Luigi
Posted: 13 Dec 2019
Un altro caso interessante è rappresentato dall’apparizione della Madonna a La Salette, nel 1846, che è stata riconosciuta dalla Chiesa. Nel messaggio datato 6 luglio 1851 si dice che «non passeranno due volte cinquant’anni» e «nascerà l’Anticristo».
Nel segreto del 1879 scritto da Melania diversi anni dopo l’approvazione delle apparizioni (su cui dunque non c’è un’approvazione della Chiesa) si legge fra l’altro (…): «Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo». E poi: «La Chiesa sarà eclissata; il mondo sarà in costernazione».
(…) Ma è del Novecento la mistica che più ha parlato dell’Anticristo e con più chiarezza: Maria Valtorta. (…) A lei si devono anche tre volumi di dettati di origine soprannaturale – dal 1943 al 1950 – perlopiù attribuiti a Gesù Cristo, pubblicati sotto il titolo Quaderni.
In uno di questi «dettati», alla data 27 agosto 1943, quindi nel pieno della Seconda guerra mondiale e dei totalitarismi, Gesù dice alla mistica: «Ora siamo nel periodo che io chiamo dei precursori dell’Anticristo. Poi verrà il periodo dell’Anticristo che è il precursore di Satana».
Qual è la generazione che vedrà l’Anticristo? Sembra che si possa dedurre che sia la nostra dal dettato del 20 agosto 1943 in cui Gesù esorta a pregare per coloro che vivranno quelle sofferenze: «(…) Molti di questi sono già sulla Terra».
Nel dettato del 23 luglio Gesù dice alla Valtorta: «È logico che in un mondo in cui tante luci spirituali saranno morte si instauri palesemente il regno breve, ma tremendo dell’Anticristo».
In quel contesto egli spiega che «molte stelle saranno travolte dalle spire di Lucifero. […] Sono quelli che ho definito sale della terra e luce del mondo: i miei ministri». E aggiunge: «Non morrà la Chiesa, perché Io sarò con essa. Ma conoscerà ore di tenebre e orrore simili a quelle della mia Passione».
Il 20 agosto 1943 spiega ancora: «Sarà persona molto in alto, in alto come un astro. Non un astro umano che brilli in un cielo umano. […] farà tremare le colonne della mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare».
Il 9 dicembre 1943, in un altro dettato, fra l’altro si legge: «Ricorda l’Apocalisse di Giovanni. (…) Quando questa demoniaca vendemmia avverrà nella Corte di Cristo, fra i grandi della sua Chiesa, allora, nella luce resa appena bagliore e conservata come unica lampada nei cuori dei fedeli al Cristo […] allora verrà il pastore idolo, il quale sarà e starà dove vorranno i suoi padroni».
Uno degli aspetti che più colpiscono in questi dettati è la perfetta descrizione della gigantesca crisi spirituale della nostra epoca, di cui la crisi del clero e dei pastori della Chiesa è l’aspetto più doloroso qui descritto.
Padre Livio Fanzaga, riflettendo su questi testi, ne ricava la convinzione, peraltro motivata, che «secondo la Valtorta [l’Anticristo] sarebbe un ecclesiastico».
Poi precisa subito decisamente: «La prima verità da ribadire con la massima chiarezza è che il papa è l’unica persona che non può essere l’Anticristo. Infatti egli è quella pietra su cui è costruita la Chiesa e contro la quale le forze dell’inferno non potranno mai prevalere. Tutt’al più potrebbe esserlo un antipapa, ma non il papa validamente eletto».
Osservazione interessante che – come ipotesi di scuola – si può anche allargare ad altre casistiche dello stesso genere. Per esempio la possibilità di un papa eretico di cui già scriveva John Henry Newman (oggi canonizzato) affermando, in base al diritto canonico, che «il papa il quale insegni eresie, ipso facto non è più papa» (…).
Infine una casistica di questo genere potrebbe essere quella che dà la chiave di interpretazione del terzo segreto di Fatima, nel caso in cui i due personaggi lì menzionati – «un vescovo vestito di bianco» (visto «come in uno specchio») e «il Santo Padre, mezzo tremulo, con passo vacillante» – si considerino appunto come due persone diverse e non come la stessa persona. È quanto ipotizzavo nel 2006 nel mio libro Il quarto segreto di Fatima.
Singolare è – come già abbiamo visto – la questione di Roma. Su cui medita anche il cardinale Newman che «segue per lo più la tradizione e, nella Terza lettura su “The City of the Antichrist”, si sofferma sulla natura ambivalente di Roma che ora appare “la grande Babilonia”, ora, in quanto sede della Chiesa e ultimo “regno” della profezia di Daniele, è ostacolo all’avvento dell’Anticristo, kathécon».
Così scrive Andrea Sandri aggiungendo che «Solov’ëv e Benson sono concordi nel descrivere la fine della sinfonia romana e il trasferimento apocalittico della Sede del papa in Terra Santa».
Sandri, che ricorda questi autori nella postfazione al libro L’Anticristo di Reinhard Raffalt, segnala come proprio questo pensatore, nel suo saggio del 1966, «affronta, facendo esplicito riferimento alle Letture di Newman, il tema di Roma come sede dell’Anticristo, e, con straordinaria perizia teologica e archeologica», formula una tesi suggestiva.
Nella Sacra Scrittura è detto infatti che «il maggior proposito» dell’Anticristo sarà «quello di stabilirsi nel tempio del Signore».
Molti di coloro che hanno commentato nei secoli questa profezia biblica «fanno coincidere questo tempio con il vecchio santuario ebraico a Gerusalemme».
Di cui però oggi non resta nulla, a parte le pietre del Muro del Pianto. Mentre, scrive Raffalt, “nella chiesa di San Pietro a Roma c’è un particolare che mi ha sempre fatto riflettere. […] Si conserva una colonna tardoantica (…). Secondo un’antica tradizione si tratterebbe dell’unica colonna rimasta del tempio di Gerusalemme. Lo scultore Lorenzo Bernini si ispirò alla sua forma per le quattro colonne che reggono il celebre baldacchino di bronzo della tomba di San Pietro. Ciò non avvenne senza una precisa intenzione. Si volle documentare la permanenza dell’eredità che dalla storia della salvezza di Israele è fluita nella Chiesa. Il mondo doveva riconoscere che il Tempio dell’Antica Alleanza si inserisce nel cuore della Chiesa. […] Perciò il giorno in cui, in un futuro ignoto, l’Anticristo apparirà, non si potrebbe pensare che egli sceglierà il baldacchino sulla tomba dell’Apostolo, che include il Tempio di Israele, come teatro per l’orribile scena nella quale si siederà al posto di Dio”.
Si tratta di un’ipotesi davvero inquietante. E Raffalt tiene a sottolineare che «non soltanto i nemici della Chiesa, ma anche alcuni suoi ardenti difensori, come per esempio il cardinale Newman, hanno messo in relazione i tempi ultimi di Roma con l’Anticristo e non hanno negato che il più grande nemico di Dio possa sorgere dalla stessa Chiesa. Terribili conclusioni, immagini angosciose».
Del resto avvenne proprio attorno al 1900 la misteriosa visione di papa Leone XIII al quale fu rivelato il futuro prossimo della Chiesa con l’immagine della basilica di San Pietro assalita dai demoni. Gli fu detto che Satana sarebbe stato sciolto dalle catene per un periodo per «provare» la Chiesa.
Il Pontefice, profondamente impressionato, scrisse uno speciale esorcismo, che raccomandò di usare spesso a vescovi e sacerdoti. Nella redazione originale di questo esorcismo In Satanam et angelos apostaticos (Contro Satana e gli angeli apostati), inserito nel Rituale romanum, si leggeva questa misteriosa formula: «Ecco la Chiesa, Sposa dell’Agnello Immacolato, saturata di amarezza e abbeverata di veleno da nemici molto astuti; essi hanno posato le loro empie mani su tutto ciò che c’è di più sacro. Laddove fu istituita la sede del beato Pietro e la cattedra della Verità, là hanno posto il trono della loro abominazione nell’empietà; in modo che colpito il pastore, il gregge possa essere disperso».
ANTONIO SOCCI
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