Con decreto Prot. N. 597/20, firmato in data 16 dicembre dal Prefetto card. Robert Sarah e dall’Arcivescovo Segretario Arthur Roche e pubblicato poco fa sul proprio sito internet, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti «vista la situazione innescata dalla diffusione mondiale della pandemia, in forza delle facoltà attribuite a questa Congregazione dal Santo Padre Francesco, volentieri concediamo all’Ordinario del luogo – per motivi del perdurare del contagio generale con il cosiddetto Covid-19 – di consentire quest’anno nel periodo natalizio di celebrare quattro Messe nel giorno di Natale, nel giorno di Maria Santissima Madre di Dio [dell’ottava di Natale, nella forma straordinaria] e dell’Epifania ai sacerdoti residenti nelle loro diocesi, ogni volta che lo ritengano necessario a beneficio dei fedeli».
A norma del Codice di diritto canonico, in caso vi sia scarsità di preti, il vescovo «può concedere che i sacerdoti, per giusta causa, celebrino due volte al giorno e anche, se lo richiede la necessità pastorale, tre volte nelle domeniche e nelle feste di precetto». Tre è pertanto il numero massimo.
Ora con questo decreto – e soltanto in occasione di queste particolarissime feste in tempo di pandemia – si aggiunge per i giorni di Natale, del primo dell’anno (festa di Maria Santissima Madre di Dio, nella forma ordinaria, o ottava di Natale, nella forma straordinaria) e dell’Epifania la possibilità di celebrare anche una quarta messa, così da moltiplicare le possibilità per i fedeli di prendervi parte sempre nel pieno rispetto delle normative anti-Covid.
Riportiamo il primo commento di Nico Spuntoni pubblicato oggi sulla Nuova Bussola Quotidiana.
L.V.
Per favorire la partecipazione dei fedeli in tempo di Covid, il prefetto della Congregazione del Culto divino, Robert Sarah, ha firmato un decreto che dà ai vescovi la possibilità di consentire ai sacerdoti di celebrare quattro Messe per le solennità di Natale, Maria SS. Madre di Dio ed Epifania. Permesse altre concessioni nei giorni feriali (due Messe), nonché nelle domeniche e feste di precetto (tre Messe).
Nelle stesse ore in cui il Governo prepara misure ulteriormente restrittive in vista dei giorni festivi e prefestivi che sembrano spianare la strada ad una sorta di lockdown natalizio tra il 24 dicembre e il 3 gennaio, si muove la Congregazione del Culto divino per agevolare e mettere in sicurezza la partecipazione dei fedeli alla liturgia. In un decreto firmato dal cardinale prefetto, Robert Sarah, e dal segretario, l’arcivescovo Arthur Roche, viene concesso all’«Ordinario del luogo, per motivi del perdurare del contagio generale con il cosiddetto Covid-19, di consentire quest’anno nel periodo natalizio di celebrare quattro Messe nel giorno di Natale, nel giorno di Maria Santissima Madre di Dio e dell’Epifania ai sacerdoti residenti nelle loro diocesi, ogni volta che lo ritengano necessario a beneficio dei fedeli».
Il Codice di Diritto Canonico al canone 905 sancisce che «non è consentito al sacerdote celebrare più di una volta al giorno», affidando all’Ordinario del luogo la facoltà, «nel caso vi sia scarsità di sacerdoti», di «concedere che i sacerdoti, per giusta causa, celebrino due volte al giorno e anche, se lo richiede la necessità pastorale, tre volte nelle domeniche e nelle feste di precetto».
L’Ordinamento Generale del Messale Romano permette che «nel Natale del Signore tutti i sacerdoti» per «motivi particolari, suggeriti o dal significato del rito o dalla solennità della festa» possano «celebrare o concelebrare più volte nello stesso giorno». Fu Papa Alessandro II a decretare il divieto delle celebrazioni ripetute nello stesso giorno, mettendo fine ad una consuetudine inaugurata a partire dal pontificato di Leone III e incontrando il favore di san Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae. Papa Innocenzo III confermò la decisione del suo predecessore, regolandone anche le eccezioni nel giorno della Natività e in caso di gravi necessità: nel 1204, intervenendo su una pratica d’uso antico (se ne parlava già nei sacramentari di San Gelasio e San Gregorio Magno) e comune soprattutto nelle città ma generalmente riservata ai vescovi, prescrisse che ogni sacerdote potesse celebrare tre Messe nel giorno di Natale.
La trinazione della Messa nella solennità del Natale simboleggia la nascita eterna dal Padre, quella terrena da Maria e quella spirituale nel cuore dei giusti per mezzo della carità. Il decreto della Congregazione del Culto divino concede così un’eccezionale deroga al numero massimo di Messe da celebrare il 25 dicembre ma anche l’1 e il 6 gennaio.
L’aumento del numero delle celebrazioni era stata la strada indicata lo scorso marzo dalla Conferenza episcopale polacca per scongiurare il pericolo di assembramenti nelle chiese e, al tempo stesso, per non sospendere il diritto alla libertà di culto come avvenuto altrove. In Italia, nonostante la stretta annunciata dal Governo tra la Vigilia e Capodanno, l’accesso alle funzioni liturgiche non sarà impedito e le disposizioni del cardinale Robert Sarah intendono favorire la partecipazione e la sicurezza dei fedeli in un momento in cui si avverte più che mai il bisogno di immergersi nel Mistero della nascita del Signore.
comunque il Sacramentario Gelasiano e quello Gregoriano sono degli pseudoepigrafi
RispondiEliminaciò non toglie niente alla loro importanza, ma chiamiamo nel modo giusto
Come mai nessuno si lamenta che a causa del nuovo DPCM non si potrà andare alla Chiesa prediletta ma solo a quella vicino casa? Cosa è questa vergogna verso chi segue la messa in latino e non è ricco e vive in centro storico dove come a Roma dove ci sono varie opportunità? Allora è una presa in giro se questa comunità non viene tutelata e non la si fa spostare. Non esiste più allora il discorso di parrocchia personale. Se ne stanno occupando i sacerdoti del Vetus Ordo a difendere il loro popolino che vuole andare a Messa?
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