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mercoledì 31 marzo 2021

Lettera / Il nuovo messale? “Brutto, infelice, scorretto. Non si potrebbe tornare indietro?”

Un lettera di un sacerdote, pubblicata da Aldo Maria Valli
Luigi

15-3-21
Caro dottor Valli, sono un sacerdote di una diocesi della Liguria.
Ieri ho iniziato a celebrare con il nuovo messale. E confesso che, purtroppo, ho peccato. Perché delusione e rabbia affioravano (e me ne dolgo) a mano a mano che procedevo nel rito.

Ho trovato formule involute se non scorrete. Basterebbe leggere la preghiera sulle offerte della IV domenica di Quaresima. Mi domando se hanno commissionato questo lavoro a persone competenti a livello prima teologico e poi linguistico. Ne dubito.

Le formule in certi casi sono smussate all’inverosimile, inaccettabili dal punto di vista sia teologico sia liturgico.


Qualche esempio. Nella preghiera eucaristica della riconciliazione prima si diceva “eravamo morti al peccato”, adesso si dice “eravamo perduti”. Prima si diceva “liberati dalla corruzione della morte”, ora “guariti dalla ferita della colpa”. C’è una bella differenza.

E che dire della barocca nuova formula “prese il calice colmo del frutto della vite” al posto di “prese il calice del vino”?

Fortuna che il nuovo messale è stato voluto per venire incontro al linguaggio comune dell’uomo di oggi! Infatti, tutti noi quando viene un amico gli chiediamo se desidera un bicchiere colmo del frutto della vite! E lasciamo stare la rugiada.

“Ma mi faccia il piacere!” direbbe Totò.

Mi vien da dire che questi egregi novatori sono veramente egregi nel senso etimologico della parola: sono “fuori dal gregge”, senza legami con il popolo fedele. Mi chiedo: ma quali criteri scombussolati e contraddittori hanno usato se dopo anni di lavoro hanno partorito un tale obbrobrio?

Aggiungo, come ulteriore segno di incompetenza, la scelta del formato della pagina e del carattere. Il formato tipografico è tale che, data l’età media dei sacerdoti in Italia, molti preti saranno costretti a riprendere in mano i messali precedenti, che almeno si lasciavano leggere.

Dulcis in fundo (ma qui le critiche sono già abbondantemente piovute): le illustrazioni! A dir poco allucinanti. Le ho fatte vedere alla mia gente. Risultato: prima hanno detto che più brutte di così era difficile trovarne, poi hanno chiesto: ma che significano? Domanda alla quale parecchi preti non sanno neppure loro come rispondere.

C’è modo di ottenere un ripensamento di questa nuova edizione del messale brutta, infelice e scorretta?

Siamo messi proprio male. Eccoci al cambiamento per il cambiamento, in base all’ideologia secondo cui che quel che viene dopo è sempre migliore di quel che c’era prima.

Del resto, sappiamo che ormai l’importante è “avviare processi” (Bergoglio dixit). Anche se non si capisce per andare dove.

Lettera firmata