Mentre la Pontificia Accademia per la Vita si occupa di truccare le statue di Michelangelo (foto a fianco), negli ospedali cattolici licenziano i medici pro vita (QUI Paciolla), Avvenire e Paglia aprono in qualche modo all'aborto (QUI, QUI e QUI ). l'amico di Francesco card. Tobin propone tranquillamente di votare per l'abortista Biden (QUI), il premio Nobel Lejeune sempre più dimenticato dagli uomini della Chiesa (QUI Gotti Tedeschi), la distruzione della morale cattolica (sempre Paglia QUI), pubblichiamo un commento pubblicato sul Blog di Sabino Paciolla (QUI una sua bella lettera ad Avvenire sull'argomento).
Sulla grottesca vicenda vedere Mil QUI.
Su Paglia (sia sulle sue posizioni dottrinali che sull'affresco gay in cattedrale vedere QUI)
Luigi
14-9-20
La «triste situazione ecclesiale» dei Tweet della PAV
Fonte:CulturaCattolica.it
Ricorda s. Giovanni Paolo II: C'è dunque un'etica, anzi una «spiritualità» del servizio artistico, che a suo modo contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo. Proprio a questo sembra voler alludere Cyprian Norwid quando afferma: «La bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere«.
Persino l’ANSA Tweet Accademia Vita con Gesù nero, si scatena la polemica si è scomodata, per dare notizia di quel tweet della Pontificia Accademia per la Vita che ha messo, come immagine del suo profilo twitter la Pietà di Michelangelo, con un Gesù dipinto di nero.
Certo, se pensiamo che Mons. Paglia, ora responsabile ultimo della PAV, quando era Vescovo a Terni si fece ritrarre in un «Affresco omoerotico nella Cattedrale di Terni, un obbrobrio artistico e teologico dell’argentino Ricardo Cinalli, eseguito per volere dell’Arcivescovo Vincenzo Paglia» [come riportato dai giornali], non ci stupiamo più di tanto. Affresco omoerotico nella Cattedrale di Terni
Così il lancio dell’ANSA: «Un messaggio contro ogni tipo di razzismo arriva dalla Pontificia Accademia per la Vita che ha twittato un fotomontaggio della Pietà di Michelangelo con Gesù dipinto di nero. Una iniziativa che ha raccolto centinaia di like e retweet ma anche commenti al vetriolo.
“Un’immagine che vale un discorso”: questa la frase con cui la Pav ha deciso di titolare l’immagine. Da ‘Novus Ordo Watch’ a ‘Church militant’ sono diversi i siti cattolici conservatori, soprattutto americani, che hanno criticato l’iniziativa, accostandola al movimento ‘black lives matter’, ma i commenti più duri arrivano in calce allo stesso tweet. “Non toccate Michelangelo”, “Vade Retro”, sono alcuni dei lapidari commenti, per lo più anonimi…
La Pontificia Accademia replica alle polemiche: “Non c’è nessun tipo di connessione con il movimento ‘black lives matter’, è una manipolazione politicizzata, quell’immagine vuole essere un messaggio contro il razzismo a trecentosessanta gradi”, spiega il portavoce della Pav, Fabrizio Mastrofini.
“Questi commenti - aggiunge - non sono mai casuali ma rispondo (sic) da (sic) un ordine di scuderia al quale tutti si accodano senza ragionare con la propria triste (sic). E’ una triste situazione ecclesiale”, conclude.»
A me pare assolutamente vergognoso e riprovevole insinuare che i commenti critici rispetto a questa iniziativa rispondano a «un ordine di scuderia al quale tutti si accodano senza ragionare con la propria triste (sic)».
È un vecchio ritornello (data dai tempi del comunismo e del fascismo nostrano) quello di accusare coloro che esprimono giudizi critici di essere «servi», o «indottrinati» da qualche oscuro potere. Ma questo modo di ragionare si ritorce contro coloro che così si esprimono perché non sanno pensare altra motivazione per chi osa esprimersi liberamente.
Scherza coi fanti e lascia stare i santi, si diceva una volta. Non deturpiamo le belle immagini dei grandi artisti come Michelangelo con stupide trasformazioni che distorcono per ideologia la realtà. Sarà solo la bellezza, e non gli slogan ideologici, a salvare il mondo. Non sarà neppure la ripetizione di slogan triti e ritriti, e obbedienti comunque al mainstream invadente, che cambierà in meglio la situazione degli uomini, qualunque sia il colore della loro pelle. E se ci indigniamo per coloro che mostrano immagini sacre per esprimere un giudizio sulla vita, forse dovremmo ribellarci con più forza di fronte a chi stravolge l’opera e il pensiero di un altro, ancorché vissuto tempo fa, per dire le nostre cose.
Forse il copyright del bello garantirebbe il bene e il bello per tutti.
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