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venerdì 26 marzo 2021

Quando "la Chiesa si riscattò con la musica" e le grida scomposte contro Giovanni Paolo II

Il 29 giugno 1985, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Basilica Vaticana per la Messa Pontificale presieduta da Giovanni Paolo II venne eseguita la "Krönungs-Messe" K.317 ( Messa dell'Incoronazione) di Wolfgang Amadeus Mozart. Il grande Maestro Herbert von Karajan diresse i Wiener Philharmoniker e il Coro Wiener Singverein (sotto la specificazione dell'organico).
Al momento della Comunione " Il Maestro Von Karajan, già molto malato, a questo punto si stacca dal podio della direzione, su cui si reggeva, e a fatica, cammina verso il Pontefice, insieme con la moglie e le figlie: insieme ricevono l’Eucarestia. Il volto del Maestro si illumina di una luce chiara, piena di una pace nuova. Era sempre stato cattolico e sentiva la Chiesa come colei che porta nel mondo ogni bellezza" (Cfr.Collatio QUI)
Ricordiamo quella "storica" celebrazione che tante polemiche suscitò nei soliti ambienti progressisti/modernisti contro Giovanni Paolo II con quello che scrisse all'epoca il Maestro Padre Pellegrino Santucci O.S.M. indimenticabile e geniale cultore della Musica Sacra e intrepido difensore della Liturgia tradizionale.
AC

La Chiesa si riscatta con la musica 

del Maestro Padre Pellegrino Santucci O.S.M. (*) 


Il 29 Giugno 1985 segna una svolta «traumatica» nella storia della Musica Sacra: Mozart, Karajan e Woytjla in S. Pietro per un matrimonio... a tre! 
Karajan e Woitjla — Sono passate appena poche ore dalla «storica» esecuzione di una Messa di Mozart in S. Pietro che già è polemica: si torna indietro, si rinnegano le conquiste del Vaticano II, siamo in piena «restaurazione»; parola quest'ultima che fa gelare il sangue nelle vene. 
E chi non restaurerebbe volentieri un organo o un quadro qualora ce ne fosse bisogno o se ne presentasse l'occasione? 
Per quanto attiene la musica sacra — o meglio — liturgica, credo che il termine «restaurazione» dica ben poco se penso ai rospi che abbiamo dovuto ingoiare in questi ultimi venti anni, in nome... in nome di che cosa? In nome dell'arroganza, della presunzione, del riformismo, del dilettantismo manovrati da un manipolo di furbi che hanno imposto alla maggioranza ciò che il Vaticano II mai si è sognato di imporre. 
 
Su, amici, siamo onesti almeno verso noi stessi e confessiamo che troppa musica liturgica (a parte le solite lodevolissime eccezioni) è merce avariata che solo un funesto contrabbando ha potuto spacciare per buona. 
Le lamentele di cui tutti siamo fatti oggetto da ogni ceto di persone e di cui tutta la stampa — non soggetta a ideologie perverse — ha dato notizia, sono ormai tali e tante da non aver bisogno di essere qui ricordate. 
Ripeto: siamo onesti e sinceri e in nome dell'onestà e della sincerità, gridiamo ai quattro venti che sotto l'aspetto musicale i disposti del Vaticano II e le attese dei fedeli troppo spesso sono stati traditi. 
È opinione comune che mai la musica sacra abbia subito il degrado che ci è dato di osservare; mai come oggi la musica è stata mortificata dagli stessi uomini di chiesa. 
Quanto accadeva prima della riforma di San Pio X almeno divertiva la gente; oggi la fa solo arrabbiare. E’ necessario un ripensamento — non certo all'insegna della paventata “restaurazione”, ma proprio nello spirito e nella lettera del Vaticano II. 
Ci si deve convincere che la musica («Dei donum» secondo gli antichi— : è una cosa seria; inserita nel culto lo è ancora di più; sposata alla Liturgia dà vita al più bello dei matrimoni.
 
In nome della cultura, dell'arte e della stessa religione dobbiamo spogliarci di tutte la caricature musicali con cui si sono abbruttiti i riti e infastiditi i fedeli. 
Dobbiamo addirittura chiedere perdono per le sistematiche profanazioni con cui all'insegna del più vieto populismo ci siamo illusi di riempire le chiese mentre ne sloggiavamo anche gli ultimi occupanti. 
Verifica- Ciò premesso, veniamo ad un fatto clamoroso del giorno, quello che ha suscitato tale e tanto clamore da coinvolgere una quarantina di reti televisive con milioni e milioni di spettatori. 
Innanzi tutto Mozart. Leggendo i giornali, quella Messa sarebbe il «non della musica sacra, specialmente il «Credo». Penso che siamo in molti a ritenere che la «Messa dell'Incoronazione» una più che modesta composizione. 
Si sa il Card. Colloredo voleva «Messe brevi» della durata di non più di 45 minuti, tutto compreso. In una famosa lettera a P. Martini, Mozart lamentò questo, dicendo di invidiare gli italiani che potevano sbizzarrirsi anche in Chiesa, se è vero che i famosi «Vesperoni» dell'Aldeaga (sec. XIX} duravano due ore e mezzo e i 4 solisti interessati al Salmo «Laudate Pueri» (durata 54 m.m.) venivano sostituiti perché alla fine gli esecutori erano senza fiato…
Quasi tutta la Messa sa di «consumismo» piuttosto mediocre: il famoso Credo è di un taglio di corsa al cronometro. 
Rimane l'Agnus Dei. Che meraviglia, quanta dolcezza, che melodiosità, quanto affetto, quanta poesia... Non so più quali espressioni usare per esaltare questo Agnus Dei. Riscatta tutta la Messa...
Karajan — Un mago e tale resta: certo ha dato ai suoi «fans» una lezione rede veramente singolare: tutto ha studiato per non disturbare il Rito. Niente bacchetta; coristi in alta uniforme che cantano a memoria; esecuzione dell'Ave Verum di Mozart con solo Organo per dare la possibilità Karajan e ai suoi di accostarsi all'Eucarestia nel massimo raccoglimento possibile. È stata una lezione di stile. 
 
Liturgia — Qui ci siamo! Con l'esecuzione del 28/6/1985 il Vaticano II è andato a farsi benedire. Cito il «servizio» di Pinzauti (30/6/1985) — Resto del Carlino — «Karajan, insomma, non ha intaccato in nulla la solennità di un rito secolare, né il suo nome è stato oggetto di un qualsiasi accenno da parte del Papa nel corso dell'Omelia, quando ha salutato la delegazione ortodossa e i metropoliti giunti da ogni parte del mondo. Ma Karajan ha indubbiamente svelato qualcosa che forse sfugge ai frequentatori delle sale da Concerto, quali che siano le loro professioni di fede.- il rapporto vitale col rito. Per questo il mescolarsi di Mozart col gregoriano e con i mottetti moderni (composti per il Coro della Sistina dal suo "maestro perpetuo", Mons. Bartolucci) ha rivelato una "verità" che deve aver suscitato una particolare commozione, specialmente in quanti avvertono, della Chiesa, almeno la grandiosità di fenomeno storico irripetibile, profondamente ancorato in una società che di tanto in tanto ne discopre i più profondi legami culturali».
 
Credo che su questo siamo tutti d'accordo, ma... e la famosa partecipazione dell'assemblea? E qui casca l'asino!... Non mi illudo di convincere i miei lettori ad accettare tesi oggi in disuso; nessuno però riuscirà mai a convincere me circa il modo di «partecipare» a un rito.
 
Un pubblico che a teatro assiste ad un'opera di Wagner, cantata in tedesco, e che alla fine esplode in un uragano di applausi, senza aver capito un sola parola di quella lingua, non ha partecipato forse come gli stessi attori? Cerchiamo anche qui di capirci: sono tanti i modi di partecipazione a un rito: non è assolutamente vero che quello di cantare «una voce» sia il più efficace anche se pastoralmente il più indicato e il più auspicabile. 
Ma anche qui, attenzione: il Vangelo potrebbe sconfessarci «questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me»... 
Il che fa supporre che per lodare il buon Dio non basta muovere le labbra: bisogna realizzare quello che i Salmi chiamano «Sacrificium laudis», un «sacrificium» che per essere tale suppone un'interiorità tutta particolare.
 
Sono perfettamente d'accordo sulla partecipazione di cui si parla oggi, anche se non è una scoperta di oggi: «perché il popolo canti» fu speranza e in gran parte realtà di generazioni precedenti; non a caso, perfino nella mia laica Romagna, in tutte le Chiese i Canti Gregoriani più elementari (compresa la «Messa De Angelis», da «Requiem» e magari anche «Cum Jubilo» e «Lux et Origo») e i canti in volgare di normale repertorio erano patrimonio di sicura conquista da molto tempo.
 
Comunque ognuno la pensi, resta della nuova liturgia un fatto indiscusso e indiscutibile: il dirigismo di un tempo è stato sostituito da un saggio pluralismo, purtroppo oggi fanaticamente a senso unico. 
Si impongono solo certe cose in barba a quanto espressamente la Costituzione liturgica esige, non solo, ma mentre da una parte si tollerano, si approvano e s'incoraggiano «pazzie senili» e giovanili, dall'altra si arriva addirittura al divieto proprio di ciò che è obbligato, se è vero, com'è vero, che esistono articoli della citata Costituzione che non ammettono senza incertezze di sorta: Art. 36/1 della Costituzione Conciliare — Sacrosanctum Concilium — «L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini. Art. 54: Si abbia cura che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme anche in lingua latina, le parti dell'ordinario che loro spettano. Art. 116: La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della Liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale» 
 
Dopo Mozart, Beethoven e ancora in S. Pietro, festa di Tutti i Santi 1988! ( ??? N.d.R.)
Protagonista ancora il Papa, che con la sua presenza incoraggia, avvalla, giustifica un modo nuovo e solenne (pluralismo!) di celebrare il rito della Santa Messa. 
Per fortuna questa volta le cicale dell'oltranzismo hanno taciuto. 
Resipiscenza o buon senso? Io vorrei credere nell'una come nell’altro. 
Ma bisogna continuare: con un pluralismo inteso nella sua formulazione più seria c'è spazio per tutti. 
La Messa è una sola, i modi di solennizzarla e renderla viva sono tanti. 
Si tratta solo di vincere la pigrizia e dare più spazio a quello che deve e può essere una vera ed autentica creatività nell’ambito delle leggi della Chiesa e, ripetiamolo ancora, di un elementare buon gusto. 
 … 
 
L'ho già scritto: non è credibile, non è assolutamente credibile che nelle grandi Basiliche, nelle Chiese conventuali di grande interesse nelle Chiese dalla più eterogenea affluenza turistica, ci si ostini a bestemmiare (il termine è misuratissimo!) un volgare che pochi capiscono e che tutti rifiutano, vuoi per l'esibizionismo infantile dell'«animatore», vuoi per la virulenza di altoparlanti striduli e rabbiosi, vuoi per la miseria e la meschinità di musichette che ormai infastidiscono anche i topi delle nostre sagrestie.  
P.Pellegrino Santucci , O.S.M. “Consonanze e Dissonanze” Bologna, 1993. Pagine 66/69 (*)  
 

P. Pellegrino Cesio Santucci
è nato il 9 Gennaio 1921 a Montecastello (Forlì). 
Ha compiuto gli studi dal ginnasio alla teologia nei vari seminari dei Servi di Maria. 
È sacerdote dal 9 Luglio 1944. 
Nel 1945 si iscrisse alla classe di composizione nel Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro dove nel 1949 si diplomò. 
È stato docente nei conservatori G. Rossini, B. Marcello, L. Cherubini e nel Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma. Dal 1947 è direttore della Cappella, Musicale Arcivescovile di S. Maria dei Servi di Bologna. 
Grazie a questa Cappella per la prima volta sono stati eseguiti a Bologna nella Basilica di S. Maria dei Servi i grandi Oratori di J. S. Bach, Oratori di G. Carissimi, di Lorenzo Pe-rosi e G. F. Haendel. 
Per cinque volte è stata eseguita l'Opera Omnia Organistica di J. S. Bach sul prestigioso organo della Basilica. Quattro Concorsi Internazionali d'Organo hanno dato il via a tutta una serie di concerti con la presenza dei migliori organisti del mondo. 
Il P. Santucci è inoltre autore di pubblicazioni di carattere vario: fra le più importanti vanno ricordate: Opera Omnia Organistica di J. S. Bach; 
L'Improvvisazione nella Musica (due volumi); La Madonna nella Musica (due volumi). Numerose le pubblicazioni strettamente musicali, fra cui figurano composizioni che hanno ottenuto significativi premi nazionali e internazionali. 
Per questa sua attività ha ottenuto anche il Premio per la Cultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. 
 All'Autore di questo volume va riconosciuto il merito di aver appassionatamente e indefessamente sostenuto la battaglia in difesa della Musica Sacra soprattutto nell'ambito della attuale Riforma Liturgica. II lettore ne avrà la conferma anche dalla lettura di questo libro la cui realizzazione è dovuta al Presidente della Cappella Musicale di S. Maria dei Servi Romano Nucci. 
La polemica sulla Musica Sacra in Italia sembra aver toccato la sua punta massima in occasione del Congresso Nazionale AISC tenutosi a Bologna nel Settembre dopo la dotta prolusione del Cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, tutta la stampa nazionale si è inserita in un discorso — fatte le debite eccezioni — scarsamente persuasivo, dimostrando anche una quasi assoluta incompetenza in materia, con interventi piuttosto folcloristici che reali. In «Consonanze e Dissonanze» si parla anche di questo, anzi, soprattutto di questo. ( dalla copertina del citato libro) 

Il M° Padre Pellegrino Santucci si è addormentato nel Signore il 24 luglio 2010 a Bologna.

***

Video: Agnus Dei della "Krönungs-Messe" K.317 di Wolfgang Amadeus Mozart. *soprano: Kathleen Battle, *contralto: Trudeliese Schmidt, *tenor: Gösta Winbergh, Wiener Philharmoniker, Wiener Singverein, direttore Herbert von Karajan. *bass: Ferruccio Furlanetto.

 
Il Credo
 

 La S.Messa della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo officiata da Giovanni Paolo II


 
Foto 2 da Collatio QUI