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venerdì 12 luglio 2019

L'anticomunismo è incostituzionale? e il Cattocomunismo?

di Enrico Salvi.

foto da Cattocomunisti
Sono decenni, a partire dallo sconvolgente ’68, che a ogni piè sospinto si pronuncia e si scrive la parola “antifascismo”. Basta un nonnulla per far sì che il Pensiero Unico, straripante attraverso i media, si riempia la bocca di “antifascismo”, parola-scorsoio con cui puntualmente si auto-soffoca (bene così!) l’intellighènzia progressista. 

«L’Italia è una Repubblica antifascista per legge, non per opinione» 

(monicadascenzo.blog.ilsole24ore), ma ciò, ammesso che una legge democratica non rifletta a sua volta un’opinione, comporta la più completa dimenticanza dell’ANTICOMUNISMO, termine ovviamente assente dal vocabolario del dispotico Pensiero Unico, e tuttavia indicante un’indubbia realtà: esistono tantissimi ANTICOMUNISTI; paradossalmente, però, a tale esistenza effettiva corrisponde l’assenza mediatica dell’ANTICOMUNISMO. 

L’antifascismo è previsto dalla Costituzione scritta dai vincitori della guerra civile, con prevalenza di democristiani, socialisti e comunisti, ma proprio questo ha determinato e continua a determinare l’oblio mediatico dell’ANTICOMUNISMO, quasi che gli orrori rossi – fisici e morali – costituiscano degli accidenti tutto sommato trascurabili lungo il percorso del “progresso” ateo e materialista che ha ridotto l’Italia (e non solo l’Italia) ad un letamaio immorale e dissacratore, con il concorso, occorre dirlo, delle corrotte gerarchie ecclesiastiche, evidentemente tramanti all’interno della Chiesa Cattolica già nel secolo scorso per indurre papa Roncalli ad indire il famigerato Concilio Vaticano II, sulla cui sessantottesca “primavera” si stende in questa sede un velo pietoso. Concilio che non a caso, tra l’altro, diede come “frutto” il montiniano-bugniniano novus ordo missae, da cui il Sacro fu accuratamente espunto: altro che “ermeneutica della continuità”! frase in cui già si ravvisa l’impiego fraudolento delle parole al fine di stornare l’attenzione dal cambiamento di rotta imposto dagli addetti ai lavori alla Barca di Pietro: se la rotta è cambiata, ed è cambiata! nessuna “continuità” può essere onestamente affermata: prima del Concilio c’era il sacro, dopo il Concilio è invalso sempre più un vaghissimo sentimento religioso impastato di umanitarismo e “disobbedienza civile”, questi ultimi, si badi, a scopo politico anarchico, comunista e catto-comunista quali “principi supremi” superiore ad ogni legge. 

Occorre notare come il bubbone del catto-comunismo, vero e proprio suicidio animico-spirituale e più che altro incosciente dei cattolici beoni, allignasse già nell’Assemblea Costituente, della quale non per nulla, lo si nota in ossequio alle “quote rosa”, facevano parte 21 donne, delle quali 9 democratico-cristiane, 8 comuniste e 3 socialiste. 

Quello che qui si definisce “incastro costituzionale anticattolico” sta proprio in questo: mentre si sancisce l’antifascismo, che in tal modo gode della garanzia costituzionale, l’ANTICOMUNISMO è sottaciuto, e, a rigore, risulta addirittura anticostituzionale! E già: come si può essere contro un’ideologia ispiratrice della Costituzione? E infatti comunisti e catto-comunisti non parlano liberamente in oblio (se non di odio) del sacro senza che nessuno abbia da ridire? Quindi, antifascismo sì e ANTICOMUNISMO no. Sennonché, lo notiamo di passaggio, l’ormai obsoleta “festa” del 25 aprile, sul quale pesa come un macigno inamovibile l’8 settembre, continua ad essere un giorno celebrativo esclusivamente comunista, catto-comunista e ovviamente filo-sodomita, con conseguente esclusione dell’ANTICOMUNISMO. Pertanto, donde sorga l’illusoria pretesa del Pensiero Unico che il 25 aprile sia una “festa dell’unità degli italiani”, quando invece è soltanto una dirompente forzatura ideologico-mediatica, Dio solo sa. 

E così, mentre gli antifascisti, con in testa i catto-comunisti, godono di legittimazione costituzionale, gli ANTICOMUNISTI, seppur numerosissimi, restano nell’ombra, senza alcuna voce in capitolo ed anzi, vista la temperie di lenta ma continua corruzione del linguaggio, sempre più in pericolo di censura e denuncia da parte del Pensiero Unico, il quale, mentre non finisce di spacciarsi per democratico, continua a voler imporre sempre più la sua artificiale, innaturale e disumana “sintassi”, contraddicendo ciò che esso stesso ha previsto nella Costituzione: la libertà di espressione. 

Non più il linguaggio che rispecchia la realtà bensì l’imposizione di una realtà tanto astratta quanto materialista attraverso lo stravolgimento del linguaggio: questo l’intento più nefasto del Pensiero Unico. Si pensi specialmente al corrotto e corruttore linguaggio del pensiero “gender”, ormai incorporato nel Pensiero Unico e discendente libertario, libertino, anarchico e non di rado blasfemo dell’ateismo comunista dalla quale occorre a tutti i costi guardarsi, ciò costituendo propriamente l’ANTICOMUNISMO dei Cattolici, che è il baluardo da mantenere di fronte alla fiumana impetuosa dello sproloquio col quale si vuole empiamente cambiare (in mostruosità) la realtà. 

È bene sottolinearlo: occorre porre estrema attenzione alla modifica della realtà attraverso lo stravolgimento del linguaggio onde non farsi coinvolgere; si tratta di un’azione implacabile, paziente, subdola e puntigliosa del Pensiero Unico, oggi più che mai pedantemente catto-comunista, prepotentemente sodomita e paludato di umanitarismo misericordioso, che batte ed entra quotidianamente nelle menti per avvelenarle con uno stravolto concetto di Natura, non senza lo scopo di trasformare tale concetto in legge dello Stato; processo, del resto, già in corso. Per non dire del dilagare, evidentemente scismatico, dell’ideologia “gender” in seno alla Chiesa cattolica. 

Lo stravolgimento del linguaggio e la perversione dell’ordine naturale sono trattati magistralmente dal Beato Alano di Lilla nel De planctu Naturae (XII secolo), nel quale si evidenzia appunto la relazione fra disordine sul piano linguistico e disordine sul piano reale. 

«Pecca di troppa logica colui per il quale una mera alterazione dell’arte [del linguaggio] è sufficiente a cancellare le leggi di Natura». 

«Muto in lacrime il riso, in lutto il gaudio, il plauso in pianto, le celie in contrizione, quando vedo i decreti di Natura ammutoliti, quando una turba naufraga e perisce a causa di una Venere mostruosa, quando Venere muovendo guerra a Venere converte in donne gli uomini, e con le sue malie priva i maschi della virilità […] Piange Natura, tace il buon costume, ogni pudore, come un senza padre, è spogliato dell’antica nobiltà. Degenera in passivo il sesso attivo e trema di vergogna. L’uomo è ridotto a femmina ed eclissa l’onore del suo sesso, dall’incantesimo di Venere è mutato in ermafrodito». 

Gli antifascisti comunisti, catto-comunisti, libertari, libertini, anarchici e sodomiti diranno, democraticamente s’intende, che si tratta di un testo medievale e quindi retrivo, ma questo ai Cattolici non corrotti dalla perversione del linguaggio e dal fermo impegno ANTICOMUNISTA niente gliene cale: occorrono un maschio e una femmina perché nasca un maschio o una femmina, e non c’è linguaggio corrotto che possa cambiare tale realtà d’origine divina: «maschio e femmina li creò».




19 commenti:

  1. Che ci siano problemi è un dato di fatto ma sparare a zero su tutto e tutti mi sembra eccessivo. La strada ce l'ha indicata Benedetto XVI ovvero leggere il Concilio Vaticano II alla luce di quelli che lo hanno preceduto. Andiamo cauti a sparlare dei santi, magari il Signore ha permesso tutto ciò che vediamo accadere. San Giovanni XXIII e San Paolo VI, ognuno secondo il proprio sentire, hanno amato la Chiesa. Paolo VI è stato un estimatore e protettore di San Pio da Pietrelcina a riprova del suo amore per la Fede. Ciò che è successo sarebbe successo con chiunque ci fosse stato sul Trono di Pietro. Nostro Signore ha lasciato più potere al demonio sulla Chiesa in questi tempi ed i risultati non sono tardati a farsi vedere. Più passa il tempo e più questo mio pensiero mi appare vero. Molti sacerdoti sono santi e non lo appaiono perché sono confusi. Ho parlato in confessione con un sacerdote che, essendoci la grata, ho riconosciuto dalla voce. È uno di quelli un po' "moderni" ma parlandoci in confessione mi ha edificato, ho scoperto una persona di una fede profonda e bella eppure ogni tanto pubblicamente qualche cosa che ha fatto risentire la mia sensibilità tradizionale l'ho vista.
    Il Signore è più grande di noi e alla fine farà spendere la Sua Chiesa più di quanto splendesse un tempo perché attraverso quello che vediamo probabilmente sta portando avanti qualche Suo disegno.

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    1. Anonimo 20:21: ho letto, riletto e riletto il Suo intervento ma non sono riuscito a togliermi dalla testa una parola che mi è balzata in mente già alla prima lettura: POSSIBILISMO. Si, Lei è un POSSIBILISTA, nel senso che siccome tutto è possibile occorre adeguarsi. O, in altri termini, TUTTO FA BRODO. Non si tratta, di "sparare a zero su tutto", si tratta di sparare a zero sul Pensiero Unico che s'intrufola dappertutto e tutto infanga. Si tratta di sparare a zero sul vaticanosecondismo di cui tutti i papi post-conciliari sono stati influenzati.
      Forse lei è la classica persona che stravede per il "dialogo", il metodo più sicuro per agevolare i nemici della Santa Chiesa cattolica (e i risultati si vedono), come per esempio quel sacerdote "un po' moderno" che in pubblico sta con i frati e zappa l'orto e in privato rivela "una fede profonda": un tipo doppiogiochista da cui, forse, sarebbe meglio girare larga!

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    2. "Leggere il Concilio Vaticano II alla luce di quelli che lo hanno preceduto"? Impossibile. E se lo si fa, si cade nella trappola.

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    3. Il conciliarismo cioè l'assemblearismo è un antico espediente nella Chiesa e nel mondo civile e politico per introdurre la sovversione; una agorà dove anche i nemici mimetizzati hanno il diritto di decidere e spesso con subdole manovre e colpi di mano riescono a vincere. Ha ripetuto e scritto un vescovo del CVII. " siamo entrati come esigua minoranza ma abbiamo vinto perché il papa era con noi" . La Chiesa aveva il compito di condurre a termine il CVI, a sua volta convocato per completare il tridentino ma fu interrotto per la caduta dello Stato Pontificio per l'assenza di garanzie sul regolare svolgimento. Pio XII si pose questo problema ma, 'auditis episcopis' rinunciò perché quei focolai isolati, modernisti e scimatici, si sarebbero propagati a tutta la Chiesa, E così è stato! Ovviamente ci sono degni sacerdoti NO che rifiutano l'anarchia liturgica ma, molti di questi vorrebbero celebrare VO se non ne fossero impediti.

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  2. L'antifascismo ideologico è solo un stantio espediente propagandistico per esaltare il comunismo, in totale mala fede. Ai tempi della cortina di ferro quando feci notare ad una comunista la barbarie della repressione bolscevica mi rispose:" devo ammettere che anche la polizia dei paesi comunisti è talvolta fascista". Notare la subdola finezza per tentare di nascondere la feroce dittatura comunista!

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  3. La vera iattura è stata il CVII....purtroppo devo prendere atto che fosse già tutto scritto e che sarebbe dovuta andare così....

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  4. In risposta al Reverendo don Pasquale. La ringrazio per l'attenzione dedicatami.
    Attraversata la soglia dei 40 anni, più che altro mi son reso conto che le cose son ben più complicate di quello che mi apparivano quando ne avevo qualcuno in meno e tanta voglia di aver sempre la risposta a tutto: comincio a divenire un po'"esperto in umanità" utilizzando una espressione nota. Possibilista per quanto mi riguarda non penso anzi, il più delle volte, ragiono come San Pietro da Verona che si fece rompere la testa ma non se la fece cambiare. Non avendo la fede forte del Prefato, in tali occasioni, un po' le gambe mi tremano ma sono avvezzo a chiamare il male col suo nome e, compatibilmente con la mia debolezza e per Grazia di Dio a rifuggirlo, anche se con fortuna alterna, come succede ai più. Sono conciliosecondista... ma volendo anche tridentino... fiorentino... costantinopolitano... e via discorrendo, nel senso che, grazie a Dio, sono cattolico. Sui papi "del concilio" sono come tutti gli altri santi: figli del loro tempo e soprattutto uomini col loro temperamento, le loro origini, i loro difetti, ma le virtù cristiane le hanno vissute eroicamente a misero parer mio di laico ma anche di santi sacerdoti che come me sono di sensibilità tradizionale. La santità non è sinonimo di tradizione: ho conosciuto un santo esorcista che non aveva nulla di tradizionale ma era un santo sacerdote. Non confondiamo la Santa Chiesa di Dio con una sua espressione storica anche se nobile ed a noi vicina, sarebbe come dire che celebrare la Messa con la casula la rende più valida che dirla con la pianeta: due forme storiche del medesimo paramento. Ricordiamoci del giardino di Giovanni XXIII come metafora della Chiesa: tanti fiori ma una sola realtà nell'armonia dell'unica fede. Aperto al dialogo: purtroppo poco, sto imparando ad esserlo nel senso di rispettare la libertà degli altri anche quando sbagliano e cercando di amarli lo stesso come fa Nostro Signore e sempre, come diceva San Paolo VI, senza assumerne l'errore. Ho capito che dietro colui che fa il male non c'è un nemico ma uno sventurato che abbisogna di amore - anche di più rispetto agli altri - perché rischia la pena eterna che non è cosa da nulla.

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    1. Anonimo 14:29. Ringraziandola del suo riscontro al mio intervento, dico che io di anni ne ho 70 e quindi ho avuto la fortuna, dico fortuna! di frequentare la Chiesa prima del CVII. Ho fatto il chierichetto per molti anni e ho ricevuto insegnamenti cattolici "doc". Posso quindi, cosa che non può fare Lei che quando è nato era già in voga la "primavera" conciliare, valermi di un confronto tra il prima e il dopo del Concilio. Lei, e quelli come Lei nati nel post-concilio, non può avere la minima idea dello stravolgimento concreto, del cambiamento di rotta operato dal CVII. Per non dire della modifica della Santa Messa operata tramite l'invenzione (l'invenzione!) del NO il quale fu dichiarato partecipabile anche dai protestanti. Chiaro che tra me e Lei la visione della faccenda segna un abisso. Quanto a "tanti fiori ma una sola realtà" è una frase poetica, ma come i fatti dimostrano, "tanti fiori" sono stati piantati prendendoli fuori del giardino! La saluto cordialmente.

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    2. "dietro colui che fa il male non c'è un nemico ma uno sventurato che abbisogna di amore"

      In primo luogo non bisogna avere una concezione moralista e criminalizzante del nemico, il nemico è da considerarsi *nemico leale che può anche avere ragione* (il vangelo poi, quando comanda di amare, si riferisce all'inimicus, al nemico privato, non a quello pubblico, non all'hostis, la lingua italiana non distingue le due tipologie di nemico e si fa confusione). In secondo luogo non dobbiamo identificare l'amore evangelico con una commozione irrazionale istintiva, come viene inteso oggi negli spot pubblicitari, l'amore evangelico è ben altra cosa e comprende anche la correzione di chi sbaglia, di colui che fa il male.

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  5. "La santità non è sinonimo di tradizione": bisogna intendersi su cose la Tradizione (con la maiuscola). La Tradizione è impersonale e santa per definizione. Nulla di santo al di fuori di essa. E' la Tradizione, impersonale e super personale, che santifica le persone.

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  6. Usando la minuscola nello scrivere tradizione ovviamente non volevo intendere la Santa Tradizione della Chiesa Cattolica che fa parte del patrimonio della Fede.

    Reverendo don Pasquale, io quella fase che dice Lei l'ho purtroppo, in parte, vissuta perché venendo da un piccolo centro del, fino a poco tempo fa, cattolico sud Italia, avendo avuto da sempre un parroco "con la talare" e che riteneva uno scandalo farsi vedere in giro in borghese, avendo studiato la "dottrina" come dicevamo allora, su un piccolo Catechismo fotocopiato di San Pio X, l'unico segno che fosse cambiato qualcosa era il nuovo altare del 76 posto (abusivamente) davanti all'antico... ma, sinceramente, lo vivevo come un accidente, nella mia mente di bambino che serviva all'altare e neppure tanto significativo. In pratica qualcosa nella forma era mutato ma la sostanza rimaneva con tutto il suo significato. In tempi più recenti, il disastro si è abbattuto con cose che non Le sto neppure ad elencare, tanto sono le stesse ovunque e fanno accapponare la pelle e non solo liturgicamente parlando. Però, pur avendo vissuto in ritardo ciò che Lei ha vissuto di prima mano, non penso si possa ciò imputare totalmente agli errori che i Papi hanno senz'altro compiuto, essendo figli di quel tempo. Secondo me il problema di fondo è che ormai la fede alberga in pochissimi cuori ed i risultati si vedono. Altra questione è l'ignoranza imperante: quando in seminario ti insegnano stupidaggini e le fanno passare per alta cultura è normale che poi vieni fuori che sei un asino saccente a meno che non hai una non comune autonomia di pensiero (con tutto il rispetto che si deve ai sacerdoti anche poco dotati intellettualmente). Mi sono recato, per chiarimenti su questioni morali molto gravi, da un professore di seminario di una città del nord molto importante: mi ha elencato una serie di stupidaggini e di eresie incredibili e definendosi un teologo, alle mie rimostranze (gli ho detto chiaro e tondo che erano delle fesserie), mi ha risposto "io queste cose le insegno ai seminaristi": ecco il punto ed il resto viene da sé. Secondo il mio modesto parere la messa di S. Pio V o meglio dovremmo dire di S. Giovanni XXIII e quella di Paolo VI, se ci fosse la Fede nei cuori, coesisterebbero nel reciproco arricchimento sino a produrre probabilmente una sintesi delle due forme, come era negli intendimenti di S. Giovanni Paolo II e probabilmente, in prospettiva, di Benedetto XVI. Venendo a S. Paolo VI, a parer mio, si è fidato troppo di chi lo circondava, ha fatto degli errori seri ma quanto liberi non ci è dato saperlo. Giovanni Paolo II è certo volesse ridare lustro alla liturgia ma è altrettanto certo che fu bloccato nel suo intendimento. L'epilogo di Benedetto XVI è sotto gli occhi di tutti. La varietà, pur sempre nella dignità, del Culto (la poetica del giardino), sempre a parer mio, non è un male quando la stessa sia razionale.
    I frutti amari del post Concilio ed in parte presenti anche prima, sono figli dell'ignoranza abissale, della mancanza di fede, dell'immortalità dilagante che non possono essere certo coperti con i, anche a me cari, apparati barocchi. La situazione nel cattolicesimo è seria e probabilmente peggiore anche rispetto ai tempi di S. Atanasio. È necessario che resti un piccolo gregge diceva S. Paolo VI ma a me, a volte, sembra che non ci sia più neppure questo o comunque, c'è ma molto disorientato.

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    1. Caro Anonimo 7:25, prendo atto delle Sue dichiarazioni. Però sento di dover dissentire laddove Lei la mette troppo facile riguardo alla Santa Messa. Mi permetta di insistere: il Vetus Ordo e il Novus Ordo non possono essere messi sullo stesso piano poiché sono sostanzialmente diversi, e tanto meno se ne può trarre una sintesi poiché nessuna sintesi è possibile tra due radicali diversità.E se sintesi vi fosse, vista l'aria umanistico-amazzonica che tira, andrebbe matematicamente a scapito della SACRALITA'implicita nel Vetus Ordo e del tutto assente nel Novus Ordo. Credo che potrebbe esserLe molto utile la consultazione del preziosissimo Breve esame critico del «Novus Ordo Missæ» presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Perdoni la pignoleria, ma riguardo al SACRO, e quindi al SACRAMENTO, al SACERDOZIO e al SACRIFICIO non si può tergiversare o cercare accomodamenti.

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  7. P.S. È vero che bisogna correggere l'errante ma per correggerlo occorre riconoscere il valore intrinseco al suo essere umano e in virtù di tale valore, entrare in dialogo con lui senza ovviamente assumerne l'errore. Occorre sicuramente chiamare il male con il suo nome (altrimenti sarebbe relativismo) ma ad un tempo, avere contezza del fatto che chi lo compie è una creatura di Dio e che il Signore ha versato il Suo Sangue anche per vederlo un giorno accanto al Suo Trono. Ovviamente Nostro Signore lascia ognuno libero anche di rifiutarLo pertanto noi che non siamo più grandi del nostro Maestro e Signore dobbiamo fermarci davanti alla libertà di ognuno e pregare perché ciò che a noi è impossibile lo operi la Grazia di Dio per vie a noi ignote. Secondo me ciò che intendono i documenti conciliari sul dialogo per sommi capi può essere così sintetizzato e se si leggono i discorsi di San Paolo VI, si comprende che la direzione è questa ed è presente già nel Santo Vangelo (mangia con i pubblicani ed i peccatori). Ciò che è venuto col post concilio è relativismo allo stato puro e molte volte oltre alla eventuale mala fede vi è anche una bella dose di stupidità e cultura da banco. Ho inoltre letto che qualcuno ha scritto che i protestanti potrebbero utilizzare il NOM. Una genialata del genere mi sa che l'aveva partorita Bugnini se non sbaglio (infatti l'hanno mandato a riposarsi in luoghi ameni): secondo me un protestante (magari una pastora per giunta) non direbbe mai "orate fratres ut meum ac vestrum sacrificium acceptabile fiat apud Deum Patrem onnipotentem" né pronuncerebbe mai le parole del Canone Romano che mi sembra sia prima preghiera eucaristica presente nel messale di Paolo VI (... e questo per fare solo qualche esempio). Se poi intendiamo come effettivamente il NOM viene celebrato posso anche convenire ma non ci dimentichiamo che ai tempi dell'uso ordinario del VOM c'erano le messe beat con parti dell'ordinario totalmente inventate.

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    1. Beh, ognuno mangia con chi vuole... Comunque sia, Gesù non ha detto "andate e dialogate", Gesù ha detto "andate e ammaestrate". Scrivo questo conscio che non sempre io sono legittimato ad ammaestrare. e ammettendo che anch'io ho spesso bisogno di correzione. Trovo però in certe argomentazioni un modo subdolo di porsi e di enucleare concetti, come se chi afferma che la Verità è SOLO UNA sia meno "buono" di chi parla quasi soltanto di amore (operando tra l'altro un'interpretazione delirante dell'amore, dato che all'epoca del Vangelo non esisteva il concetto di amore come lo intendiamo noi). Sembra che basti usare "l'amore" e poi valga tutto... È chiaro inoltre che la fede non va imposta, sarebbe impossibile farlo, ma un cattolico ha l'obbligo di testimoniare, non può dire: "tutte le religioni hanno pari dignità" (se io ritengo vero l'enunciato 1+1=2, non posso dare uguale dignità all'enunciato 1+1=3).

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  8. La ringrazio per il consiglio e ne approfitterò sicuramente, leggendo con più attenzione il breve esame critico. In verità ad una prima delibazione, in certe affermazioni, mi è sembrato peccare un po' di limitatezza nella prospettiva ma non posso affermarlo con piena avvedutezza perché la mia è stata, come dicevo, appena una delibazione. In particolare, mi ricordo che mi sembrò eccessiva e non condivisibile la critica alla acclamazione che segue la Consacrazione perché è palese che la stessa abbia natura escatologica ed anzi, a parer mio, sottolinea come subito dopo la Consacrazione i fedeli proclamano che il Signore che si è appena offerto realmete sull'Altare è il Dio Altissimo che è morto, è risorto e di nuovo verrà glorioso. I compilatori del breve forse risentivano di una certa impostazione per cui si sottolineva la venuta del Signore con la Consacrazione (ed infatti in alcuni casi nella Messa antica si interrompe il Sanctus e lo si prosegue, dopo la Consacrazione, con le parole benedictus qui venit etc.) un po' tralasciando il fatto che oltre alla venuta reale del Signore sull'Altare vi è la realtà del memoriale (che non è la memoria) che è riproposizione incruenta (si contempla realmente, essendo tutti ivi presenti, ciò che accadde sul Calvario duemila anni fa) della passione, morte, risurrezione e ascensione al Cielo di Nostro Signore. Per ciò che concerne la mancanza del SACRO il problema è la prassi liturgica che sa di protestantesimo e se la medesima prassi fosse applicata al Vetus Ordo (ed ad invariate norme liturgiche lo si potrebbe fare) il risultato sarebbe il medesimo o quasi. Invito a visionare su YouTube la Messa in onore della Madonna del Carmine celebrata, col nuovo Messale, per la festa della Madonna del Carmelo: è una celebrazione degnissima. Poi tutto è perfettibile ed essendo così grande il Mistero che si celebra ogni rito ne mette maggiormente in luce alcuni e ne adombra altri.

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    1. Beh, non si può dire che non si sia sviluppata un interessante e civile conversazione! Di questi tempi è già qualcosa ... però mi permetta un'importante e basilare precisazione: la prassi liturgica che sa di protestantesimo ha potuto contaminare soltanto il Novus Ordo, figlio del Concilio Vaticano II cui ha partecipato, appunto, anche una delegazione protestante. Non è questa la sede per elencare la "creatività" spesso ridicola e blasfema cui ha dato la stura il Novus Ordo. Non è un caso, quindi, che il Vetus Ordo, cattolico al 100%, non abbia mai presentato, e tuttora non presenti e mai presenterà, la minima infiltrazione estranea alla sua rigorosa e sacra struttura. Il Vetus Ordo non è "ecumenico", è cattolico, che significa universale. La saluto cordialmente.

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  9. Youtube messa madonna carmelo don bux

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  10. Sono entrambi cattolici. A parere di un frequentatore assiduo del Vetus Ordo ma anche del Novus, il primo non è contaminato solo perché - a dirla terra, terra - i promotori e gli avventori sono maggiormente selezionati, almeno a livello di sale in zucca. Gli abusi perpetrati senza misura (o meglio senza vergogna) nel Novus sono il termometro di come i numerosi "vel" (che già andrebbero ridimensionati se non eliminati) non siano sufficienti allo scopo di "scattolicizzarlo".

    Saluti anche a Lei e buona e santa settimana.

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