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venerdì 4 giugno 2021

Le vetrate del deambulatorio della Basilica di San Francesco a Bologna

«[...] ogni sistema di educazione che non si fonda sulla religione cadrà in un batter d'occhio, o verserà nella società solo veleni, essendo la religione [...] il balsamo che impedisce alla scienza di corrompersi»
(Joseph de Maistre).

Un'altra bella lezione di arte sacra da Europa Cristiana.
Luigi

Le vetrate del deambulatorio della Basilica di San Francesco a Bologna
25-4-21, Barbara Ferabecoli

La Basilica di San Francesco a Bologna è il primo convento francescano della città. San Francesco vi fece ripetute soste e la presenza dei frati Minori è attestata già dai primi anni del XIII secolo.

Il numero crescente dei seguaci del Santo richiese presto la necessità di edificare un complesso conventuale più ampio di quello del primo insediamento ubicato fuori dalle mura della città.
Grazie all’interessamento di papa Gregorio IX e il patrocinio delle autorità comunali, i frati iniziarono la costruzione della nuova chiesa intitolata a san Francesco e contemporaneamente anche degli ambienti conventuali, con carattere di monumentalità.
Lo stile della chiesa è prettamente romanico, ma vi si leggono chiaramente gli influssi dell’architettura gotica del nord Europa, soprattutto francese. Con un certo grado di ibridazione coesistono due messaggi: la semplicità austera e imponente del romanico e l’elevazione tipica del gotico con la caratteristica peculiare dell’uso delle vetrate, che però non rivestono un ruolo di protagonismo, come nelle cattedrali gotiche.
Delle vetrate presenti in basilica, quelle maggiormente colorate a carattere episodico con scene e personaggi si trovano in fondo alla chiesa sulla controfacciata, mentre la maggior parte, quelle che corrono lungo le navate, sono le classiche vetrate a rulli chiari dove la luce che filtra, seppur nobilitata dalla qualità artigianale di questi vetri, è limpida e chiara, non frenata da interventi pittorici se non in minima parte.

I rulli soffiati a bocca, impiegati per queste grandi monofore, che allora come ora richiedevano un grande sforzo economico, essendo realizzati con un lungo procedimento artigianale uno per uno, sono stati impiegati solo per le vetrate maggiormente visibili sulla navata.

Ma per quelle presenti nelle Cappelle del deambulatorio absidale si osserva una straordinaria peculiarità che nessuna guida rileva, eppure sono la testimonianza di come il ruolo delle vetrate in architettura segua precise intenzioni e requisiti.


Nelle  cappelle, ognuna un piccolo gioiello, che si susseguono dietro la magnifica pala marmorea dell’altare maggiore del XIV secolo, sono presenti monofore o bifore molto alte, dello stesso tipo di quelle presenti nella navata, ma, pur mantenendo un simile disegno geometrico, i rulli vengono sostituiti con vetri di forma circolare dipinti con fiori o geometrie, impreziositi da dettagli dorati realizzati con l’uso del giallo d’argento.

Il risultato che si ottiene è mantenere le vetrate sui toni del bianco, preservando una grande luminosità, ma allo stesso tempo esse si adattano alla ricchezza di queste Cappelle: piccoli spazi chiusi come scrigni contenenti opere d’arte, dove non si è lesinato nessuno sforzo: pareti dipinte, effluvio di decorazioni, magnifici altari in ceramica, pale dipinte, ecc.

Le vetrate delle navate sono adattate alla sobrietà e agli ampi spazi liberi delle pareti chiare, le vetrate delle Cappelle del deambulatorio sono dei ricami a suggello di una ricchezza raffinatissima di opere e decorazioni che suggeriscono la suggestione di trovarsi nella Basilica di San Francesco ad Assisi, con le loro volte a crociera puntinate di stelle.

Ogni cappellina, ha il suo cielo stellato, la sua decorazione parietale, le sue opere d’arte, la sua decorazione e il suo disegno sulle vetrate, tutte simili, eppure nessuna uguale.

Così che ad ognuna ci si ferma ammirati ed ispirati da una mutevole, ma costante armonia.





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