La madre degli stupidi è sempre incinta.
Da Pensiero Forte.
Luigi
L'Onu allunga la lista delle idiozie. «La malattia è colpa del patriarcato»
La frase riassume, sul profilo Twitter dell'Organizzazione, un discorso del segretario Guterres. Che sproloquia anche di discriminazioni di genere acuite dal Covid. Panzane ideologiche che però rafforzano il pensiero unico.
di Francesco Borgonovo
II tweet è stato pubblicato dal profilo ufficiale delle Nazioni Unite il 6 settembre. Vale la pena di riportarlo integralmente: «La pandemia di Co-vid-19», si legge nel messaggio, «sta dimostrando ciò che tutti sappiamo: millenni di patriarcato hanno portato a un mondo dominato dagli uomini con una cultura dominata dagli uomini che danneggia tutti: donne, uomini, ragazze e ragazzi».
Sulle prime, viene da pensare che si tratti di uno scherzo di un dipendente dell'Onu arrabbiato che ha voluto giocare un brutto tiro ai suoi capi o piuttosto di un hacker burlone che si è divertito a diffondere assurdità. Purtroppo però, è tutto vero. Nel tweet sono riportate le esatte parole che Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha pronunciato a New York il 31 agosto scorso.
Sarebbe proprio interessante ascoltare il parere di qualche ‘sacerdote’ de «La Scienza» a proposito dell'esternazione del simpatico segretario. Qualche luminare ci dovrebbe spiegare perché, ad esempio, in questo caso l'interpretazione politica della malattia sia concessa e in altre circostanze sia proibita. Se parli di «dittatura sanitaria» vieni trattato come un «irresponsabile negazionista». Se invece stabilisci un'assurda connessione fra patriarcato e malattia va tutto bene, perché l'affermazione -per quanto falsa- rientra nei canoni del politicamente corretto. Tra l'altro, leggendo il discorso integrale del segretario Onu, si scopre che di castronerie ne ha dette a bizzeffe. Il suo intervento riguardava un argomento oggi molto in voga, cioè le diseguaglianze di genere. Secondo Guterres, le donne sarebbero state maggiormente danneggiate dall'epidemia. Suggestivo punto di vista che però, mal si concilia con un'altra affermazione del nostro: quella secondo cui il Covid avrebbe colpito più i maschi delle femmine. Se la malattia si è accanita sugli uomini, significa che i più danneggiati sono loro, no? Oppure per l'Onu la morte di un maschio non è un problema? Certo, tra una baggianata e l'altra il segretario riesce ad infilare anche qualche argomento significativo. Ad esempio, si preoccupa del fatto che i salari di molte operatrici sanitarie siano bassi. Vero, ma non vale forse anche per i maschi? E non sarebbe meglio battersi per alzare gli stipendi di tutti invece che limitarsi a lottare per «i diritti femminili»?
Non è finita. Guterres se la prende anche con le «mascherine sessiste». A suo dire «i dispositivi di protezione individuale sono spesso realizzati per adattarsi a un uomo, il che significa che le lavoratrici possono essere maggiormente a rischio di infezione e meno del 30% dei ruoli decisionali nel settore sanitario sono occupati da donne». Beh, secondo lo stesso ragionamento, potremmo dire che anche le persone con il naso lungo sono in effetti discriminate. Ma al segretario Onu non importa: lui ha a cuore più di tutto il futuro del genere femminile. Infatti, arriva a una strabiliante conclusione: «Meno dell'8% dei capi di Stato, meno del 25% dei parlamentari e meno del 30% dei dirigenti sanitari sono donne», afferma. E aggiunge: «Le discriminazioni di genere stanno danneggiando tutti noi. Questa è essenzialmente una questione di potere». Il pensiero è piuttosto contorto ma sembra di capire che, a parere di Guterres, se ci fossero state più donne al potere, il Covid avrebbe fatto meno danni. Attendiamo che l’Onu fornisca ampia documentazione a sostegno di questa nobilissima tesi. Nell'attesa (immaginiamo piuttosto lunga) che arrivino i dati, ci limitiamo a fare una considerazione: è davvero stupefacente l'immutabilità del pensiero unico. Ci viene ripetuto quasi ogni giorno che dobbiamo adattarci al nuovo mondo, che il Covid ha cambiato tutto. Eppure le ricette che ci vengono proposte dalla politica e dagli organismi sovranazionali sono sempre le stesse.
Le istanze femministe, per dire, ci venivano somministrate con insistenza anche prima della pandemia. Identico discorso per i temi cosiddetti «green». Il solito Guterres, sempre su Twitter, ha indicato 6 azioni che i governi dovrebbero compiere per riprendersi meglio dopo l'epidemia. Eccole qui: «Investire in lavori verdi; non aiutare le industrie inquinanti; porre fine ai sussidi per i combustibili fossili; prendere in considerazione i rischi climatici in tutte le decisioni finanziarie e politiche; lavorare insieme; non lasciare indietro nessuno». Al netto della banalità, che diamine c'entrano le emissioni con il Corona? Si può dire che il consumo di suolo e il disboscamento contribuiscano ad alimentare la diffusione di alcuni virus, ma i combustibili fossili, con il Covid, non hanno nulla a che fare.
Il sospetto, allora, si fa certezza. Il Coronavirus è diventato una scusa per intensificare la retorica su cui si basa la globalizzazione. Lo scenario globale è mutato, ma l'agenda rimasta la medesima: più Europa, più smart working, più femminismo, più immigrazione, più aziende green ... Con l'unica differenza che -per imporre tutte queste misure- ci si nasconde dietro la malattia. La crisi deve servire a consolidare l'ordine sovranazionale costituito; il sistema che ha prodotto la pandemia, invece di essere ripensato, deve uscirne rafforzato. In pratica, pretendono di curarci con altre dosi di male, applicando una versione perversa del principio omeopatico per cui «i simili si curano con i simili».
Ora che lo sappiamo, non dobbiamo far altro che adattarci: basta investimenti sui vaccini, subito più donne al governo e più auto elettriche in strada. E, come per magia, tutti i malanni spariranno.
Tratto da La Verità - martedi 8 settembre 2020.
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