Notizie sempre peggiori giungono da Bergamo: ora è la volta delle monache dell’Ordine dei Predicatori (domenicane) avventurarsi – per bocca della Priora suor Angelita Roncelli – sullo scivoloso terreno tra i più frequentati dai sostenitori del modernismo: il sacerdozio femminile (argomento trattato anche qualche giorno fa QUI).
Il Monastero Matris Domini, peraltro, è noto alle cronache bergamasche per essere dal 2018 luogo di «ritiro» (poco spirituale) della giunta rosso-arcobaleno guidata dal sindaco Giorgio Gori, luogo d’elezione, insomma, in cui la sinistra cittadina si ritrova periodicamente (e, a quanto pare, ben accolta) per studiare la sua strategia politica (QUI, QUI e QUI).
Ecco dunque che il 19 ottobre la Priora rilascia una lunga ed accorata intervista (in clausura?) in cui – sulla scorta, a suo dire, del Pontificato di Papa Francesco e nel solco del Concilio Vaticano II – sciorina ed accatasta i soliti luoghi comuni anti-cattolici, con retrogusto sessantottino ampiamente fuori tempo massimo: stile verticistico che blocca tutto, donne mere esecutrici pratiche di compiti, necessità di un ripensamento di tutta l’attività della Chiesa in modo cooperativo e collaborativo meno gerarchico e piramidale, egualitarismo democratico, spazio per un nuovo pensiero, avversione allo stile di potere clericale… insomma un’altra chiesa, non più cattolica. Per poi giungere al punto culminante: il sostegno alla possibilità del sacerdozio femminile.
Ricordiamo che tale tema è stato da ultimo affrontato da San Giovanni Paolo II con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis ai Vescovi della Chiesa cattolica sull’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini, in cui, con carattere magisteriale e definitivo, si afferma: «al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa».
A più di una settimana di distanza da queste pubbliche dichiarazioni, non ci consta alcuna pubblica rettifica né reprimenda da parte del Vescovo di Bergamo… qui tacet consentire videtur?
Preghiamo per le monache di questo monastero, affinché, secondo lo stile del loro fondatore, san Domenico di Guzman, tornino ad essere più GREGOriane e meno GOriane.
Di seguito riportiamo ampi stralci dell’intervista rilasciata a BergamoNews (sottolineature nostre).
L.V.
Suor Angelita Roncelli, priora del Monastero Matris Domini: «L’importante è non perpetuare uno stile di potere clericale. Se si ripetessero i soliti cliché non ne varrebbe la pena».
L’auspicio di Papa Francesco ad un maggior coinvolgimento nella Chiesa dei laici e, in particolare, delle donne, ci sollecita a raccogliere il punto di vista di alcune donne impegnate, laiche e religiose. Iniziamo da suor Angelita Roncelli, priora del Monastero Matris Domini di Bergamo. Originaria di Ponte San Pietro, Suor Angelita, 52 anni, guida una comunità di monache di clausura dell’Ordine dei Predicatori (domenicane), un gruppo di donne che hanno scelto di dedicare la propria vita alla preghiera e alla ricerca di Dio attraverso lo stile del fondatore, san Domenico di Guzman.
Papa Francesco ha auspicato, ancora una volta, che le donne assumano un ruolo più incisivo e da protagoniste anche dentro la Chiesa. Come valuta questa apertura?
Papa Francesco è sempre stato di questo avviso e l’ha condiviso con la Chiesa sin dall’inizio del suo pontificato. L’orientamento del Papa si inserisce nel solco del Concilio Vaticano II, che ha focalizzato e rilanciato il ruolo dei laici nella Chiesa, auspicandone un maggior coinvolgimento. Uomini e donne battezzati sono la Chiesa.
Senza l’impegno di moltissime donne parrocchie e comunità si fermerebbero. Cosa significa avere un ruolo incisivo dentro la Chiesa?
Nelle parrocchie, ci sono moltissime donne preparate e motivate, dalle catechiste alle animatrici liturgiche e di gruppi, educatrici, etc. Ma il loro ruolo è condizionato dalla figura del parroco, se dà più o meno spazio. Se lo stile è verticistico si blocca tutto. Pur senza generalizzare, oggi le donne sono soprattutto esecutrici pratiche di compiti. Animate e motivate dalla fede, certo. Ma partecipare e condividere le decisioni è diverso, crea più entusiasmo, una maggiore affezione verso il compito che si svolge. Le donne, come anche i laici, devono avere un margine d’azione. Una responsabilità, coniugata al dialogo, all’apertura e alla verifica di ciò che si fa e di come lo si fa. […]
Cosa ne pensa del ministero sacerdotale per le donne?
È pensabile, possibile. Il tema non va posto sul piano rivendicativo del potere «tanto alle donne quanto agli uomini». Il punto non è questo. Dovrebbe avvenire un ripensamento di tutta l’attività della Chiesa in modo cooperativo e collaborativo meno gerarchico e piramidale; nello spirito del Concilio Vaticano II, che si è un po’ perso. Questo è il messaggio del Papa: negativo verso ogni clericalismo. Ci vorrebbe un ripensamento dello stile con cui si gestiscono i rapporti e le relazioni nella Chiesa. Il Battesimo rende i cristiani tutti uguali e tutti ugualmente capaci di vivere appieno la Parola. Lo specifico dei ministri è celebrare i sacramenti, ma tutte le altre attività della Chiesa possono essere svolte con una responsabilità condivisa. Ora i tempi sono più maturi. C’è spazio e cultura per un nuovo pensiero. Le donne ci sono, partecipano e decidono in tutti i campi dalla cultura, all’economia alla finanza, alla politica. Anche nella Chiesa potrebbero dare di più. L’importante però è non perpetuare uno stile di potere clericale. Se si ripetessero i soliti cliché non ne varrebbe la pena.
Serve un cambio di mentalità anche nella Chiesa sulla questione di genere.
È quello che chiede il Papa nella sua preghiera. L’intenzione di preghiera per il mese di ottobre che ha condiviso nell’Angelus domenicale si pone proprio l’obiettivo di diffondere una certa sensibilità sul tema. Un’intenzione di preghiera serve per far pensare e riflettere. Serve il contributo di tutti: sacerdoti, religiose e laici. Serve anche un cambio di mentalità dal basso. Siamo tutti battezzati, tutti siamo Chiesa, la responsabilità è di tutti, ciascuno secondo la propria vocazione, laica o religiosa che sia. […]
Basta poco che ce vo',sussidi su internet..e vai a tutto matriarcato !
RispondiEliminaSottomesse.. ? Ahoooo.... mo vabbè che vabbè.... ma mica davero davero.
ah, beh, alòra, se lo dice la priora che è un'intenditora
RispondiEliminaIo la cosa che mi chiedo è.. ma hanno un minimo di conoscenza dei documenti del magistero? Sanno che Giovanni Paolo II ha chiuso la questione in maniera definitiva? Bo. Sarebbe come dire "discutiamo dell'Immacolata Concezione". Vabbè
RispondiEliminaToglietele il Lambrusco, non lo regge.
RispondiEliminaAlmeno potrebbe annacquare... :-)
EliminaPer essere scivolate tanto in basso, significa che non erano poi tanto salde alla partenza.
RispondiEliminaSignora priora, lei dice che le donne sono sottomesse perché è in clausura
RispondiEliminaEsca dal suo convento e giri per le parrocchie, e si ricrederà
Le donne dovrebbero stare a casa a fare le brave mogli e madri di famiglia
RispondiEliminapossono anche avere ruoli di responsabilità, ma l'ordine sacro no
EliminaNon ha funzionato bene. Le donne ignoranti chiuse in casa senza cultura tristi e picchiate hanno cresciuto maschi strani e violenti. La donna deve anche stare nel mondo se fa bene la mamma. Prima delle pretesse facciamo togliere il celibato ai sacerdote cosi le mogli dei preti fanno opera spirituale e nascono figli spirituali.
EliminaIl Vat 2 è stato come un virus spirituale ,come le pestilenze di un tempo. La Chiesa Cattolica ne è rimasta contagiata in modo talmente grave che sarà difficile con le sole forze umane venirne fuori. Purtroppo oggi possiamo dire con certezza che in pochi decenni quei veleni hanno quasi distrutto la Chiesa. Poi ci penserà il Signore…...
RispondiEliminaA leggere questi deliramenta sembra che NS abbia riservato il sacerdozio ministeriale agli uomini perché partecipe del maschilismo delle società antiche.
RispondiEliminaA parte il fatto che tali pensieri costituiscono un grave oltraggio, tutti i Vangeli evidenziano lo scandalo dei giudei (e talvolta anche degli apostoli) per la familiarità di Cristo verso le donne. Dunque l'ininterrotta tradizione di escludere il sacerdozio femminile non ha nulla a che vedere con la discriminazione.
concordo con lei
EliminaNeanche a me convince il sacerdozio femminile anche se talune sarebbero indubbiamente capaci. È una vocazione spiritual militare mandarci le donne è rischioso. Però abbiamo il libero arbitrio e su questo la Chiesa ha fatto molti errori e i preti spesso hanno deviato e peccato. Visto che Dio corregge il tiro nella storia e visto che le donne di questa epoca hanno le conoscenze ( una volta non gli era permesso studiare motivo per cui alcuni sacerdoti preconciliari non le vogliono vedere con i libri in mano se no le disprezzano) non è da escludersi in estrema ratio un disegno divino in tal senso. Soprattutto le donne nordiche di etnia ariana sono molto emancipate nel senso positivo del termine, motivo per cui in quei paesi c'è più sensibilità verso questo argomento. Giovanni Paolo II ha anche stretto la mano all'Islam voglio dire, lui poi veniva dai Paesi dell'Est e lì le donne purtroppo sono molto legate allo sfruttamento sessuale quindi non so quale condizionamento abbia avuto. Ma in linea di massima non mi sembra il caso scomodare il gentilsesso per compiti così ardui che se ben fatti portano al martirio. Bastano i preti maschi
RispondiEliminaOltre al magistero ex cathedra mi pare che un argomento sulla questione lo fornisca il Nuovo Testanento. La Pentecoste, che segna l'avvio della predicazione alle genti vede la discesa dello Spirito Santo su uomini e donne (Maria Santissima). L'istituzione del sacrificio della Nuova Alleanza e dunque del nuovo sacerdozio avviene invece nel corso dell'ultima cena alla presenza di un gruppo scelto con molta cura. Non più tutti i discepoli, cone era avvenuto in precedenza per es. con la moltiplicazione dei pani, ma i soli dodici. L'esclusione delle donne che pure seguivano Cristo non può essere affatto casuale. Al contrario attesta una precisa scelta di Nostro Signore che non aveva problemi a sedere a mensa in occasioni formali anche con donne (cosa inaudita per un rabbi)
EliminaÈ inutile arrampicarsi sugli specchi. Tutte le tradizioni sacre, soprattutto quelle abramitiche, conferiscono all'uomo un ruolo preminente rispetto alla donna. Ciò non significa non avere rispetto della donna, anzi, direi che proprio il riconoscerle una sua specificità, è forma di rispetto e di riconoscenza. (Proprio l'altro giorno ho letto in chiesa la lettura dove si dice che la donna deve essere sottomessa all'uomo, che è il suo capo, e che comunque deve amarla).
RispondiEliminaMa non è vera questa cosa! L'ebraismo chassidico ortodosso spiega chiaramente che la donna a differenza dell' uomo non ha l'obbligo dei riti non solo perché se è madre potrebbe non avere tempo ma perché è più evoluta dell'uomo spiritualmente in quanto essendo stata fatta da Adamo aveva terra e spirito ( lo spirito che Dio aveva messo ad Adamo) come materia mentre Adamo solo terra. L'uomo infatti è obbligato a purificarsi e servire Dio quotidianamente. Quando poi ci si battezza in Cristo queste differenze si annullano. Inoltre si sa bene che gli uomini da sempre sono influenzati dalle donne con cui si associano e fanno tutto quello che fa piacere a loro come natura impone quando due persone si amano, quindi associarsi a donne non spirituali è molto pericoloso ma le donne a loro volta necessitano di uomini spirituali a proteggerle e gli uomini lo diventano se sono sempre a contatto con la Parola di Dio. Infatti da quando hanno iniziato a non fare sposare i preti ( quelli che lo volevano non chi sta bene in castità) e li hanno associati a rapporti segreti e prostitute la Chiesa è degenerata in moralità. Gli scandali del clero sono immensi. Cristo dava familiarità alle donne ma in una maniera di sguardo puro di presenza spirituale di guarigione, ma Lui è Dio! Riguardo la donna sottomessa al marito è perché il capofamiglia ai tempi era colui che manteneva la famiglia e si occupava di tutto a livello economico e quindi le decisioni le prendeva lui, oggi che le donne sono state mandate a lavorare dal capitale è ovvio che non possono essere messe sotto perché sarebbe un carico eccessivo rispetto a quella coccolata tra quattro mura che di mondo esterno non ci capisce nulla. Guardate che le.donne con sensibilità spirituale si sottomettono al marito se questo si comporta degnamente, se si ribellano al punto che in taluni Paesi alcune vogliono diventare pretese è perché i maschi non stanno loro sottomessi a Cristo e si comportano male. Comunque ho trovato un versetto biblico contro il capitalismo, anzi sono vari versetti del libro di Ezechiele, cap 28, versetti 5 e 18.
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