Luigi
17-7-19
Don
Alfredo Morselli è parroco di San Benedetto del Querceto, in diocesi di Bologna. Accento (ed eloquio fluente) tipicamente emiliano, non gli
manca di sicuro una delle virtù più lodate dai Padri della Chiesa: la parresìa,
ossia il coraggio di dire la verità.
Don
Alfredo Morselli, ci dica una cosa: i sacerdoti e i fedeli cattolici che
giudizio danno di questo Papato?
«I
fedeli sono preoccupati dall’eccessiva attenzione che il Papa riserva ai
migranti».
E
i sacerdoti che dicono?
Cioè?
«La
mancanza di una risposta ai dubia su Amoris laetitia; il problema
dell’inter-comunione con i protestanti; la dichiarazione di Abu Dhabi, in cui
si afferma che tutte le religioni sono volute da Dio; e il prossimo sinodo
sull’Amazzonia».
In
parole semplici, qual è il problema che ravvisate?
«I
presupposti di teologia morale che stanno dietro a certe scelte del
Pontificato».
Non
è proprio semplice. Spieghiamolo meglio.
«La
svalutazione dei cosiddetti assoluti morali».
Che
intende?
«Sono
azioni che, se compiute con deliberato consenso, sono sempre peccato».
E
invece per Francesco non è così?
«Dà
adito all’interpretazione per cui, a certe condizioni, diventerebbe lecito
compiere azioni che però sono intrinsecamente cattive. Ma questa sarebbe
un’eresia terribile».
Un’eresia?
«Sì,
perché viene meno la libertà dell’uomo. Se non è più responsabile delle sue
azioni, perché in certe circostanze, non può fare altrimenti, allora non è
nemmeno più libero. È come se Dio lo avesse abbandonato in una trappola, in cui
vengono meno il disegno provvidenziale e gli aiuti invincibili della Grazia».
E
per voi sacerdoti c’è anche una tendenza verso l’indifferentismo religioso, nel
Pontificato di Francesco?
«Allora,
è vero che Dio vuole che tutti gli uomini siano religiosi. Ma Dio è cattolico.
E vuole che tutti gli uomini siano cattolici. Non si tratta, ovviamente, di
imporre il cattolicesimo. Ma non si possono equiparare tutte le religioni».
E
del sinodo sull’Amazzonia cosa dite?
«Il
timore è che crei un precedente per demolire il celibato sacerdotale, con la
scusa che c’è bisogno di amministrare i sacramenti anche nei luoghi in cui i
sacerdoti celibi non ci sono».
E
non è vero?
«Già
Paolo VI confutò questa vecchia obiezione, osservando che dodici apostoli erano
bastati per tutta la terra. Il sacerdozio non lo si può concepire come
un’amministrazione pubblica, con un numero di funzionari ogni tot abitanti. Ma
c’è anche un altro motivo di apprensione».
Quale?
«Che
si legittimino i culti sciamanici e stregoneschi di quelle popolazioni. Le loro
pratiche pagane. Non è che uno può accendere la candela a Sant’Antonio e poi
andare dallo sciamano a farsi curare con le erbe allucinogene…».
In
effetti.
«E
non è finita».
Che
altro c’è?
«Stanno
facendo dell’Amazzonia un luogo teologico. Ma i luoghi teologici sono le
Scritture, i santi dottori, i concili, la liturgia della Chiesa… Non un
continente con le sue foreste e i suoi riti sciamanici. È una bestemmia
clamorosa».
Veniamo
ai fedeli. Diceva che loro sono preoccupati soprattutto dei migranti. Che
dicono?
«Reagiscono
a queste ondate migratorie disordinate».
E
fanno bene?
«Allora,
esiste ovviamente un principio di solidarietà nei confronti dei migranti. Ma la
solidarietà va praticata in modo prudente. E decidere come attuare la
solidarietà è prudente spetta a chi governa. Esiste anche un principio di
legalità».
Per
cui, il governo è legittimato a limitare i flussi migratori?
«Siamo
un Paese democratico. Chi ha il potere esecutivo deve determinare non cosa è
giusto, ma come essere giusti».
La
Cei, al contrario, è ostile alla linea Salvini sui migranti.
«Credo
ci sia un’erronea tendenza a derivare le linee guida della politica dal
Vangelo, come se il Vangelo fosse il Corano».
Che
intende?
«Gli
Islamici fanno derivare direttamente dal Corano le leggi civili anche nella
loro formulazione particolare: invece la dottrina della Chiesa comprende
criteri di giudizio e direttive di azione, dalle quali poi si fanno derivar prudentemente
e le leggi particolari: queste, pur ordinate dai medesimi principi, possono
avere diverse formulazioni. Per contro oggi si attribuisce al Vangelo - come se
fosse il Corano - l’idea che si debbano accogliere tutti i migranti, senza regolamentazione.
E
il Vangelo non dice che bisogna accogliere tutti?
«Bisogna
cercare di accogliere tutti, nei limiti del possibile. Ma, in primo luogo,
bisogna evitare che la gente sia costretta ad andare via dal proprio Paese».
Quindi,
se non ho capito male: per prima cosa, bisogna evitare di costringere gli
africani a lasciare i loro Paesi. Se arrivano, bisogna sforzarsi di
accoglierli, ma non indiscriminatamente, bensì praticando una solidarietà
ordinata.
«Esattamente.
Una solidarietà ordinata. Una solidarietà prudente. La prudenza è la virtù che
trova il giusto mezzo in tutto. Anche perché un’immigrazione incontrollata
genera una reazione, per cui, alla fine, anche quelli che vorrebbero bene agli
immigrati, sono portati a respingerli per esasperazione».
Lei
condivide le dure critiche di tanti vescovi, o del direttore della Civiltà
Cattolica, padre Antonio Spadaro, a Matteo Salvini?
«Assolutamente
non le condivido. Temo ci sia stato un velato appoggio al Partito democratico
da parte delle gerarchie ecclesiastiche».
Addirittura?
«L’unico
principio non negoziabile è diventata l’accoglienza dei migranti».
Quali
sono invece i principi non negoziabili?
«Quelli
di cui le gerarchie cattoliche si sono completamente dimenticate: la lotta
all’eutanasia, all’eugenetica, alla fecondazione eterologa, all’aborto libero,
all’eliminazione dell’obiezione di coscienza e della libertà di educazione,
all’utero in affitto, alle adozioni gay, alla soppressione degli incentivi alle
famiglie numerose, al divorzio lampo. Tutte queste cose sono passate in
cavalleria. Sembra che l’unico problema che esiste sia quello degli immigrati».
Ha
fatto bene Salvini a tirare fuori il crocifisso?
«Io
non mi scandalizzerei. Nella storia ci sono stati tanti personaggi che non
erano stinchi di santo, ma hanno fatto l’interesse della civiltà cristiana.
Costantino non era uno stinco di santo, quando mise la croce sul suo stendardo;
da lì cominciò la liberazione dei cristiani dalle persecuzioni».
Un
«velato appoggio» ecclesiastico al Pd, diceva.
«Ecco.
Un appoggio fornito alla solita maniera clericale».
Ovvero?
«Durante
la prima Repubblica si diceva: votate per un partito che sia democratico e
cristiano. Indovinate qual è».
Ah
ah ah. E ora?
«Votate
per un partito che chiede più Europa, che sia favorevole all’accoglienza,
eccetera. E quindi…».
Votate
il Pd.
«Già.
Ma la vecchia Dc, almeno in teoria – in realtà cinque democristiani firmarono
la legge sull’aborto - difendeva qualche valore. Il Pd persegue l’esatto
contrario dei valori cristiani. La gente non lo capisce questo appoggio».
No?
«No.
E in conseguenza di ciò c’è un distacco dei fedeli dalla gerarchia dei
sacerdoti, anche sulle materie religiose».
In
che senso?
«Un
sacerdote che predica solo l’accoglienza e si dimentica dei principi non
negoziabili non è più credibile. E se non è credibile nei valori che predica,
non è più credibile nemmeno quando esercita il suo ministero, quando ti
benedice o ti confessa».
Si
può dire che, come in politica le élite si sono distaccate dal popolo, anche
nella Chiesa le élite cattoliche si sono distaccate dal popolo dei fedeli?
«È
proprio così».
Ma
allora, mi scusi: il Papa di Francesco, che doveva attirare più fedeli
aprendosi al mondo, sta sortendo l’effetto contrario?
«Esattamente.
Le pecorelle sono uscite dall’ovile».
Lei
che è coraggioso, ci spieghi una cosa. Se c’è tanto disagio nella Chiesa,
perché si sentono così poche voci di dissenso? C’è troppa paura?
«Sì.
Ed è una paura fondata».
Perché?
«Perché
i sacerdoti non allineati vengono trasferiti o puniti. C’è una dittatura
impietosa».
Una
dittatura impietosa?
«Sì.
Una specie di regime cinese. Poi ci sono
altri che non si sentono teologicamente abbastanza preparati per contrastare la
corazzata mediatica della Chiesa progressista… E allora soffrono in silenzio».
Un
quadro desolante.
«Man
mano che vanno in pensione, i vescovi vengono sostituiti da altri perfettamente
allineati. E persino i seminaristi hanno difficoltà ad arrivare all’ordinazione,
se non si adeguano al 100%».
Cioè,
se pizzicano seminaristi non allineati, li mandano via?
«Li
mandano via anche se pregano troppo…».