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giovedì 3 dicembre 2020

Santi cancellati: San Rocco Delacroix

Una ricerca storica affidata a MiL da uno studioso delle Confraternite e delle tradizioni religiose promosse nei secoli dai sodalizi confraternitali. 
Grazie!
AC

 Santi cancellati: San Rocco. 

Si è parlato, alcuni giorni fa, della sparizione di alcuni Santi dal Calendario Liturgico postconciliare. ( leggere QUI )

Se è vero che bisogna essere cauti per proporre figure autentiche per esemplarità di vita e per santità, nondimeno non bisogna lasciarsi prendere la mano da elementi di giudizio che rispondono a criteri solo storico-umano-scientifici. 

 

San Rocco Delacroix da Montpellier (Francia del sud) non è una leggenda, tuttavia il suo culto non compare più nel Messale. 

Il 16 agosto si è preferito inserire Santo Stefano d’Ungheria, nel certamente nobile intento di dare collocazione ad una figura fondamentale dell’identità cristiana deli Paesi dell’Est. Attualmente, tuttavia, ci troviamo a fare i conti con un virus e non con problemi politici che scaturiscono, semmai, dal clima sociale perturbato da ogni possibile minaccia (di salute pubblica in questo caso). 

 Ci permettiamo quindi -per queste ragioni- di ripresentare questa figura di santo dai carismi di guarigione, della quale l’umanità contemporanea ha tanto bisogno davvero (e, come noto, nel concetto di guarigione è -e deve essere- compresa, sia quella fisica che quella spirituale). 

Forse un po’ tutti ne hanno sentito parlare, bisogna però vedere cosa se ne conosce veramente, altrimenti presteremmo il fianco alla leggenda e torneremmo all’imprecisione da cui ci si voleva allontanare con la riforma del Calendario Liturgico. 

Le fonti su di lui sono state poco precise fino agli anni ’80/’90 quando alcuni studiosi (francesi e belgi prima, ed italiani poi), hanno effettuato ricerche che hanno scrostato questa figura ed hanno riesumato molto di più di quanto andava ormai abbandonato. 

Sicuramente erano da rivedere le date ed i luoghi della sua biografia, lo si faceva nascere ancora nella Camargue Aragonese (una versione spuria della sua vita lo faceva morire nei pressi di Barcellona, era prestigioso avere un così gran santo tra i propri sudditi). 

Non appariva nel suo itinerario il fatto che si appoggiasse ad ospizi gestiti dall’Ordine del Santo Spirito in Sassia, fondato da concittadino Guy de Montpellier. 

Voleva visitare Roma e Gerusalemme, forse o senza forse fu proprio per questo che fece tappa ad Acquapendente dove la locale Basilica-Concattedrale è dedicata al Santo Sepolcro di cui contiene una riproduzione. 

Dedicandosi all’assistenza degli ammalati di peste e facendo guarigioni miracolose, si diffuse la sua fama. 

Peregrinando per l’Italia centrale si dedicò ad opere di carità e di assistenza promuovendo continue conversioni ossia guarigioni dello spirito e dell’anima. 

Morì in prigione, dopo essere stato arrestato perché sospettato di spionaggio. 

Per tanto tempo il luogo della sua morte fu oggetto di confusione: alcuni dicevano Angera (sul lago Maggiore, provincia di Novara, Piemonte, Italia) per una storpiatura di Ugera (Voghera, provincia di Pavia, Lombardia, Italia) dove effettivamente morì e da dove si sviluppò il suo culto. 

Infondata la sua morte al rientro (che non avvenne) nella sua città natale, dove appena al difuori del perimetro medievale (rione Monpelieret) si trova tutt’ora un’edicola votiva che si riteneva essere stata eretta sul luogo del suo arresto, in realtà essa commemora l’allontanamento della peste -oltre 500 anni fa- dalle mura della città. 


Venezia ne custodisce il corpo di cui è documentata la trafugazione/vendita (archivio storico municipale vogherese) ma la diffusione del suo culto è più articolata. 

Veniva invocato e può esserlo tuttora non solo per le epidemie ma pure per le malattie degli animali e per le catastrofi naturali, infatti da buon carismatico usava benedire persone e luoghi, ogni volta che vi transitava. 

Tutt’ora nell’Appenino tra Piemonte ed Emilia si dice che alcuni luoghi non sono toccati da calamità perché San Rocco le ha benedette al suo passaggio. 

Le prime tracce del suo culto risalgono al Concilio di Costanza (1414) dove una epidemia scoppiata tra i prelati partecipanti, fu debellata invocando questo nuovo santo di cui si dicevano già grandi cose. 


Qualche tempo dopo ritroviamo il suo nome tra le Litanie del Libro corale della Confraternita di Santa Maria della Morte di Bologna (1540). http://badigit.comune.bologna.it/books/ospedali/B4364/index.html 

I Bollandisti non hanno mai messo in dubbio la sua esistenza. 

Gregorio XIII introdusse il nome di Rocco nel Martirologio Romano, sotto il pontificato di Urbano VIII la Congregazione dei Riti accordo un Ufficio e una Messa propri per le chiese costruite in onore del santo. 

 

Infine, nel 1694, Innocenzo XII prescrisse ai Francescani di celebrare la festa con rito doppio maggiore, forte della citazione (fatta nel 1547 da Paolo IV nella Bolla Cum a nobis) di San Roco quale membro del Terz’Ordine di San Francesco (pare che la francescanizzazione del nostro fu dovuta al fatto che alcuni Francescani che erano alla Corte di Napoli avessero ricevuto il compito di propagarne il culto nel Regno dopo la guarigione di alcuni nobili, di tutto ciò venne informata la Santa Sede che agì di conseguenza). 

Singolare infine rilevare che pur se il Calendario Universale non lo riporta, il nostro santo è stato reintrodotto in quasi tutti i Calendari Liturgici diocesani d’Italia e di diverse diocesi all’estero, con Messa ed Officiatura proprie, debitamente rivedute. 

Già in passato il nostro santo non era costantemenmte presente in tutte le varie edizioni del Messale, un po' come se lo si volesse chiamare in causa limitatamente in caso di epidemia. 
Questo reintrodurlo periodicamente, però, ebbe in alcuni casi il pregio di predisporre qualche nuovo oremus che ne rammentava alcuni aspetti o carismi particolari.


Dunque perché non reintrodurre la figura di questo ( e pure di altri) santi taumaturghi e (perchè no?) dotando la Messa e l'Ufficio di appropriati testi liturgici dei "comuni" ( come avviene ad esempio per i "santi della carità")?

A noi interessa oggi, una volta di più, renderci conto che abbiamo nuovamente bisogno di guarire e che abbiamo dei potenti intercessori per questo ! 

Ed il bello è che le ricerche ci mettono a disposizione copiosi testi, documenti, sussidi per questo, tutti debitamente verificati, emendati, migliorati… non ha nessun senso non usare questa ricchezza, soprattutto di Grazia ! (credo ut intelligo, intelligo ut credo, non è solo una questione di approccio culturale quindi dibattibile, ma del perenne bisogno dell’uomo di ricevere salute e protezione, fondate, in questo caso, su certezze e prospettive) 

Gian Paolo Vigo