La vita militante del cristiano: gridare al mondo la signoria di Cristo
È da tempo che la riflessione sulla “regalità” di Cristo si muove quasi esclusivamente
nell’orizzonte della teologia della salvezza: Cristo è re perché è il servo che si dona fino alla morte per la nostra liberazione dal male e il suo trono è la croce.Se questo è certamente vero, non si può eludere un altro aspetto, che è quello che portò all’istituzione della solennità di «Cristo Re»: il Cristo pasquale è anche il Signore glorificato che siede alla destra del Padre, è Signore del tempo e della storia, è «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,16), è «la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana» (Gaudium et spes, n. 10).
Il recupero di questo aspetto della “regalità” di Cristo porta indubbiamente anche a una rivalutazione del carattere “militante” dell’identità cristiana, poiché la fedeltà a Gesù Cristo, il riconoscimento del suo dominio, significa «ridire, anzi “gridare” al mondo» la sua signoria (Rosarium Virginis Mariae).
Se questo non ci risparmierà lo scontro e la sofferenza, non va però dimenticato il sostegno, allo stesso tempo soave ed energico, di Maria, la «Madre del re» (Ad caeli Reginam): «Per mezzo della ss. Vergine Maria – infatti – Gesù Cristo venne nel mondo, ancora per mezzo di lei deve regnare nel mondo» (san Luigi Maria Grignion da Montfort).
San Giovanni Paolo II ha sottolineato con vigore l’importanza di una lettura sociale, significativa e incisiva, della centralità cosmica e storica di Cristo (cfr. Enciclica Redemptor hominis n. 1).
La sua regalità si estende, per risanarla, su ogni realtà storica e umana.
Per questo, all’inizio del suo pontificato, ricordò ai credenti il loro dovere di fare spazio a Cristo in ogni aspetto della vita sociale: «Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo».
Don Michele G. D’Agostino, ssp
Il cristianesimo, anche nel terzo millennio, è spinto dallo Spirito di Dio a «prendere il largo» per ridire, anzi “gridare” Cristo al mondo come Signore e Salvatore, come «la via, la verità e la vita», come «traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà» (cf San Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, 2002).
Immagine: Amandola (FM) Christus Triumphans, chiesa di San Francesco