).

Come dei coltivatori sbadati e inconsapevoli, oggi, a differenza del contadino saggio della parabola, quasi tutti non si accorgono di nulla e pensano che il mondo sia una sorta di macchina che va avanti da sola. Una macchina della quale, ormai, si ha paura fino al punto di sentirsi colpevoli di esistere come esseri umani, per averla irrimediabilmente danneggiata. Senza riconoscere la presenza reale di Dio Creatore e di Cristo Redentore, la realtà è diventata incomprensibile e nemica, al punto tale da doverla divinizzare e adorare per paura che ci schiacci. Si ritorna ad un paganesimo pre-cristiano. E oggi anche la Chiesa, in troppi dei suoi capi, è caduta in questa trappola, avendo perso di vista la realtà della presenza di Dio Creatore e di Cristo Redentore.

Ma, ci conferma Gesù nel Vangelo di oggi, Lui è realmente presente anche se in pochi se ne accorgono, e lavora sotto terra e che l’uomo «dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce». Quanti non hanno perso la fede e la ragione, lo sanno ancora, non lo hanno dimenticato e osservano attentamente il terreno della storia di questi nostri difficili anni, per vedere rispuntare definitivamente la pianta del Suo Regno, secondo tempi e modi che non è dato loro di sapere nei dettagli («come, egli stesso non lo sa»), ma che le leggi della realtà dicono che «diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Bologna, 13 giugno 2021