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mercoledì 3 marzo 2021

I santi Re cattolici #8 san Casimiro (4 marzo)

Continuiamo la memoria dei santi Re cattolici commemorati nel Martirologio Romano: san Casimiro (1458 - 1484).

4 marzo.
A Vilna, nella Lituánia, il beato Casimíro Confessore, figlio del Re Casimíro, dal Papa Leóne decimo ascritto nel numero dei Santi. (Martirologio Romano ed. 1955)
San Casimiro, figlio del re di Polonia, che, principe, rifulse per lo zelo nella fede, la castità, la penitenza, la generosità verso i poveri e la devozione verso l’Eucaristia e la beata Vergine Maria e ancora giovane, consunto dalla tisi, nella città di Grodno presso Vilnius in Lituania si addormentò nella grazia del Signore. (Martirologio Romano ed. 2004)

L.V.

Neppure ventisei anni di vita, in mezzo agli splendori della corte ed alle tentazioni del potere; una santità conquistata palmo a palmo, anche a prezzo di sacrifici e rinunce.
Casimiro nasce a Cracovia nel 1458, terzogenito dei tredici figli del re di Polonia. Tutti i suoi fratelli riescono a possedere la corona regale, a lui solo è riservata l’aureola dei santi. Perché la prima, se avesse voluto, l’avrebbe avuta in capo già a tredici anni, quando cioè gli Ungheresi si sono ribellati al loro re, lo hanno deposto dal trono e, poi, sono andati ad offrire la corona a lui. Che è soltanto un ragazzo, ma ha le idee molto chiare: appena viene a sapere che il papa è contrario alla deposizione del re ed all’imposizione con la forza di un successore così giovane, rinuncia alla corona e ad ogni ambizione del regno, che avrebbe fatto gola a chiunque, tanto più ad un adolescente.
Sarebbe uno sbaglio, però, considerarlo un ragazzo senza ambizioni. Educato cristianamente e con saldi principi morali, egli sogna infatti di realizzare in sé l’ideale ascetico della povertà e dell’umiltà, pur restando nel mondo e continuando ad essere impegnato in politica. Anzi, servendosi proprio di quest’ultima per realizzare la giustizia, difendere i più deboli e soccorrere i poveri, che a quei tempi erano più numerosi di oggi e vivevano solo di carità.
Il re suo padre, impegnato in una vasta operazione di espansione del regno e con l’ambizione di abbracciare in un unico regno tutti gli stati tra il Baltico e il Mar Nero, gli affida la reggenza della Polonia e Casimiro non lo delude, dimostrando intelligenza politica e prudenza di governo, anche se la salute, minata dalla tubercolosi, comincia a dargli i primi seri problemi.
Diversamente non si comporta quando il padre lo nomina vicecancelliere della Lituania: dignitari e sudditi ammirano in lui tanta delicatezza e semplicità, un’attenta sensibilità verso i più umili, una carità smisurata, tanta preghiera e penitenza. E tutto senza tralasciare gli impegni di governo, anzi illuminando e dando un senso a questi proprio con quelle virtù che tutti gli riconoscono.
Servitore fedele del suo stato, una sola volta si oppone alla ragion di stato: quando il padre gli chiede di sposare una figlia dell’imperatore tedesco Federico III, nel quadro di una politica matrimoniale che mira ad allargare i già estesi confini del regno polacco. Casimiro, con una fermezza non certo sconosciuta a chi gli è vicino ma con grande scandalo dei soliti benpensanti e di quanti ritenevano politicamente necessario quel matrimonio, non ne vuole assolutamente sapere, rivelando di essersi consacrato a Dio, «monaco» nel mondo immerso negli impegni di corte.
Muore in Lituania il 4 marzo 1484, a poco più di 25 anni. Per lui si istruisce un regolare processo di beatificazione, culminato nel 1520, durante il concilio Lateranense, con la solenne conferma di un culto che polacchi e lituani da sempre hanno tributato al loro principe santo che «volle sempre esser considerato fra i miti e i poveri di spirito, piuttosto che fra i nobili e i potenti di questo mondo».

Autore: Gianpiero Pettiti


Il principe Casimiro, soprannominato dai suoi compatrioti «uomo di pace», nacque a Cracovia il 3 ottobre 1458, terzo dei tredici figli di Casimiro IV, re di Polonia, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante, severo al punto giusto, quasi un secondo padre per il piccolo principe.
Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercito contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue e si rese conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che in un primo tempo aveva richiesto il suo intervento, ma anche dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali ed interruppe la spedizione.
Intanto il pontefice Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però con sua grande vergogna scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi.
Pare che il giovane principe non ambisse a posizioni di governo e preferiva piuttosto attivarsi in favore dei poveri, degli oppressi, dei pellegrini e dei prigionieri. Era solito infatti denunciare al re suo padre tutte le ingiustizie nei confronti dei poveri ed ogni loro necessità di cui veniva a conoscenza. Grande gioia provò quando decise di donare tutti i suoi beni ai bisognosi, che presero a definirlo «difensore dei poveri».
La sua vita fu da allora più monastica che principesca, il suo carattere mite ed umile lo spinse ad occuparsi più della Chiesa che della vita di corte. Trascorreva infatti gran parte del suo tempo in chiesa, tra preghiera personale e funzioni liturgiche, spesso dimenticandosi addirittura di mangiare, e di notte tornava a pregare dinnanzi ai portoni chiusi della chiesa. Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli scismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi. Grande devoto della Madonna, nella sua bara fu posta una copia del suo inno preferito: «Omni die dic Marie».
Nessuno riuscì a convincerlo a convolare a nozze con la promessa sposa, una figlia di San Ferdinando III di Castiglia. Egli sosteneva di non conoscere altra salvezza se non in Cristo e profetizzava la sua vicina scomparsa per stare con Lui in eterno. Casimiro morì infatti di tubercolosi, a soli ventisei anni, il 4 marzo 1484 a Grodno. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate.
Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli ed il re Sigismondo decise di inoltrare al papa Leone X una petizione per richiedere la canonizzazione del principe polacco. Nel 1521 tale papa dichiarò San Casimiro patrono della Polonia e della Lituania, ma fu ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal pontefice Clemente VIII e nel 1621 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale. Il culto del santo è rimasto assai vivo anche tra i polacchi ed i lituani emigrati in America.
Vasta è l’iconografia di questo santo polacco: celebre è il suo ritratto eseguito da Carlo Dolci e molti altri dipinti lo raffigurano con in mano una pergamena, riportante alcune parole del suo inno mariano prediletto, ed un giglio, simbolo di castità. San Casimiro è infatti particolarmente invocato contro le tentazioni carnali.


Dalla «Vita di san Casimiro», scritta da un autore quasi contemporaneo.

La carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso.
Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini. In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d’animo fu sostenuto, soprattutto in quell’età più libera nella quale gli uomini di solito sono più sconsiderati e per natura più inclini al male, è difficile dire o pensare.
Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo. Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene.
Tutti i suoi domestici e segretari, uomini insigni e ottimi, dei quali alcuni sono ancora viventi e che lo conobbero intimamente, asseriscono e testimoniano che egli visse vergine fino alla fine e vergine chiuse il suo ultimo giorno. (Cap. 2-3; Acta Sanctorum Martii 1, 347-348)


ORAZIONE

O Dio onnipotente, che chiami a servirti per regnare con te,
fa’ che per intercessione di San Casimiro
viviamo costantemente al tuo servizio
nella santità e nella giustizia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Autore: Don Fabio Arduino

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